Raccolta del pomodoro in Basilicata
Si chiude la stagione tra lavoro grigio e caporalato
Roma, 9 novembre 2016 – Da agosto a ottobre 2016, il team Terragiusta di Medici per i Diritti Umani (MEDU), in collaborazione con Arci Iqbal Masih di Venosa, ha operato in Basilicata, nell’area del Vulture-Alto Bradano, in numerosi insediamenti informali ubicati nei comuni di Venosa, Palazzo San Gervasio e Montemilone. Con una clinica mobile, il team formato da una coordinatrice, un medico, un mediatore culturale e un operatore socio-legale, ha prestato prima assistenza medica e orientamento socio-sanitario a 192 migranti – 177 uomini e 15 donne – provenienti per la gran parte dall’Africa sub sahariana occidentale, realizzando in totale 269 visite mediche.
Chi sono i braccianti
Dei 192 pazienti visitati, 171 hanno dichiarato di lavorare o cercare impiego nel settore agricolo. Si tratta di una popolazione giovane, con un’età media di 33 anni, per il 60% dei casi presente in Italia da più di 3 anni e, in più della metà dei casi, con un livello sufficiente di conoscenza della lingua italiana. I principali paesi di provenienza sono Burkina Faso, Costa d’Avorio e Sudan.
La quasi totalità dei lavoratori (91%) era regolarmente presente in Italia ed era titolare principalmente di permessi di soggiorno per motivi umanitari (41%), lavoro subordinato e autonomo (24%) e protezione internazionale (16%).
Erano inoltre presenti alcuni lavoratori con permesso di soggiorno semestrale per richiesta asilo (6%) perché in fase di ricorso contro il diniego della Commissione Territoriale per il riconoscimento della protezione internazionale. E’ inoltre da rilevare l’incremento, rispetto agli anni passati, della popolazione femminile negli insediamenti informali, in particolare nel ghetto di Mulini-Matinelle dove vivevano circa 40 donne, in molti casi coinvolte in attività di prostituzione. Quasi tutte provenivano dalla Nigeria e avevano un’età compresa tra i 20 e i 30 anni, alcune probabilmente minori di età.
La maggior parte delle donne riferiva di vivere abitualmente in Campania, tra Napoli, Castel Volturno e Casal di Principe. MEDU ha visitato e fornito orientamento sociale e sanitario – attivando anche interventi specifici, volti all’emersione del fenomeno della tratta – a 11 pazienti, che nella maggior parte dei casi si erano rivolte al medico per un sospetto di gravidanza. Nessuna era in possesso di un permesso di soggiorno.
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