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Calais: dalla negazione alla violenza

Passeurs d'hospitalités, 20 gennaio 2016

Foto: The Worldwide Tribe

Ministro, Prefetto ed altri esecutivi lo ripetono in continuazione: la frontiera franco-britannica è ormai impermeabile. Non è la prima volta che il Ministro ed altri lo dicono, già nel 2009 si parlava di impermeabilità.
Già quest’estate, un esule sudanese aveva smentito questa affermazione, attraversando il tunnel sotto la Manica a piedi, seguito, un po’ più tardi, da due esuli iraniani.
La società Eurotunnel si era adirata e li aveva perseguiti legalmente (vedi qui, qui, qui, qui e qua).

Il 12 gennaio, nove esiliati sono stati scoperti su un traghetto arrivato nel porto di Douvres. Il Presidente del porto di Calais sembra prendere le cose scherzosamente.

Non impedisce che tutti i giorni abbiamo notizia di persone che lo attraversano.
Non lo si attraversa facilmente, è difficile, ma ce la si fa. E lo si attraversa a maggior ragione se si ha del denaro. Mentre i controlli all’inizio sono gli stessi. Le possibilità di attraversamento gratuito si sono ridimensionate con le nuove inferriate ed i rinforzi di polizia, i contrabbandieri hanno aumentato le loro tariffe e riguadagnato del terreno.
La polizia è occupata, in ogni modo, ad ostacolare il lavoro dei volontari ed a mettersi in mostra opponendosi al passaggio gratuito ed auto-organizzato, che si effettua in condizioni sempre più tese, o a bombardare gli abitanti delle baraccopoli con granate lacrimogeni.

Il 16 ottobre 2015, il prefetto del Passo di Calais annuncia che ci sono 6000 esiliati nelle baraccopoli. Perché 6.000? Probabilmente perché hanno l’aria di essere molti, 3.000 abitanti erano stati annunciati a fine luglio; sono al di sopra della soglia dei 5000, ma non sono più di 10.000.

Se si mettono a confronto le foto aeree delle baraccopoli nel corso del tempo, si nota che da luglio – 3.000 abitanti – ad ottobre, sono più che raddoppiati e densificati.
Si è probabilmente più vicini ai 10.000 abitanti che ai 6000 alla metà di ottobre.

Il 21 ottobre, c’è stata la visita del Ministro dell’Interno a Calais. Si avviano le retate quotidiane, con l’invio nei centri di ritenzione, ai quattro angoli della Francia, e l’apertura un po’ dappertutto in Francia dove possono essere ospitati gli esiliati su una base di volontariato. Le persone che hanno fatto domanda d’asilo o che hanno già ottenuto lo statuto di rifugiato approfittano dell’offerta per poter finalmente accedere ad un alloggio. Un bel giorno, il prefetto vanta il successo di questi centri di ritenzione annunciando 4.500 esiliati a Calais. Ora, a gennaio, parla di 4000 persone. E ne annuncia 2000 per la fine dell’inverno.

In realtà, c’è stato un calo del numero di abitanti nella baraccopoli, in seguito alla creazione del centro ma, da una parte, il meccanismo si è affaticato molto rapidamente, dall’altra i nuovi arrivati hanno hanno compensato rapidamente coloro che sono andati via. Oggi, le valutazioni più affidabili, basate sul rifugio sul luogo dei gruppi che le hanno fatte, sono intorno ai 7.000-8.000 abitanti nella baraccopoli.

Per quanto riguarda i vicini, nonostante l’inverno ed un sistema di filtraggio alle diverse frontiere nei Balcani, lasciano passare solo Afgani, Iracheni e Siriani, il numero di entrate nello spazio Schengen per la Slovenia aumenta. Questo aumento sortirà effetto sul numero delle nuove persone in arrivo a Calais, tanto più che i paesi scandinavi hanno deciso di chiudere le loro frontiere ai rifugiati. E le persone non afgane, irachene o siriane troveranno le loro rotte per attraversare i Balcani. Si poteva pensare che con l’inverno meno persone sarebbero arrivate fino al litorale alla frontiera britannica. Niente è meno certo, assisteremo forse al contrario.

Ed i focolai di crisi alle porte dell’Europa restano gli stessi, i movimenti di persone fuggite dai loro paesi ed alla ricerca di un paese di asilo per ricostruire la loro vita non cesseranno nel 2016.

La situazione di negazione della realtà in cui si trovano le autorità le trascina in un balzo in avanti nella violenza il cui arresto è difficilmente immaginabile (vedi qui, qui, qui e qua).