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Diario di viaggio Idomeni 2

Secondo contributo Macao: viaggio a Idomeni

ll boato prodotto dai caccia è spaventoso. Lo senti in lontananza, avvicinarsi fino a quando non diventa assordante, ed è li che scorgi il velivolo da guerra sfrecciare sopra la tua testa.

Qualcuno deve aver pensato che spendere migliaia di euro di carburante per fare acrobazie sopra al campo di Idomeni, potesse essere una buona idea… Ed è così che è iniziata la giornata. Al primo passaggio siamo usciti increduli dalla Infotend scrutando il cielo: in lontananza 4 caccia dell’esercito macedone (o così ci è parso data la traiettoria di provenienza) si rincorrono, supportati da altrettanti elicotteri da combattimento per poi sparire all’orizzonte. Per una buona mezz’ora questa scena surreale si è ripetuta 5 o 6 volte a qualche centinaio di metri dalle nostre teste, portando scompiglio in tutto il campo.

Non è tanto il fatto che il denaro pubblico, specialmente in situazioni di emergenza come queste, non andrebbe speso per fare piroette alla velocità del suono ma quanto la scelta, sicuramente voluta, del tempo e del luogo. Per migliaia di persone che stazionano qua da mesi, quel suono vuol dire una sola cosa: morte. Troppi sono infatti coloro che scappano dalle guerre e dai bombardamenti e riportarli indietro, anche solo con la memoria, a quei momenti drammatici non dimostra nè un briciolo di umanità nè una ragione concreta se non quella di portare sofferenza gratuita a chi già da mesi sta patendo pene insopportabili senza averne alcuna colpa.

Ed infatti nel giro di pochi istanti l’atmosfera cambia di colpo colorandosi di un grigio scuro. Le urla dei bambini che non trovano i genitori si alternano agli sguardi attoniti degli adulti che in alcuni casi piangono in silenzio, con dignità.

Ci vuole un po’ di tempo perché la situazione torni alla normalità, con l’allegro vociare delle persone e il viavai di bambini sovraeccitati per qualche chai zuccherato di troppo.

In un campo come questo, che dall’essere di passaggio diventa di lunga permanenza, superata l’emergenza arrivi, non si necessita più di una distribuzione costante di aiuti e generi di prima necessità. Le famiglie e le persone infatti, per quanto in condizione precaria, sono più o meno sistemate e a parte qualche necessità quotidiana, dispongono tutte di materiale a sufficienza per rimanere calde, protette e nutrite; il vero ed unico problema resta il tempo.

Il tempo perso ad aspettare qualcosa che non succederà, il tempo in cui ciascun bambino non va a scuola, ciascun ragazzo non studia, ciascun uomo e donna non può provvedere alla propria famiglia. Tempo perso, scomparso, cancellato.

Mentre per gli adulti è più complesso, è facile tenere occupati i bambini in modo costruttivo. Il cultural center del campo, autogestito da attivisti, è un esempio: propone attività diurne per i piccoli e scuola di lingue per i più grandi. Ma quando chiude, nel pomeriggio, di nuovo i bambini tornano a vagare per il campo giocando con i rifiuti o con quello che trovano e cercando di attirare l’attenzione di qualche volontario troppo spesso impegnato in altre attività.

Da qui nasce l’idea del cinema: uno spazio serale all’aperto per bambini e ragazzi voluto da chi ha avuto la lungimiranza di donare un proiettore e un PC portatile con film e cartoni animati.

Passiamo dunque tutto il pomeriggio nella costruzione di una struttura che possa sorreggere il telo da proiezione e resistere al forte vento di queste parti, operazione non banale considerata la scarsità di materiale e attrezzi.

L’eroica impresa, dopo qualche crollo e tentativo fallito, riesce perfettamente e alle 9 in punto si inizia la proiezione del libro della giungla, titolo più che azzeccato data la condizione dei pargoli di Idomeni…

Mai si sono visti tanti bambini assieme, concentrati e in perfetto silenzio! Una roba da non credere…

A seguire un successo recente di bolliwood, amatissimo dai ragazzini siriani che fra risa e applausi finisce con la solita coreografia improbabile del cinema indiano che contagia anche il pubblico fino allo spegnimento della musica.

Il successo di questo esperimento, che continuerà anche nelle prossime sere, clima permettendo, mi fa riflettere sul ruolo di ciascuno di noi, di come, pur non essendo professionisti, abbiamo tutti la possibilità di rendere più confortevole le condizioni di vita di molte persone, ad esempio contribuendo a migliorare la qualità del loro tempo.

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