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Il Sud globale migrando a nord

Martha Sánchez Soler, Desinformémonos - 27 ottobre 2016

Photo credit: Ruben Figueroa

Gli insoliti flussi di sfollati dal sud del mondo verso l’Europa e gli Stati Uniti sono bombe a orologeria pronte ad esplodere e a confrontarsi con i paesi nordici con le conseguenze di secoli di intervento politico, economico e militare da parte degli imperi verso i loro vicini del sud.

Si contano milioni di sfollati per violenza. Ogni giorno più di 33.972 persone in tutto il mondo fuggono. Sono 16.1 milioni i rifugiati nel mondo, di cui più di 5.2 palestinesi.

Più di 312.000 persone sono arrivate dall’Africa e dal Medio Oriente passando per il Mediterraneo. Quasi 3.000 sono affogate superando la cifra del 2015.

Nel continente americano però abbiamo il nostro Mediterraneo: il Messico è attraversato ogni anno da circa 400.000 migranti, sfollati e rifugiati provenienti maggiormente dal triangolo settentrionale del centro America (El Salvador, Honduras e Guatemala).

Il monitoraggio ed il controllo sul confine meridionale del Messico hanno portato ad una caccia senza tregua dei migranti centroamericani da parte delle autorità messicane.
I migranti in transito attraverso il Messico sono nelle mani della criminalità organizzata che, con la protezione delle autorità, li ha trasformati nella seconda fonte di guadagno attraverso il rapimento, l’ estorsione, il traffico di persone, la tratta e l’utilizzo della forza lavoro per attività illegali.
Attraverso i rapporti con i trafficanti o coyote e gli Zeta, le autorità messicane ricevono generosi “compensi” per lasciar passare il traffico di persone per le strade, per gli aeroporti, le vie marittime e le vie ferroviarie.
Mentre il crimine organizzato raccoglie una vulnerabilità coltivata dalla politica, quest’ultima obbedisce alla logica di sicurezza nazionale incarnata dalla legge sull’immigrazione e attualmente “Programa Frontera Sur” che, mirando a rafforzare il confine con il Guatemala, opera sotto la logica “perseguire, catturare, deportare“.

Una foto pubblicata da Ruben Figueroa (@rubenfigueroadh) in data:


Però il Mediterraneo messicano affronta nuove sfide dovute alla sua vicinanza con l’ambita frontiera Messico- Stati Uniti, e alle circostanze geopolitiche mondiali:

– nel 2013, a partire dall’ultimo trimestre, i flussi migratori centroamericani in transito per il Messico hanno mostrato un incremento sostanziale, convertitosi in una vera e propria valanga nei mesi di aprile, maggio e giugno 2014. Questo è stato caratterizzato da un considerevole aumento di minori non accompagnati tra i 14 e i 18 anni, ed una insolita quantità di donne con bambini tra 0 e 12 anni.

– nel 2015 migliaia di cubani hanno viaggiato dall’Ecuador o dalla Guyana in direzione del Messico ed hanno attraversato la frontiera degli Stati Uniti, ricevendo i benefici dell’asilo con il timore che le politiche migratorie sarebbero cambiate in funzione di nuove relazioni diplomatiche tra Cuba e Stati Uniti.

– nel 2016, a partire dalla primavera, nuovi migranti sono iniziati ad arrivare in Messico dopo un viaggio di più di 17.000 km e il pagamento di migliaia di dollari ai trafficanti. A migliaia di km di distanza da casa, senza passaporto o nessun altro modo per dimostrare la propria nazionalità, sono migranti notoriamente difficili da deportare per cui dopo un breve periodo di detenzione l’Istituto Nazionale di Migrazione (INM) generalmente li rilascia e da loro l’ordine di lasciare il paese entro 20 giorni.

A migliaia aspettano nelle città di frontiera di Tijuana e Mexicali che l’autorità degli Stati Uniti dia loro la possibilità di essere consegnati all’autorità di immigrazione e di richiedere asilo; a loro si aggiungono i tradizionali flussi di migranti messicani e centroamericani provenienti dal sud o espulsi dagli Stati Uniti, e sfollati interni che arrivano a Tijuana da Michoacan, Guerrero, e altri stati.

Il 22 settembre l’amministrazione Obama ha sospeso il programma di soggiorni temporanei per gli haitiani relativo al 2010. Il numero di persone accettate ogni giorno si è ridotto a 70 a Tijuana e 40 in Mexicali, generando una crisi umanitaria di grandi proporzioni.

L’Istituto Nazionale di Migrazione ha rilasciato 14.800 permessi di transito al confine con il Guatemala; 18.000 sfollati sono già nel nord del paese e a sud della California rimangono tra i 3.000 e i 4.000 migranti.
Si stimano più di 40.000 i migranti in cammino attraverso il Sud America e Panama. Vengono da luoghi tanto diversi quanto remoti come l’Afghanistan, il Pakistan, il Burkina Faso, la Nigeria, il Sudan, il Camerun, il Bangladesh, la Russia, la Repubblica Dominicana, l’Iraq, la Costa d’Avorio e sopratutto Haiti.

L’improvviso aumento di persone da tutto il mondo lungo il percorso di migrazione dal Brasile al Messico suggerisce l’apertura di nuovi corridoi di trafficanti a causa delle restrizioni imposte dai paesi europei sulla rotta del Mediterraneo.

Secondo Amnesty International, con più migranti che si dirigono al confine, la crisi nella California del sud è l’ ulteriore espressione del disastro regionale dei migranti e dei rifugiati in tutto il mondo dalla fine della seconda guerra mondiale.

Ciò che è chiaro è che la sofferenza delle persone è responsabilità di tutte le nazioni coinvolte e che la questione migratoria si potrà risolvere con strategie globali che garantiscano diritti umani, il diritto a migrare, il diritto a non essere forzatamente sfollati ed il diritto a non migrare.