Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

Cronaca nera o cronaca razzista?

Una petizione che chiede di cancellare le informazioni sulla nazionalità dei criminali dalla cronaca nera

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Lettera a:
Presidente Ordine Dei Giornalisti (ODG) – Enzo Iacopino
Presidente Ordine dei Giornalisti – sezione Toscana – Carlo Bartoli
Presidente Ordine dei Giornalisti – sezione Lazio – Paola Spadari
Presidente Ordine dei Giornalisti – sezione Lombardia – Gabriele Dossena
Presidente Ordine dei Giornalisti – sezione Emilia Romagna – Antonio Farnè

Il razzismo e la xenofobia non sono stupidi atteggiamenti di persone “cattive” o insensibili. Il razzismo e la xenofobia, sono il semplice frutto dell’ignoranza e del pregiudizio. Ritengo perciò inutile continuare a meravigliarsi di fronte al persistere del pregiudizio razziale. Molto utile, sarebbe invece cominciare ad interrogarsi seriamente sulle cause che lo provocano. Un punto di partenza importante potrebbe essere quello di far cambiare l’atteggiamento dei media sull’argomento, eliminando le informazioni sulla nazionalità o la provenienza etnica di un qualsiasi criminale dalle notizie di cronaca nera (“eccetto i casi in cui queste siano necessarie alla piena comprensione della notizia”, come espressamente previsto dalla Carta di Roma).

Intendiamoci: nessuna censura. L’intento, non è quello di vietare in assoluto la diffusione di tali informazioni, ma “soltanto” quello di introdurre nuove e più severe sanzioni per chi, da giornalista, le usa a scopo discriminatorio, nei modi che tutti conosciamo.

Pensateci: Che differenza c’è tra “Uccide la moglie e si impicca. Il dramma familiare dopo una lite” e “Marocchino uccide la moglie italiana e si impicca. Il dramma familiare dopo una lite”?
La risposta è semplice: nel primo caso si da una semplice notizia di cronaca nera; nel secondo invece, si aggiungono allo stesso delle informazioni assolutamente irrilevanti per la sostanza della notizia, ma che legittimano indirettamente quell’errata associazione tra criminalità e immigrazione (smentita dai dati), sulla quale si basa la propaganda elettorale di una parte della scena politica italiana. Ve lo dimostro, fornendovi alcuni esempi delle percezioni sbagliate che questa cattiva pratica giornalistica tende a generare in molti italiani.

Prendiamo il caso dei Rom, uno dei più discussi. Conoscendoli soltanto attraverso i dibattiti televisivi, si potrebbe pensare che siano tantissimi, specialmente in Italia, e che la maggior parte di essi sia nomade. Molti italiani la pensano davvero così, come hanno dimostrato alcuni sondaggi in proposito. La verità è invece ben diversa, con il nostro paese che, con i suoi 180mila Rom (di cui soltanto 40mila vivono nei campi), è uno degli stati europei in cui la presenza di questi ultimi è meno rilevante rispetto alla popolazione complessiva (0,25%, contro il 2% della Grecia, l’1,8% della Spagna o lo 0,8% della Francia).

Altro esempio: ascoltando il telegiornale si potrebbe evincere che gli stranieri delinquano più degli italiani, visto che le notizie riportate interessano quasi sempre delitti commessi da immigrati. Anche in questo caso, è vero esattamente l’opposto. Gli italiani infatti, delinquono più degli stranieri, come hanno dimostrato alcuni dati raccolti ed elaborati dall’Idos/Unar, per conto della Presidenza del Consiglio dei ministri.

Ancora: facendo attenzione a tutte le chiacchiere in tema di immigrazione che politici e giornalisti scambiano nei talk-show, si potrebbe arrivare a credere che gli immigrati siano più di quanti effettivamente sono. Ed è proprio quello che avviene! Un sondaggio condotto da Ipsos Mori, rivela infatti che gli italiani stimano al 30% la presenza straniera nel nostro paese. Una impressione distante ben 23 punti dal dato reale.

Gli esempi potrebbero continuare, ma il concetto rimane sempre lo stesso: i media (almeno nel caso italiano) stimolano interpretazioni e percezioni errate della realtà, specialmente quando trattano temi altamente divisori come quello dell’immigrazione. Queste percezioni, rappresentano una delle cause principali della persistenza (o addirittura dell’aumento) del pregiudizio razzista nella popolazione.

Anche se, in verità, siamo tutti o quasi consapevoli della fondamentale uguaglianza degli esseri umani. Ma ci piace dimenticarcene, in modo da avere sempre un capro espiatorio sul quale scaricare le colpe di qualcun altro. Uno dei compiti del giornalismo dovrebbe essere proprio questo: impedirci di dimenticare, di cedere alla comodità dell’ignoranza. E, in questo caso, ricordarci una volta di più che “la legge è uguale per tutti”, aldilà di quello che dice il passaporto.