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Il ruolo di Frontex nel controllo delle frontiere e nella produzione dello spazio europeo

Il video della presentazione di "Polizia della frontiera" di Giuseppe Campesi

Foto: Adrian Paci

th_1dd1d6fe940b0becc9a0299f6069644e_frontex.jpgLa prima data di presentazione del libro “Polizia della frontiera. Frontex e la produzione dello spazio europeo” (DeriveApprodi edizioni) con l’autore, Giuseppe Campesi, si è svolta a Padova nella sede del Progetto Melting Pot, che ha organizzato altri due incontri a Mestre (VE) e Schio (VI).

Grazie al prezioso lavoro di analisi e ricerca di Giuseppe Campesi è stato possibile comprendere meglio la genealogia, il ruolo attuale e le prospettive future di questa agenzia amministrativa nata per coordinare le polizie degli Stati europei nel controllo delle frontiere.

L’incontro è servito non solo a far conoscere l’evoluzione dei processi del “regime confinario europeo” e delle sue pratiche di controllo, ma ha affrontato temi topici come quello degli “hotspots” (i centri di sbarco nei quali Frontex “assiste” l’Italia e la Grecia nelle operazioni di identificazione forzosa dei migranti), dell’accordo Ue-Turchia per la gestione dei profughi e della proposta della Commissione Ue in ambito di sicurezza, che verrà discussa il 26 gennaio ad Amsterdam nell’incontro dei Ministri europei dell’Interno.
Una proposta su cui la Commissione ha fatto un forte investimento politico e che non è un semplice emendamento al regolamento di Frontex“, ha spiegato Campesi, “ma si tratta di un nuovo regolamento che riscrive la normativa di Frontex per dargli poteri radicalmente diversi“.
Da agenzia di mero coordinamento” – ha continuato Giuseppe – “che si limitava a lanciare operazioni congiunte con il consenso del paese ospitante ed a volte anche su richiesta dello stesso, ora si propone di creare un corpo permanente di polizia. I paesi devono mettere a disposizione della nuova agenzia forze, uomini e questa agenzia può intervenire nei punti di crisi anche contro il parere del paese in questione“.

Non è facile prevedere come evolverà la situazione nelle prossime settimane, ma per Campesi questo è un salto enorme su più profili. “E’ una proposta problematica anche dal punto della tenuta giuridica, dal mio punto di vista implica la necessità di riformare i trattati perché è una messa in discussione chiarissima della sovranità nazionale, su uno dei punti più simbolici, cioè il presidio dei confini con la creazione di una polizia, di un apparato coercitivo alle dipendenze di un organismo sovranazionale che è del tutto inedito nella storia. Si fa in assenza di legittimazione democratica e in un momento che definire di “turbolenza politica” è un eufemismo“.

Vi proponiamo la registrazione video dell’incontro:

L’introduzione di Giuseppe Campesi

L’Unione Europea è un organismo sovranazionale di cooperazione che organizza in questo momento 28 stati, e che si è dotata negli anni di diverse agenzie amministrative che erano deputate a realizzare gli obiettivi che l’Unione europea si dava. Queste agenzie sono state distinte, classificate, in vari modi e sono diverse a seconda del settore della politica dell’Unione in cui operano. Quindi ci sono agenzie che sono vere e proprie agenzie regolative, cioè che hanno il potere di dettare delle norme che gli Stati poi devono adottare e seguire, e ci sono invece agenzie di cooperazione, che si limitano a coordinare l’azione degli Stati in altri settori della politica dell’Unione europea.
Sul piano delle politiche economiche e monetarie l’integrazione era più progredita, quindi le agenzie europee avevano più poteri, di incidere maggiormente sulle politiche nazionali, sulla sovranità nazionale.
Sul piano della giustizia, degli affari interni, cioè della cooperazione di polizia, il controllo sociale, le migrazioni, l’asilo, il processo di integrazione è andato molto più lentamente e solo di recente hanno iniziato a far capolino alcune agenzie, le tre principali in materia di giustizia e affari interni sono Frontex, Europol e Eurojust.

Frontex è sicuramente quella più sviluppata, quella più progredita proprio perché si occupa di coordinare il controllo delle frontiere esterne che le polizie nazionali svolgono. Quella del controllo delle frontiere esterne è una materia dove anche sul piano giuridico, nei trattati, si dice che il ruolo dell’Unione è maggiore. E’ una materia in cui gli Stati hanno l’obbligo di seguire di più le indicazioni della UE.
Frontex non è una polizia europea, è un’agenzia di cooperazione poliziesca. E’ una differenza sostanziale. Non esiste una polizia europea, un poliziotto europeo, Frontex è un’agenzia chiamata a coordinare l’azione delle forze di sicurezza nazionali.
A tutt’oggi i trattati dicono che l’esercizio dei poteri coercitivi resta in capo agli Stati, non è una prerogativa dell’Unione europea che tecnicamente non può avere una forza di sicurezza, ma deve mettere insieme e coordinare eserciti e polizie dei vari paesi.

Frontex era stata creata per fare questo. La genealogia di questa agenzia è molto antica, le sue radici affondano negli accordi di Schengen che furono stipulati fuori dal contesto dell’Unione europea, del diritto comunitario, inizialmente tra cinque paesi. Poi vennero estesi ad altri paesi per poi essere inglobati nel diritto europeo, più di recente nel trattato di Amsterdam, alla fine degli anni ’90.

In quegli accordi si diceva che per eliminare i controlli alle frontiere interne tra i paesi membri era necessario sviluppare forme di cooperazione per controllare più strettamente la nuova frontiera comune esterna.

Un salto già sul piano geopolitico decisivo. Ogni Stato fino a quel momento controllava la sua frontiera secondo i suoi criteri, secondo le sue prerogative sovrane, adesso la frontiera comune riguarda la sicurezza di tutti, quindi nessuno stato può considerarsi pienamente sovrano sui suoi confini ma deve perlomeno coordinarsi con quelli che all’epoca erano gli altri stati aderenti agli accordi di Schengen.