Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

Status di rifugiato al richiedente omosessuale: in Gambia rischia l’ergastolo

Tribunale di Venezia, ordinanza del 16 giugno 2016

Il Tribunale di Venezia con questa ordinanza riconosce lo status di rifugiato ad un cittadino gambiano in fuga dal suo paese perché omosessuale.
In Gambia l’omosessualità è punita severamente con la reclusione e dopo la legge voluta nel 2014 dal dittatore Yammeh coloro che sono considerati omosessuali “recidivi” o sono malati di Aids rischiano l’ergastolo.
Il ricorrente ha proposto impugnazione avverso il provvedimento di diniego della Commissione Territoriale di Verona (sezione Padova) che aveva ritenuto complessivamente non credibili le dichiarazioni rese in ordine al proprio orientamento sessuale ed alle vicende collegate. Il Giudice, invece, ha ritenuto non condivisibili queste perplessità.
L’ordinanza risulta particolarmente interessante perché ritiene credibile ed idonea la documentazione allegata relativa alla condizione personale del ricorrente ed al suo orientamento sessuale redatta della dott.sa Galleani e le informazioni rese dal dott. Vincenzo Mastronardo dell’Arcigay di Padova (sportello migranti LGBT). Queste, secondo il Giudice, comprovano il percorso, anche psicologico, seguito dal richiedente asilo e la sua dichiarata omosessualità.
La relazione stilata dalla dott.sa Galleani, psicologa psicoterapeuta che ha avuto modo di esaminare il ragazzo che le era stato inviato dagli operatori del Centro d’accoglienza in quanto preoccupati dalle sue condizioni, è stata ritenuta “particolarmente utile a comprendere le ragioni che possono aver reso difficile per lo stesso il racconto, soprattutto in sede di audizione avanti alla Commissione, circa il proprio orientamento sessuale”. E’ utile ricordare che moltissimi richiedenti asilo ed operatori lamentano il fatto che le audizioni avvengono in modo caotico e approssimativo, con personale non adeguatamente formato per un compito così delicato, in locali nei quali è assente la privacy perché contemporaneamente nella stessa stanza vengono ascoltati fino a quattro, cinque richiedenti asilo.
L’altra relazione che è stata considerata importante per la valutazione è quella elaborata dall’Arcigay di Padova in cui il ragazzo “ripercorre la propria storia personale alla scoperta delle propria omosessualità, intorno ai 13 anni, alla relazione con il proprio compagno ed ai fatti che lo hanno portato a fuggire dal suo paese”. Al tempo stesso sono apparse rilevanti le informazioni rese in udienza dal dott. Vincenzo Mastronardo dello sportello migranti LGBT che ha spiegato come si è articolato il lavoro dello sportello e di quali collaborazioni si avvale per aiutare il richiedente a “ricostruire le sue memorie tenendo conto del suo percorso”.

– Scarica l’ordinanza
Tribunale di Venezia, ordinanza del 16 giugno 2016