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Baobab experience: Pensare migrante

Tre giorni di incontri, dibattiti,mostre, proiezioni e presentazioni di libri sul tema delle migrazioni

Tra il 29 aprile e il 1° maggio Baobab Experience ha organizzato tre giornate di incontri, mostre e dibattiti relativi al tema delle migrazioni in Italia dal titolo “Pensare Migrante”. L’evento nasce con una duplice finalità, da una parte la “diffusione della cultura” mirata a far scaturire una discussione comune, dall’altra un’assemblea di realtà composta da attivisti provenienti da tutta Italia e impegnati nell’accoglienza e nell’informazione ai migranti, la cui aspirazione è quella di mirare alla creazione di una rete in grado di costruire un “corridoio umanitario” nel paese non istituzionale.

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Baobab Experience nasce dall’impegno di attivisti e volontari che nel corso dell’ultimo anno hanno ospitato all’interno di una struttura occupata e autorganizzata (Centro Baobab) 35mila migranti in transito a Roma. Circa un anno fa, dopo lo sgombero da parte delle autorità di una baraccopoli costruita nel quartiere a Ponte Mammolo – non essendoci altre soluzioni al vivere in strada – gli attivisti hanno trasformato la struttura abbandonata di Via Cupa in un centro per migranti in transito, fornendo primissima accoglienza e aiutandoli in una parte del loro viaggio; un modo concreto per evitare di far cadere le persone nella rete dei trafficanti presente in tutta Europa.
Il centro è stato sgomberato nel dicembre dello scorso anno e, oggi, molti dei migranti che arrivano a Roma sono costretti a vivere in strada, in tende che gli attivisti di Baobab Experience forniscono fuori dall’ex centro. Proprio durante lo svolgimento della tre giorni, un gruppo di 25 eritrei è arrivato a Roma ed alcuni attivisti del Baobab sono riusciti a dar loro un minimo di accoglienza e un luogo, se pur di fortuna, in cui stare.

La necessità di convocare parallelamente agli incontri pubblici un’assemblea di attivisti, che si occupano di migrazioni a vari livelli, è stata vista come un primo passaggio per la costituzione di una rete capace di opporsi con forza alle politiche criminali dei governi europei. Il fine è quello di organizzarsi autonomamente per aiutare i migranti che nei prossimi mesi transiteranno nel nostro paese.

L’accordo EU-Turchia, a differenza di quanto possano aver sperato i sottoscrittori, non riuscirà a fermare le persone che scappano da guerra e povertà, ed ha come unico risultato la modifica delle rotte e l’aumento della pericolosità dei viaggi intrapresi dai migranti per tentare di raggiungere l’Europa.

Se pur i governi europei abbiano avuto tutto il tempo e gli strumenti necessari per trovare delle soluzioni in grado di garantire un’accoglienza degna e la creazione di canali umanitari sicuri, vengono riproposte sempre le stesse soluzioni emergenziali e di chiusura, un meccanismo di gestione dell’accoglienza “capovolto” nel quale la straordinarietà diventa ordinarietà. Il risultato nel suo complesso è totalmente inadeguato, viola i diritti fondamentali delle persone e favorisce enormi business come, per esempio, quello di “Mafia Capitale” a Roma.

Da questi punti di partenza è iniziata l’assemblea degli attivisti che non sono disponibili a restare con le mani in mano mentre centinaia di migliaia di persone sono costrette ad identificazioni e rimpatri forzati, come già sta accadendo, con modalità differenti, in Grecia e sulle isole italiane. Per trovare delle soluzioni dal basso, per evitare che anche nel nostro territorio si creino in zone di confine, come per esempio il Brennero o Ventimiglia, enormi campi profughi a cielo aperto come quello di Idomeni.

Gli attivisti hanno riscontrato fin da subito le grandi differenze che ci sono nelle città di provenienza sia dal punto di vista dell’accoglienza, sia per la tipologia di persone che transitano nei territori, sia per le falle istituzionali nella risoluzione dell’accoglienza e nei processi d’integrazione che, spesso, si traduce in ghettizzazione e militarizzazione.
Ciò nonostante vi è la necessità di trovare dei punti su cui lavorare a livello comune, per questo è stato scritto un documento come base di partenza in cui includere altri soggetti, poiché la restrizione delle libertà incide non soltanto sulla vita di chi scappa da guerra e povertà, ma anche sulla vita di tutte e tutti i cittadini europei.

Leggi il documento dell’assemblea di attivisti