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Roma – Le vite non sono pacchi

Una piccola delegazione è stata ricevuta dal Viceprefetto

18 maggio 2016 – Nella mattinata di ieri 17 maggio, un nutrito gruppo di richiedenti asilo e rifugiati accolti presso il CARA di Castelnuovo di Porto è ritornato in Piazza SS. Apostoli per protestare contro le condizioni di accoglienza del CARA e i trasferimenti che negli ultimi mesi hanno improvvisamente stravolto le vite di centinaia di persone radicate sul nostro territorio da quasi due anni.

(Leggi qui i comunicati dell’11 Novembre 2015 e dell’11 Maggio 2016)

Era stato richiesto per oggi un incontro con la Prefettura e il Dipartimento per le libertà civili e l’Immigrazione del Ministero dell’Interno, che tuttavia hanno rifiutato di riceverci.

Dopo numerose insistenze, una piccola delegazione è stata ricevuta dal Viceprefetto Leone. In questa sede, a fronte del fatto che i trasferimenti vengono forzatamente eseguiti per poter accogliere le persone appena sbarcate, si è reso evidente ancora una volta che non esiste una procedura chiara e trasparente su quali siano i criteri e le modalità con cui tali trasferimenti vengono attuati e sono minime le informazioni che vengono date ai richiedenti in via di trasferimento.

Di fatto le persone trasferite negli ultimi mesi si ritrovano abbandonate in strutture spesso fatiscenti, non adatte ad “accogliere”, improvvisate, date in gestione ad enti completamente impreparati, che nulla conoscono dei bisogni e dei diritti di una persona che chiede protezione internazionale e che in diverse occasioni non assolvono nemmeno gli obblighi più importanti, come la tutela della salute e della procedura legale, senza alcun percorso di istruzione, formazione e inclusione sociale per gli ospiti. La prefettura di Roma ha negato ogni responsabilità sul controllo e il monitoraggio dei centri di destinazione in quanto rimanda al Ministero dell’interno e alle prefetture locali gli standard di accoglienza che restano di fatto del tutto discrezionali.
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A seguito di una telefonata con il direttore del CARA, il viceprefetto Leone ha espresso la volontà di migliorare le procedure relative ai trasferimenti e si è impegnato di fronte ai richiedenti asilo presenti in piazza a:

– Reinserire nel sistema d’accoglienza chi aveva scelto di non essere trasferito, contestando il breve e inadeguato preavviso e l’assenza di informazioni sulla destinazione, e che quindi a oggi risulta escluso dal circuito dell’accoglienza

– Sbloccare l’annosa questione del rilascio del permesso di soggiorno da parte della Questura di Roma per quanti hanno fatto regolare ricorso al Tribunale civile e sono a norma di legge da considerarsi richiedenti asilo, destinatari quindi di accoglienza e di permesso di soggiorno fino alla decisione del Tribunale, ma che in pratica restano sospesi senza possesso alcuno di permesso di soggiorno anche dopo molti mesi o anni di regolare soggiorno in Italia.

– Per i richiedenti asilo e rifugiati in via di trasferimento, fornire il nuovo centro di accoglienza di una scheda personale, che descriva il percorso fatto da ogni persona, i suoi bisogni sanitari, sociali e giuridici, evitando ciò che succede ora, ovvero che la persona debba cominciare da zero ciò che nel corso del tempo ha intrapreso sul territorio di Roma, spesso da solo, per il suo riconoscimento legale e la tutela sanitaria e sociale dovuta.

Permane grave l’assenza di regolamentazione sulle procedure e i criteri da seguire per un’effettiva tutela delle esigenze individuali e in particolare delle gravi vulnerabilità di alcuni richiedenti asilo e rifugiati “invisibili”, la generale discrezionalità dell’ente gestore del CARA nell’individuazione delle persone da trasferire e l’attuale esposizione dei richiedenti asilo più attivi e consapevoli dei loro diritti al rischio di pressioni interne e al conseguente allontanamento dal CARA in quanto presenze scomode.

A seguito della giornata di oggi continueremo ad essere al fianco dei richiedenti asilo e dei rifugiati nella loro battaglia per i diritti essenziali e proseguiremo l’opera di denuncia delle condizioni di vita legate all’accoglienza, nel CARA come nei diversi centri che costruiscono il perverso meccanismo in cui tutto il sistema di accoglienza si articola, facendo emergere la complicità e il silenzio di tutte quelle istituzioni che negano il futuro e favoriscono chi sull’accoglienza è pronto a speculare.

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