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Bolzano: diritti negati, autonomia nella disumanità e irresponsabilità

Domenica sera nell’androne della stazione di Bolzano, A. e i suoi 3 figli stanno dormendo adagiati sul pavimento. Fa freddo, A. si tiene stretta i suoi piccoli, li abbraccia calorosamente, le coperte donate dai volontari presenti in stazione riscaldano quanto basta per resistere al clima autunnale. Le temperature gradualmente si stanno abbassando, il gelo qui arriverà prima che nel resto d’Italia. La scena ricorda immediatamente altre situazioni simili, forse più conosciute: se scattassimo una fotografia si penserebbe a Ventimiglia, Como, oppure Milano. Altre stazioni vicine ai confini, dove giornalmente corpi in transito sono costretti a non dare troppo nell’occhio pena l’essere fermati, in attesa di riuscire a varcare la frontiera per raggiungere la destinazione desiderata.
Ma siamo a Bolzano, nella provincia più ricca d’Italia. E la famiglia eritrea in fuga da una dittatura spietata non è in transito, ma ha scelto di fare richiesta d’asilo e potrebbe avere accesso alla relocation. Accanto a loro, altre famiglie passano la notte all’addiaccio. Una di loro viene da Aleppo, dalla guerra siriana, scappano dalla follia del dittatore al-Assad, dalla brutalità dell’Isis e dai bombardamenti russi. Non sono stati tra i pochi fortunati a giungere in Italia con i canali umanitari, probabilmente hanno speso tutti i loro risparmi per pagare dei trafficanti, ma sono vivi e dormono in strada. I volontari stimano che le persone fuori accoglienza siano una cinquantina. Tutte sono state identificate dalla questura e hanno diritto ad essere accolte, ma le uniche garanzie sono una doccia alla settimana e un pasto caldo al giorno.
La Provincia di Bolzano li considera dei “FUORI quota”, un termine improprio e inopportuno per definire le persone che sono arrivate nel territorio provinciale in modo autonomo. Sono 453 le persone “fuori quota“, un aggettivo usato per differenziarli dai richiedenti protezione internazionale inviati direttamente dal Ministero dell’Interno (al 12 settembre i richiedenti “IN quota” sono 1.071, dati forniti dalla Provincia di Bolzano). Nella realtà sono nuclei familiari, donne in gravidanza, minori, uomini soli ai quali vengono negati diritti, servizi e opportunità di integrazione sociale. Ma come è possibile che nella provincia più ricca d’Italia e che, attualmente, ha sul proprio territorio poco più di 1.500 richiedenti asilo, non sia garantita un’accoglienza dignitosa e non vengano rispettati i diritti fondamentali? Come è possibile che nella terra di Alexander Langer le istituzioni abbiano dimenticato le sue parole?

Ce lo spiegano i volontari indipendenti di Bozen Accoglie, un gruppo di associazioni e cittadini, che questa mattina sono intervenuti con una protesta pacifica durante la conferenza stampa del Primo Vicepresidente della Provincia, il piddino Christian Tommasini, per contestare nel merito le politiche discriminatorie e di non accoglienza della giunta provinciale.

“Bozen Accoglie” – attraverso un comunicato stampa – precisa che ha scelto di manifestare il proprio dissenso in relazione alle scelte disumane ed illegali di cui si è resa responsabile la Provincia di Bolzano. A seguito della circolare emanata il 27 settembre da Luca Critelli, capo ripartizione alle Politiche sociali della Provincia di Bolzano, si attua la stretta – da tempo minacciata – sui diritti delle persone rifugiate e richiedenti asilo: variando i criteri di “vulnerabilità” si operano veri e propri respingimenti e l’unica possibilità di “rifugio” resta la strada.
Se il tasso di civiltà di una comunità si riconosce dal senso di ospitalità, già da tempo Bozen Accoglie denuncia carenze e vuoti nel garantire la dignità delle persone. La Provincia persevera nello scaricare su altri le responsabilità senza riconoscerle, con un atteggiamento irresponsabile, che genera disagio e sofferenza nelle persone, oltre che confusione e gravi carenze ai servizi.
Bozen Accoglie ha stigmatizzato questa decisione repressiva, con la quale si intende, inoltre, avallare un ulteriore distinguo fra migranti, tra quelli “vulnerabili” (le famiglie, in particolare donne e bambini) e non (gli uomini).
Quello che colpisce è, tra le altre cose, l’estrema vaghezza e superficialità con cui vengono utilizzati dei concetti giuridici ben precisi, il che rischia di fornire margini di discrezionalità, sconfinanti con l’arbitrio, intollerabili per una società che si autodefinisce “civile”.

Bozen Accoglie vuole ricordare a Critelli e all’assessora Martha Stocker, tra i mandanti “politici” della circolare – la quale aveva affermato, già l’anno scorso, come scelte troppo “morbide” in materia di accoglienza rischino di rappresentare un pericolo in termini di attrazione di flussi “migranti” – che, con il termine “vulnerabili”, nel contesto della protezione internazionale devono intendersi i minori, i minori non accompagnati, i disabili, gli anziani, le donne in stato di gravidanza, i genitori singoli con figli minori, le vittime della tratta di esseri umani, le persone affette da gravi patologie fisiche o da disturbi mentali, le persone che abbiano subito torture, stupri o altre forme gravi di violenza psicologica, fisica o sessuale, le vittime di mutilazioni genitali (art. 2 lettera “k” della Direttiva 2013/33 dell’Unione Europea).
La tesi alla base della nota, ovvero la presunta facoltà della Provincia di Bolzano di applicare una sorta di divieto alla “scelta mirata” di destinazione da parte dei richiedenti asilo, risulta poi totalmente infondata ed in grave contrasto con le disposizioni vigenti: non sussiste nella normativa italiana (nello specifico il D.Lgs 142/2015) alcun vincolo territoriale (e neppure temporale) nello scegliere dove presentare la domanda di asilo e chiedere la relativa accoglienza, in quanto la domanda può esser presentata alla frontiera o nel territorio nazionale dove il richiedente si trova. Nel caso di rinvio di un richiedente asilo da altro Stato UE verso l’Italia in attuazione del cosiddetto Regolamento Dublino III vige parimenti l’obbligo dell’accoglienza del richiedente come chiaramente sancito dall’art. 1 comma 3 del D.Lgs 142/2015.

Il comunicato termina denunciando “ancora una volta il totale immobilismo
delle istituzioni che lasciano per strada persone sfuggite da condizioni di vita intollerabili e trattano le migrazioni con una logica costantemente emergenziale. Il volontariato attivo e indipendente, in campo anche stavolta per sopperire alle mancanza della politica e degli enti gestori della cosiddetta “accoglienza” sul territorio provinciale, non può e non intende essere la stampella a sostegno di queste scelte scellerate e criminali. I nuovi criteri d’accoglienza migranti della Provincia di Bolzano sono illegali, oltre che inumani!”.

Bozen Accoglie chiede perciò a gran voce la convocazione di un tavolo pubblico su questo tema e ribadisce l’assoluta necessità del ritiro della circolare firmata da Luca Critelli.

Redazione

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Stefano Bleggi

Coordinatore di  Melting Pot Europa dal 2015.
Mi sono occupato per oltre 15 anni soprattutto di minori stranieri non accompagnati, vittime di tratta e richiedenti asilo; sono un attivista, tra i fondatori di Libera La Parola, scuola di italiano e sportello di orientamento legale a Trento presso il Centro sociale Bruno, e sono membro dell'Assemblea antirazzista di Trento.
Per contatti: [email protected]