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Migranti: Baobab, accoglienza sotto sgombero

Comunicato stampa

Foto: Eleonora Camilli

Oggi sabato 16 aprile (quattro mesi e dieci giorni dopo lo sgombero del 6 dicembre) noi attiviste e attivisti dell’ex Baobab, con rappresentanti di MEDU e ARCI, siamo entrati nella vecchia sede dell’Istituto Ittiogenico, davanti alla stazione Tiburtina. Armati sì, ma di scope e rastrelli, abbiamo iniziato a preparare uno spazio per l’allestimento di tende in modo da garantire un riparo sicuro per i migranti in transito nella città.

Ritenendo insostenibile e disumano il fatto che ad oggi ancora non sia stata trovata una soluzione da parte del Comune, che si era impegnato a dicembre per il tramite del commissario Tronca, abbiamo lavorato per due ore prima che la polizia ci intimasse di uscire. Siamo sconcertati dal fatto che faccia più scandalo l’insediamento pacifico in un edificio in disuso da otto anni, in stato di degrado e abbandono, che la continua presenza di persone per strada in fuga da guerre e persecuzioni, costrette a vivere in situazioni indegne e di pericolo.

Ci ha stupiti la velocità e l’intransigenza dell’intervento da parte della forza pubblica, in merito al quale facciamo presente che non è stato condotto nessuno in questura, e solo tre persone, e non quindici come erroneamente riportato dai media, sono state identificate: cittadini italiani che hanno fornito su richiesta le generalità senza opporre resistenza alcuna.

Cogliamo con fiducia la disponibilità della Regione, espressaci da propri rappresentanti presenti durante lo sgombero, a valutare una proposta congiunta tra Baobab e varie realtà associative e umanitarie per adibire l’ex Ittiogenico a centro di prima accoglienza; erano mesi che attendevamo un riscontro in questo senso e potrebbe essere un segnale di apertura verso un tipo di accoglienza diverso dal muro del Brennero, dai fili spinati di Idomeni e dai respingimenti in atto in vari paesi europei. Trovare e gestire un luogo sicuro non è solo una questione di civiltà, ma costituisce anche un servizio alla comunità in quanto impedisce lo sfruttamento del migrante da parte della criminalità organizzata e aiuta ad evitare che minori e soggetti vulnerabili siano vittime di tratta e abusi.

Stanotte otto tra etiopi e sudanesi in viaggio verso il Nord Europa hanno dormito per strada di fronte ai cancelli chiusi dell’ex centro di via Cupa. Altri sette eritrei, di cui due minori, sono arrivati oggi; anche per loro, come per tanti altri in questi mesi, il Comune di Roma non riesce a trovare una collocazione adeguata.

Noi una soluzione l’avevamo trovata e continueremo a cercarla. Oggi è il secondo cancello che ci chiudono, speriamo che si apra almeno un tavolo.

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