Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

Impressioni di ritorno a Idomeni

di Simone (Csa Sisma), staffetta #overthefortress

A distanza di un mese dalla carovana Overthefortress che ha portato 300 persone da tutta italia nel campo di Idomeni, oggi tornare in questo luogo, ritrovare i compagni che stanno mantenendo la staffetta, rivedere i visi di bambini, ragazze e ragazzi già incontrati è qualcosa di piuttosto ambiguo.

Il campo resta, i mesi di permanenza di chi abita questo spazio aumentano. La tensione cresce e lo si capisce non solo dalle frequenti urla che provengono dalle interminabili file per un pasto. Si capisce che vivere nella condizione di paria per tanto tempo corrode la vita. Il progetto europeo di sistematizzare l’inaccettabile azzeramento dei diritti e il confinamento di donne e uomini ricorda i tempi più bui della storia europea contemporanea. Qui è consentita solo la nuda vita, quella biologica.

La skype call per la domanda d’asilo, unico brandello di una capacità giuridica macellata, continua a non funzionare da troppo tempo. I diritti umani sono alla mercé della tracotanza del potere. Qualcuno ha responsabilità, gravi, in tutto ciò. Gli stati nazione perpetrano l’antico rito che li vuole purificati da chi non possiede una cittadinanza formale con la complicità dell’ Ue colpevole di stringere le mani insanguinate di tiranni oppressori di popoli.

In questo però rimane anche #overthefortress, insieme agli altri volontari e attivisti, che continua a produrre solidarietà dal basso con il progetto wifi, con gli spazi per donne autogestiti, tessendo relazioni di cooperazione reale con chi è confinato in queste tende. Fare questo significa agire esattamente dove il potere si spoglia di ogni velo rivelando la sua brutale intimità e l’urlo che genera è quello dei no borders la cui eco ha valicato il Brennero, è risuonata a Roma nei palazzi dell’ambasciata turca e tuonerà ovunque ne rintracci i suoi responsabili.