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La visita al campo governativo Neo Kavala della carovana #overthefortress

Un report del Legal Team #overthefortress

In data 28 Marzo 2016 il team legale della carovana #overthefortress, presente in quei giorni al confine greco macedone, ha visitato uno dei centri governativi ove sono condotti i migranti a seguito del loro ingresso alla frontiera greca, al fine di evitare che il numero di persone presenti nel campo informale di Idomeni aumenti ulteriormente. Il campo di Neo Kavala sorge a soli 2 km dal centro di Polykastro su un’area aeroportuale dismessa e ospita, in grandi tende, circa 3.000 persone. L’area è molto grande, potrebbe potenzialmente ospitare ulteriori arrivi ed è interamente circondata da una rete che isola il campo dall’esterno. Siamo arrivati al campo in tarda mattinata, in circa 10 persone, e ci siamo divisi in due gruppi. Il primo gruppo di 5 persone, accompagnato dall’interprete greca, si è recato all’ingresso e ha richiesto di poter entrare. Uno dei militari posti di guardia all’entrata, dopo le prime esitazioni, ha consentito l’ingresso a due componenti del team legale, che hanno avuto un colloquio con il direttore del centro.

Appena entrati, ci è apparsa lampante la presenza massiccia di personale e mezzi militari. Il responsabile del centro con cui abbiamo parlato, militare anch’egli, ci spiega che il 90 % delle persone ospitate proviene direttamente dalle isole e sono solo di nazionalità irachena e siriana. Fa presente che l’assistenza sanitaria è garantita dalla Croce Rossa Internazionale ed il materiale fornito, compresa l’elettricità e le brandine che stavano scaricando proprio durante la nostra visita, sono forniti dall’UNHCR. Ci spiega che la gestione è affidata ai militari, mentre gli agenti di polizia presenti nel campo sono gli unici a poter legittimamente usare la forza in situazioni di emergenza, che fino a quel momento non si erano tuttavia verificate.

Ci dice che i migranti accolti hanno con loro solo il documento di deportazione sospeso ed il tesserino del centro; alcuni hanno anche il passaporto. Dall’intervista emerge che rappresentanti dell’EASO e dell’UNHCR entrano frequentemente nel campo per fornire informazioni legali, del cui contenuto il militare intervistato non è a conoscenza.

Durante l’intervista, un’altra parte del gruppo con l’interprete di arabo è rimasta lungo la strada che conduce all’ingresso del campo di NeoKavala al fine di intervistare i migranti e ad ascoltare le loro richieste e le loro storie. Ci raccontano che l’accesso al centro avviene tramite un tesserino rilasciato a tutti gli ospiti al momento della registrazione nel centro.

Durante il giorno è possibile per gli ospiti entrare ed uscire liberamente, mentre il centro è chiuso per giornalisti e volontari, i quali devono lasciare gli aiuti nel piazzale antistante l’ingresso. Saranno poi i militari a procedere alla distribuzione. La sera invece il centro chiude attorno alle ore 20 e riapre poi il mattino attorno alle ore 7.

Gli ospiti ci spiegano che le condizioni igieniche e sanitarie del centro sono pessime. Si dorme dentro delle tende, a volte senza neppure il telo che isola il terreno dalla tenda. Alcune famiglie hanno dovuto anche pagare 20 euro per avere assegnata la tenda. La maggior parte delle persone ospitate sono famiglie con bambini e particolarmente forte è la preoccupazione legata alla scarsa assistenza sanitaria pediatrica.

Alcuni ospiti infatti ci fanno sapere che una volta iniziata una cura è possibile che non vi siano medicinali sufficienti per completare il trattamento anche quando si tratta di antibiotici per i bambini. Alcune persone hanno lamentato anche la mancata distribuzione di medicinali nonostante evidenti problemi di salute o la distribuzione di medicinali generici (tipo antidolorifici) di fronte a problemi di salute specifici per i quali sarebbero serviti medicinali diversi. I funzionari della Croce Rossa Internazionale e i militari nel campo hanno dato indicazione agli ospiti del centro di recarsi da un pediatra presente a Polikastro che, oltre ad essere distante dal centro, richiede 25 euro solamente per la visita.

Da queste interviste è emerso che nessuno dei migranti intervistati ha potuto avanzare richiesta di protezione internazionale né ha ricevuto altro genere di informazione legale relativa alla propria posizione giuridica. Solo alcuni degli ospiti del campo ci confermano però di aver incontrato il personale dell’UNHCR con il quale hanno compilato dei moduli per accedere al programma di relocation.

Alcuni dei cittadini siriani intervistati hanno poi raccontato di aver nuovamente avanzato richiesta di ricollocamento con i funzionari dell’EASO. I funzionari sono stati distinti dai migranti grazie ai diversi colori della pettorina che indossavano. Gli ospiti percepiscono di vivere in una situazione di isolamento, in quanto nel centro non ci sono mediatori o interpreti, tutti i documenti sono in lingua greca, non vi è la connessione wi-fi né è data la possibilità di effettuare telefonate fuori dalla provincia.

Tra tutte le storie ascoltate ci sembra molto interessante ricordare quella di un signore siriano arrivato al campo di NeoKavala con due bambine di 2 e 4 anni. Sono originari di Damasco, in possesso di passaporto e stato di famiglia. Nonostante ciò, papà e bambine non possono raggiungere la mamma, che si trova in Portogallo dove è giunta in aereo con gli ultimi risparmi della famiglia. Anche lui è in possesso del documento di deportazione sospeso della durata di 6 mesi con il timbro blu “final destination Germany” nonostante non abbia mai espresso la volontà di andare in Germania.

Inoltre la situazione di questo nucleo familiare è ancor più aggravata dalla situazione sanitaria di una delle bambine, la quale durante il viaggio avrebbe contratto un’ infezione alle vie urinarie. Nonostante tutto ciò questa famiglia continua a rimanere nel campo, senza poter modificare la propria situazione di attesa inconsapevole e ingiustificata, senza poter richiedere asilo, senza poter ricongiungersi con la mamma delle bambine in Portogallo.

Legale Team #overthefortress