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I doveri dell’Ungheria verso i rifugiati

Nils Muiznieks, The New York Times - 28 settembre 2016

La polizia ungherese di guardia questo mese lungo il confine con la Serbia mentre gli operai finiscono di costruire una recinzione vicino a Roszke, in Ungheria. Foto: Sergey Ponomarev per The New York Times

Strasburgo, Francia – Al recente summit dell’Unione Europea a Bratislava, in Slovacchia, gli approcci divergenti dei paesi membri su come gestire il flusso dei migranti hanno rivelato divisioni profonde. Tra i paesi più ostili alle proposte dell’Unione Europea in tema di migrazioni figura l’Ungheria. La cosa non desta stupore.

Il disimpegno dell’Ungheria per quanto riguarda la protezione dei diritti umani e il ruolo della legge non è una novità. Negli ultimi anni, il governo ungherese ha fatto pressioni sui mezzi di informazione, ha eroso l’indipendenza del potere giudiziario e ha ostacolato il lavoro dei gruppi no profit. Ma è in tema di migrazioni che l’allontanamento dell’Ungheria dai diritti umani è più evidente.

Nel corso dell’ultimo anno i cambiamenti radicali in ambito legislativo hanno reso praticamente impossibile, per i migranti, ottenere lo status di rifugiato in Ungheria, hanno ristretto le tutele garantite dall’asilo e hanno criminalizzato in maniera ingiustificata migranti e richiedenti asilo.

Durante il picco di arrivi dello scorso anno, l’Ungheria ha costruito una recinzione di filo spinato – che sarà presto potenziata – lungo il confine con Serbia e Croazia e, da allora, sono state numerose le denunce di violenza da parte della polizia ai danni dei richiedenti asilo.

Le azioni del governo ungherese hanno sollevato dure critiche sia nel paese che dall’estero. L’amministrazione del Primo Ministro Viktor Orban ha tuttavia ignorato le critiche e ha proseguito con il suo programma, che non può essere definito altro che xenofobia istituzionalizzata.

La nuova legge entrata in vigore a luglio permette l’espulsione sommaria dei migranti intercettati nel raggio di otto chilometri dal confine. Di conseguenza, dalla fine di agosto al 12 settembre più di 600 migranti – compresi potenziali richiedenti asilo – sono stati arrestati e riportati al confine, forse violando il diritto di queste persone di chiedere asilo in base ai trattati internazionali.

Come se queste violazioni non fossero abbastanza, la polizia sta reclutando altre 3.000 persone per quelle che ufficialmente vengono chiamate “unità d’azione di caccia al confine”, che si occupano del pattugliamento dei confini. Una volta finiti i due mesi di addestramento in “compiti base di polizia” e altri quattro mesi in servizi di sorveglianza, riceveranno una pistola, con proiettili veri, e altro equipaggiamento di polizia. Il governo non sembra preoccuparsi del rischio di permettere a persone armate e inesperte di occuparsi di persone vulnerabili come i profughi e le vittime di tratta.

Questi preoccupanti sviluppi giungono nel mezzo di una campagna di demonizzazione dei profughi, orchestrata dal governo fin dal 2015, quando venne promossa un “consultazione nazionale sull’immigrazione e il terrorismo” che ritraeva i migranti come un pericolo per la società ungherese.

Quest’opera di propaganda ha raggiunto un nuovo apice di intensità nel periodo antecedente il referendum del 2 ottobre su ogni possibile proposta futura della Commissione Europea di ricollocare i rifugiati più equamente tra i paesi dell’Unione Europea. In tutto il paese, un cartellone propagandistico sponsorizzato dal governo promuove messaggi capziosi, dicendo ad esempio che le molestie sessuali ai danni delle donne hanno avuto un’impennata in tutta Europa dall’inizio della crisi migratoria, o che gli attacchi terroristici di Parigi sono stati commessi da immigrati.

Queste vergognose campagne contro i profughi non sono purtroppo una novità, in Europa: l’UKIP in Gran Bretagna, il Front National in Francia e la Lega Nord in Italia usano tutti messaggi xenofobici simili. Ma in Ungheria è il governo stesso a propagandare tali falsità.

Il governo ungherese difende la sua linea politica accusando i detrattori di essere male informati.

Giustifica le proprie posizioni sull’immigrazione appellandosi al dovere “di assicurare la sicurezza del popolo europeo”. Nessuno nega che l’Ungheria si sia trovata in difficoltà di fronte ai quasi 400.000 migranti che hanno attraversato il paese nel 2015 e che abbia ricevuto ben poco aiuto dai suoi partner europei. Ma questo non giustifica la decisione di buttare alle ortiche la tutela dei rifugiati.

I diversi stati hanno il diritto di stabilire le proprie politiche di immigrazione, ma queste non possono contravvenire alla Convenzione Europea sui Diritti Umani e alla Convenzione relativa allo Statuto dei Rifugiati del 1951, nemmeno nei momenti di crisi. L’approccio ungherese al problema ha già causato violazioni dei diritti umani e sofferenza ingiustificata. Ha anche minato il valore della solidarietà e della tolleranza incarnato dal Consiglio d’Europa e dall’Unione Europea.

Peggio ancora, lo sprezzante approccio populista dell’Ungheria al problema migratorio sta spingendo i paesi vicini a fare altrettanto.

Se l’Ungheria insisterà con la sua politica sprezzante in violazione dei diritti umani, si troverà di fronte a ulteriori critiche internazionali e possibili sanzioni legali. La Commissione Europea ha già cominciato le “procedure di infrazione” contro l’Ungheria per aver violato la legge europea sull’asilo. La commissione ha inoltre il potere di appellarsi alla Corte Europea di Giustizia se un paese membro non si adegua alle leggi dell’Unione Europea. I cittadini possono inoltre appellarsi alla Corte Europea dei Diritti Umani, la quale ha già condannato l’Ungheria per detenzione illecita di richiedenti asilo.

Se vogliono evitare di allargare la frattura, l’Ungheria e le organizzazioni europee devono aprire un dialogo ed evitare di infiammare ulteriormente una situazione già parecchio tesa. Per questo motivo è essenziale che i leader politici ungheresi smettano di diffondere messaggi xenofobici e comincino a rispondere ai timori dell’opinione pubblica in tema di migrazioni e asilo con fatti reali, informazioni corrette e attenzione verso i diritti umani.

La tutela dei rifugiati è sempre stata parte integrante del progetto dei diritti umani, in Europa come nel resto del mondo. È ciò che, quasi 60 anni fa, ispirò un movimento di solidarietà internazionale che ha aiutato circa 200.000 ungheresi a trovare rifugio all’estero dalla brutale repressione sovietica della rivoluzione ungherese.

Questo spirito è ancora al centro dell’integrazione europea ed è il miglior rimedio alle forze antidemocratiche e distruttive del nazionalismo, che hanno tanti danni hanno causato in passato. Preservare i diritti dei rifugiati è nel pieno interesse dell’Ungheria.