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In groppa alla Bestia o meno, i migranti continueranno a cercare il modo di raggiungere gli Stati Uniti

Alberto Alce, The New York Times ES - 25 agosto 2016

Foto: Meridith Kohut for The New York Times

Nel Giugno 2014, ogni giorno, nel centro di Arriaga, una città del Chiapas – nel sud del Messico -, si assisteva ad uno spettacolo tragico. Al calar della notte, una sirena e un suono pungente, metallico, annunciavano l’ingresso nella stazione di un enorme treno merci.
In pochi minuti le vie cominciavano a riempirsi di persone, che fino ad allora erano rimaste nascoste in alcune case della città, soprattutto donne con i loro bambini al seguito, o presi per la mano, che si accalcavano sul treno. La maggior parte cercava gruppi di giovani uomini che, formando delle vere e proprie catene umane, si passavano di mano in mano i bambini fin sopra il tetto del treno, dove li legavano con delle funi e li nascondevano con della plastica. I privilegiati, quelli che avevano pagato i servizi del trafficante più caro per arrivare agli Stati Uniti, riuscivano a rifugiarsi all’interno di un vagone vuoto.

Quando questa settimana, la Segretaria delle Comunicazioni e dei Trasporti del Messico ha annunciato che avrebbe ritirato la concessione all’impresa privata che gestisce La Bestia – il treno merci che percorre il paese dal sud verso gli Stati Uniti – molti si sono chiesti cosa faranno adesso le migliaia di migranti del sud del Messico e soprattutto, dell’America Centrale, che utilizzavano quel treno ogni anno per realizzare il sogno di viaggiare verso il nord, rischiando la propria vita.

La Bestia non si chiamava così per un motivo a caso. E’ stato, per molti anni, il mezzo di trasporto più accessibile ed economico per i migranti che cercavano di attraversare il paese, nonostante il pericolo di arrampicarsi sopra un tetto e resistere per ore, giorni, settimane, aggrappati ad una corda e sfiniti dalla fatica, sopportando le intemperie del tempo; il pericolo delle minacce di quelle bande che violavano, estorcevano e spingevano molti migranti fino a farli cadere; i deragliamenti che facevano numerose vittime; i cartelli che sequestravano migranti per forzarli a lavorare o per richiedere riscatti e, ovviamente, la detenzione da parte delle autorità messicane.

Ma, nel bene o nel male, quell’immagine imponente, emblematica, riprodotta in libri, documentari e dozzine di servizi giornalistici dei migranti montati su La Bestia, apparteneva già al passato quando il governo annunciava il ritiro della concessione.

Nell’Agosto del 2014 il governo messicano aveva già deciso di impedire che La Bestia continuasse ad essere il principale mezzo di trasporto per i migranti. Alla fine di quel mese, senza dare troppi dettagli sulla durata né sulla responsabilità poliziesca o migratoria dei progetti in fase di sviluppo, le autorità arrestarono 6.000 persone sia tra coloro che erano sul treno, sia tra gli affiliati – secondo le informazioni riferite dalla stampa -, per la maggior parte provenienti dal Centroamerica. Furono immediatamente rimandati nei loro paesi.
Da allora, niente è tornato ad essere lo stesso.

Il governo messicano dichiarò, che con queste misure si voleva proteggere l’integrità fisica dei migranti. I migranti stessi e le organizzazioni in loro difesa, replicarono che, i centroamericani continuano ad avere il sogno di arrivare negli Stati Uniti e l’impossibilità di usare il treno li ha spinti a cercare vie più nascoste, costose e pericolose. Li mettono, dicono, ancora di più, nelle mani dei trafficanti che lucrano su di loro.

Gli operativi del governo contro i migranti che usavano La Bestia si sono fatti concreti con il programma “Frontera Sur”, un’iniziativa congiunta tra il Messico e gli Stati Uniti che cercava di rispondere all’onda migratoria che aveva riempito i centri di detenzione di migranti del sud degli Stati Uniti nel 2014. Una crisi che ha occupato le prime pagine dei mezzi di comunicazione di molti paesi, come quella dei “minori non accompagnati“, e che sulla base di questo accordo politico lasciava a carico delle forze di sicurezza messicane il compito di fermare i migranti prima che raggiungessero gli Stati Uniti.

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A fine Agosto 2014 le autorità messicane arrestarono 6.000 persone, sia tra coloro che erano sul treno, sia tra gli affiliati secondo le informazioni della stampa. Meridith Kohut for The New York Times

Tra l’Ottobre del 2013 e il Settembre del 2014, date che corrispondono con l’anno fiscale che regola le statistiche dell’autorità di frontiera, sono stati fermati negli Stati Uniti quasi 90.000 minori che viaggiavano soli, la maggior parte di origine centroamericana. Un numero che triplicava, per esempio, i dati del 2010. Da qui, i termini “onda” o “crisi”.

Molti di loro dichiaravano di fuggire da minacce di reclutamento forzato, da parte dei clan che controllano gran parte del Guatemala, Honduras e El Salvador, cosicché si aprì un dibattito sul loro diritto ad avere una qualche forma di protezione internazionale. Questo presupponeva che non potevano essere immediatamente rimandati nei loro paesi d’origine.
Sorsero quindi – con un’insistenza tanto ricorrente quanto disattesa – richieste al governo messicano da parte di organizzazioni internazionali perché si offrisse un’alternativa che non è mai stata realizzata: quella di un “passaggio sicuro” per risolvere il problema.

Quella massiccia ondata di minori, fu dovuta ad una voce messa in giro, probabilmente dagli stessi trafficanti, facendo credere a migliaia che gli Stati Uniti permettevano ai minori di età non accompagnati di arrivare nel territorio e di rimanere legalmente lì.

E non era falso. Mentre i messicani, senza documenti di residenza in regola, vengono espulsi nell’immediato dalle autorità statunitensi, i minori centroamericani entrano in un limbo e in un groviglio legale di lunga durata, che conferma queste dicerie.

Ma quella voce, i sogni di tanti divenuti realtà, sono finiti con il piano “Frontera Sur”, e con i programmi che misero fine all’uso emblematico de La Bestia da parte dei migranti.

Sebbene da due anni il treno merci più conosciuto del Messico non sia il mezzo usato per il sogno disperato dei migranti, la decisione recente del governo di ritirare la concessione all’impresa che gestiva La Bestia non significa che il treno cesserà di esistere. E’ una misura che riporta solamente la proprietà nelle mani dello Stato, che non ha ancora detto cosa pensa di fare, dal momento che, seguendo i passaggi legali, riprenderà il suo controllo alla fine di Ottobre.

Ma, in groppa alla Bestia o meno, i migranti continuano a perseguire lo stesso desiderio: uscire dai loro paesi e raggiungere gli Stati Uniti. Adesso lo fanno per vie più care, più lunghe e decisamente più pericolose, dove è molto più difficile localizzarli e sapere cosa può succedergli.