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Ungheria: giochi di potere e il vero significato del referendum del 2 ottobre 2016

Il tanto atteso settimo emendamento alla costituzione ungherese

Foto: hungarianfreepress.com

La modifica della Costituzione è un affare frequente nell’Ungheria di Viktor Orbán. L’emendamento promulgato a fine ottobre è il settimo da aprile 2012. Il Ministero della Giustizia è ormai velocissimo e abituato a modificare la Costituzione. Certo, non sappiamo quando sono realmente iniziati i lavori su questo ultimo “ritocco” visto che il governo di Orbán ha mantenuto segreta la preparazione.

Secondo la legge ungherese, non può essere proposto nessun referendum su questioni relative alla Costituzione. Eppure, ancora prima del referendum sulle “quote” del 2 ottobre 2016 era ben chiaro che il fine ultimo non erano le quote in sé ma la prova di consensi per una riforma costituzionale.

Il 2 ottobre ha dato nuova unità e forza al governo, “le persone sentono che l’indipendenza dell’Ungheria è ancora una volta in pericolo”, ha detto il premier Orbán Viktor in parlamento, aprendo il dibattito sulla modifica della legge fondamentale. Nel suo discorso di apertura il capo del governo ha detto: “una nuova unità per l’Ungheria è venuta in essere, non si tratta né destra né di sinistra, ma è semplicemente ungherese; il perseguimento di questa nuova unità è quello di mantenere l’Ungheria un paese ungherese.” La nuova unità, ha proseguito, al fine di esprimere “la necessità di base originari della anima del popolo“, secondo cui “senza il nostro consenso e l’approvazione nessuno dovrebbe decidere con chi e come desideriamo vivere.

Secondo le sue parole, la ragione per cui è necessario esprimere la nuova unità ungherese con una modifica alla Costituzione è perché, al di là della questione dei migranti, il referendum è stato davvero sull’identità costituzionale. “La questione dell’identità costituzionale è uno delle più importanti, domande sul futuro, e allo stesso tempo un riepilogo delle nostre discussioni con Bruxelles“, ha detto il primo ministro.

Più di 3,36 milioni di ungheresi hanno votato “no” al referendum del 2 ottobre sul sistema di quote proposto dell’UE, un voto schiacciante, secondo il governo, il 98 per cento a favore della posizione del primo ministro contro che la decisione del trasferimento dei “non-ungheresi” che dovrebbe rimanere di competenza nazionale. In risposta a questa nuova unità, il governo ungherese ha proposto di incorporare questa espressione della volontà popolare nella legge fondamentale, la costituzione ungherese. Tuttavia, come noto, il referendum non ha raggiunto il quorum.

I punti principali della modifica alla Costituzione includono:

– Una dichiarazione chiara sul divieto a Bruxelles di ordinare il reinserimento dei migranti verso l’Ungheria senza il consenso del Parlamento ungherese, e il divieto di ricollocamento di massa obbligatorio

– Una dichiarazione che il ricollocamento di persone senza diritto di libera circolazione e soggiorno in Ungheria può avvenire solo sulla base di richieste individuali valutati dalle autorità ungheresi in procedure descritte nelle leggi ungheresi emanate dal Parlamento

– Una modifica del “credo nazionale” della costituzione, affermando che “è dovere fondamentale dello Stato proteggere l’identità costituzionale dell’Ungheria radicata nella sua costituzione storica,” evidenziato nell’articolo 1

I due capi partito di Fidesz e Jobbik, si sono incontrati la scorsa settimana per discutere la proposta di Orbán di modifica alla legge fondamentale per impedire il ricollocamento dei richiedenti asilo. Soluzione giuridica inizialmente proposta da Jobbik per evitare il referendum. Vona, porta voce di Jobbik, ha raccontato alla stampa che avrebbero collaborato solo se il governo mette fine alla vendita di obbligazioni di insediamento – un programma che secondo i critici ha deviato centinaia di milioni di euro dalla tesoreria ungherese a società off-shore e permesso a migliaia di i cittadini non comunitari di stabilirsi in Ungheria senza essere adeguatamente controllati dalle autorità ungheresi per possibili legami terroristici. Ad oggi sono state vendute circa 4.000 obbligazioni per un totale di 1,1 miliardi di euro, secondo il centro di gestione del debito pubblico (AAK). Perché obbligazionisti possono ottenere permessi di soggiorno per i familiari più stretti, così, il numero totale di permessi rilasciati fino ad oggi supera i 18.000, secondo il ministero degli interni.

Secondo le informazioni di hvg.hu, Orbán aveva già sollevato la questione di porre fine al programma di obbligazioni di insediamento all’inizio di settembre durante il vertice del partito di Fidesz a Balatonfüred, sostenendo che un contesto economico mutato aveva reso il programma meno vantaggioso per lo Stato e che i tassi di interesse, invariati rispetto al 2013, lo avevano reso sempre più costoso da mantenere. Di conseguenza, il governo ha riferito la decisone di porre fine alla vendita delle obbligazioni entro la fine di quest’anno, e di eliminare completamente eliminare il programma entro il 2021 in modo da non interferire con le obbligazioni vendute e permessi di soggiorno già rilasciati.

La realtà è che Fidesz ha estremamente bisogno del sostegno di Jobbik per raggiungere la soglia dei due terzi necessaria per modificare la Costituzione, a contrario del 2012 quando Fidesz possedeva da solo la maggioranza necessaria per modificare la Costituzione.

Lo scenario migliore per Fidesz sarebbe quello di votare per la chiusura del programma di obbligazioni di insediamento che si terrà prima della votazione finale sulla modifica della costituzione. In questo modo, Jobbik non avrebbe alcun motivo per non sostenere l’emendamento.