Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

Le voci dalle occupazioni di Bari e Foggia su Radio NoBorder, una radio per tutti

Undicesimo report degli attivisti di Overthefortress in viaggio nel sud Italia

Foggia, Casa bianca

Bam bam dilla, bam bam, ‘Ey what a bam bam, seh what a bam bam”, Radio NoBorder accompagna il camper di OverTheFortress nel suo viaggio e continua a far risuonare la sua sigla. Fin dall’inizio della carovana portiamo con noi la strumentazione della ormai nota web radio fondata in Grecia, ad Ekocamp. Quella che doveva essere una trasmissione di 40 minuti alla settimana si è ora trasformata in uno strumento nuovo e creativo per entrare in contatto con i migranti, un ponte che scioglie timori e timidezze.
E’ proprio per questo motivo che abbiamo deciso di proporre delle dirette radio a Bari e Foggia, precisamente da tre diverse esperienze di occupazioni a scopo abitativo: l’ex liceo Socrate, Villa Roth e la Casa bianca.

Bari, ex Liceo Socrate: la casa è un diritto

Overthefortress all'ex liceo Socrate
Overthefortress all’ex liceo Socrate

Arriviamo al “Socrate” nel tardo pomeriggio e incontriamo Angelo Cardone, attivista che segue e supporta i migranti che vivono qui. Circa settanta persone provenienti da diversi paesi abitano lo stabile da diversi anni, alcuni migranti sono i primi occupanti dell’immobile, altri si sono aggiunti nel tempo.
Conosciamo Habbas, uno degli abitanti storici di questo luogo che nel 2009, insieme ad altri migranti hanno occupato il vecchio liceo Socrate. In un clima di completa autogestione è iniziato così un percorso di convivenza che ha dato la possibilità a tante persone di poter avere una casa. Purtroppo la struttura non è in condizioni ottimali, anzi presenta diverse impalcature ed i servizi igienici sono quasi inagibili. Per questo motivo, qualche anno fa, l’amministrazione comunale aveva avviato un protocollo d’intesa che riconosceva l’occupazione e prevedeva l’avvio di corsi di formazione che avrebbero consentito ai migranti stessi di effettuare l’autorecupero della struttura. Ma dopo il cambio della giunta il progetto è rimasto congelato e con lui anche i lavori.
Quando possiamo organizziamo degli eventi e con il ricavato mandiamo avanti il cantiere, ma non è facile”, Angelo ci racconta inoltre dei corsi di lingua che vengono svolti saltuariamente e dell’apertura di un internet point. Un piccolo spazio con qualche computer che permette a tutti di accedere a internet, compresa la nostra radio. Pochi minuti e ci rendiamo conto che la nostra radio avrebbe potuto raccogliere le voci e le storie di chi abita e si prende cura dell’ex liceo Socrate. Prendiamo l’attrezzatura, spostiamo qualche tavolo e tiriamo qualche cavo nella vecchia palestra della scuola e siamo pronti. “In diretta dal Socrate, qui Radio NoBorder!”

Bari, Villa Roth: mutualismo meticcio

Overthefortress - Iniziativa a Villa Roth
Overthefortress – Iniziativa a Villa Roth

L’ex liceo Socrate non è l’unica occupazione abitativa per migranti presente a Bari, quindi inseriamo la rotta e ci dirigiamo verso Villa Roth. Nel centro di Bari 40 migranti e 25 italiani vivono in questa suggestiva villa, data loro in concessione dal comune dopo anni di lotta ed occupazioni. Una vertenza sociale legittimata con questa importate conquista.
La comunità si autogestisce con il supporto di alcuni attivisti baresi, tra i quali Gianni De Giglio: organizzano eventi, corsi di alfabetizzazione e coltivano un orto. Trascorriamo qui una giornata per partecipare ad una tavola rotonda, durante la quale presentiamo il nostro viaggio e ascoltiamo le esperienze di chi lavora sul territorio.
Grazie ai diversi interventi raccogliamo alcune informazioni riguardo il CARA di Bari e su alcuni sbarchi avvenuti lungo le coste pugliesi recentemente. Secondo quanto ci riferiscono, alcune imbarcazioni arrivano in Italia direttamente dalla Grecia e dalla Turchia trasportando diversi migranti provenienti dal Medio Oriente.
L’evento termina con una cena solidale preparata dagli abitanti della Villa a base di riso, pollo ed insalata. E’ stato un bel momento informale che ci ha permesso di conoscere meglio la comunità, in particolare due bambini che avevano tanta voglia di giocare: Destiny e Salomone. Gli raccontiamo di Radio NoBorder e immediatamente scatta la proposta di tornare il giorno seguente per trasmettere insieme nuove storie. Ancora una volta vi proponiamo di ascoltare direttamente le loro voci, tra le quali sentiamo anche alcuni accenti baresi. Francesco Scardaccione in diretta dalla Germania ci racconta della manifestazione organizzata dai richiedenti asilo afghani in seguito alla dichiarazione dello Stato tedesco che ritiene l’Afghanistan un paese sicuro, e Giuseppe Campesi, ricercatore nel Dipartimento di Scienze Politiche all’Università di Bari e collaboratore di Melting Pot con la rubrica “Frontiere del controllo“. Giuseppe è noto per i suoi studi critici sull’approccio securitario in materia di immigrazione, in particolare nel rapporto tra migrazioni, libertà e sicurezza nel mondo contemporaneo. Lo interroghiamo in particolare su Frontex, la più nota, ma non l’unica, polizia di frontiera europea. Attraverso la sua nascita e i suoi compiti attuali si definisce uno scenario fosco, nel quale risalta la funzione e il potere sovranazionale di questo organo, in grado di dare disposizioni e ordini alle varie polizie statali. Un meccanismo nuovo per l’Unione Europa, che in modo sempre più evidente impone dall’alto la gestione e il controllo dei flussi migratori.

Foggia: Casa bianca, un’occupazione abitativa per uscire dal ghetto e liberarsi dei caporali

Foggia - Casa bianca
Foggia – Casa bianca

Lasciamo Bari e ci spostiamo a Foggia per conoscere e monitorare la situazione nei ghetti di Rignano e Borgo Mezzanone.
Incontriamo Alessandro Ventura del laboratorio politico sulle migrazioni Pro/Fuga, che ci porta alla “Casa bianca”, un ex-fabbrica di latticini legata al gruppo Granarolo. Abbandonata da molti anni, è stata occupata nel 2011 da un gruppo di migranti fuoriusciti dal Gran Ghetto di Rignano. Un gesto simbolico e politico molto forte, seppur mosso da necessità basilari. Infatti non si può ricondurre la scelta di lasciare quel luogo solamente alle condizioni igieniche o alla pericolosità della vita nel ghetto.
I migranti pongono dei punti importanti nello spiegare questa occupazione: prima di tutto l’essere vicini al centro città. Non isolati dal mondo, costretti a passare tutto il proprio tempo tra i campi del lavoro e quel buco nero dei diritti che è il Gran Ghetto. La vicinanza alla città permette loro di uscire la sera o quando non lavorano, di intrecciare conoscenze e relazioni anche con i cittadini locali.
In secondo luogo staccarsi dal caporalato: infatti tutti coloro che vivono a ‘‘Casa bianca” continuano a lavorare nelle campagne, ma hanno smesso di servirsi dei caporali. Si muovono in modo indipendente con la bici o con i mezzi pubblici.
Queste sono due motivazioni decisamente importanti e di un fortissimo impatto politico. Purtroppo però la vita continua ad essere molto dura: l’edificio è molto vecchio e fatiscente, non c’è elettricità e acqua corrente, se non in un pozzo nel cortile. Attualmente hanno ottenuto un generatore, grazie alla cassa di mutuo soccorso di Sfruttazero e agli attivisti di ProFuga che supportano l’occupazione da quando è nata. Sono proprio loro a raccontarci che i migranti non hanno mai voluto attaccarsi alla corrente illegalmente, che non vogliono rubare nulla a nessuno e vorrebbero pagare le bollette come tutti, così come ora pagano la benzina del generatore. Questo costo come quello della spesa sono divisi fra tutti. Si mangia tutti insieme, si cucina e si pulisce a turno.
Vi è una vera e propria comunità che si autogestisce e dimostra ancora una volta quanto spesso i migranti, anche nelle narrazioni comuni umanitarie, siano considerati e trattati solo come delle vittime indifese. Vedendo la loro capacità di auto-organizzazione siamo così sicuri che un ente gestore sia così fondamentale? Sia le famiglie di villa Roth che i ragazzi di ‘‘Casa bianca’’ rifiutano di dover essere gestiti e controllati, dimostrando che l’autogestione è un modello che nonostante le difficoltà crea davvero autonomia e anche integrazione. Anche le voci e le storie della “Casa bianca” sono state raccolte e trasmesse tramite Radio NoBorder.

Abbiamo deciso di descrivere queste storie in modo diverso dal solito, provando a raccontare meno dal nostro punto di vista, anche a scapito di dare informazioni più didascaliche, ma presentando invece la voce dei veri protagonisti che vivono questi luoghi . Con tanta emozione vediamo la radio crescere in termini di ascolti, ma soprattutto aumentano le voci che si alternano al microfono. Ed ecco che la radio diventa di tutti e per tutti, una radio davvero senza confini.