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“Non riaprite quelle gabbie”

Comunicato stampa - LasciateCIEntrare

Non riaprite quelle gabbie

La notizia circola già da fine settembre, fra le righe di un documento del Ministero dell’Interno definito “Road Map”. Nella strategia proposta per affrontare i problemi derivanti dall’arrivo di richiedenti asilo, molti dei quali non saranno messi in condizione di esercitare il proprio diritto e verranno considerati “migranti economici irregolari”, si definisce l’ipotesi di riaprire CIE oggi chiusi.

Secondo nuove fonti giornalistiche il primo dei centri, oggi funzionante per accogliere profughi, dovrebbe essere quello di Via Corelli, nella periferia di Milano.

Come centro di accoglienza, gestito da Gepsa, la società francese specializzata nel lavoro nelle carceri che oggi opera anche nel CIE romano di Ponte Galeria, ha accolto finora migliaia di persone che si trattenevano pochi giorni, il tempo necessario per spostarsi verso il nord Europa. Si trattava soprattutto di cittadini siriani ed eritrei. Ma l’Italia sta divenendo sempre più il punto di snodo per i rimpatri, nel 2015 circa 16 mila cittadini considerati non aventi diritto a restare in Italia, sono stati rimandati nel proprio paese e la politica degli hotspot che servirà a separare chi potrebbe aver diritto a protezione a chi non è considerato, in base alla provenienza, degno di restare, aumenterà il numero dei rimpatri forzati.

I CIE serviranno anche a questo, a rimandare indietro, in paesi considerati “sicuri” come la Nigeria, il Pakistan, forse l’Afghanistan, coloro la cui richiesta dovrebbe invece essere vagliata, secondo le convenzioni internazionali, in base alla situazione individuale. Per costoro invece, nel caso assai frequente che dovessero essere colpiti da decreto di respingimento prima di poter manifestare la volontà di chiedere asilo, si preparano lunghi periodi di internamento, in attesa delle risposte delle commissioni.

Il CIE di Milano, come tutte le strutture simili in Europa, ha alle spalle una storia di sangue, di violenza, di sopraffazione e di costante privazione della dignità e della liberta’, diritti inviolabili di ogni essere umano.

La sua chiusura ha segnato un piccolo passo in avanti nella civiltà e nella dignità di Milano. Nella città si avvicina una importante tornata elettorale. Ci assumiamo la responsabilità di affermare che non considereremo interlocutori, coloro che appoggeranno tale decisione, che va in direzione contraria della garanzia e della difesa dei diritti umani.

Il CIE di Via Corelli non deve riaprire e i centri ancora operanti vanno chiusi. Nel documento del Ministero si accenna anche alla riapertura del CIE di Gradisca D’Isonzo, quelli di Crotone e Brindisi sono stati già parzialmente riaperti. LasciateCIEntrare si batterà per impedire che ognuna di queste strutture ricominci a funzionare come luogo di detenzione di esseri umani.

Per maggiori informazioni:
Gabriella Guido, Portavoce della Campagna LasciateCIEntrare 329 8113338
Stefano Galieni, Ufficio Stampa della Campagna LasciateCIEntrare 347 1777846
Yasmine Accardo, Referente per i Territori della 340 6235274
www.lasciatecientrare.itFB LasciateCIEntrare

Campagna LasciateCIEntrare

La campagna LasciateCIEntrare è nata nel 2011 per contrastare una circolare del Ministero dell’Interno che vietava l’accesso agli organi di stampa nei CIE (Centri di Identificazione ed Espulsione) e nei C.A.R.A. (Centri di accoglienza per richiedenti asilo): appellandosi al diritto/dovere di esercitare l’art. 21 della Costituzione, ovvero la libertà di stampa, LasciateCIEntrare ha ottenuto l’abrogazione della circolare e oggi si batte contro la detenzione amministrativa dei migranti continua »