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Notte di feriti, tensione e miseria alla frontiera

C. Echarri, Ceuta, Spagna - 2 gennaio 2017

La prima alba del 2017 si è rivelata particolarmente complicata al confine tra Spagna e Marocco. Secondo le stime di una delegazione governativa spagnola, più di mille persone hanno tentato di attraversare il confine dallo stesso punto in cui, il settembre passato, erano riusciti a raggiungere Ceuta altri cento migranti, approfittando della permeabilità del terreno e dell’esistenza di un avvallamento in cui la visibilità è pressoché nulla. Le forze di sicurezza marocchine e spagnole erano in stato di in allerta dopo aver ricevuto un avviso dai servizi di informazione che operano ad ambo i lati della frontiera. Di fatto, un numero elevato di agenti delle Forze Ausiliarie Marocchine (FAR – Forces Armées Royales) controllavano il confine dalle prime ore della notte, così come le pattuglie della Guardia Civil e del GRS (Grupo de Reserva e Securidad – unità operativa della Guardia Civil, ndr). Alle 4 del mattino sarebbero arrivati i rinforzi per via aerea tramite un elicottero dell’Istituto Militare di ricognizione sopra la città, con il sostegno delle Unità UIP (Unidades de Intervencion Policial) e UPR (Unidades de Prevencion y Reaccion) della Polizia Nazionale.

Le luci dei fari sui monti, l’andare e venire delle unità marocchine, l’aumento graduale delle forze spagnole e l’arrivo di decine di volontari della Croce Rossa alla frontiera segnavano l’inizio di una mattinata che sarebbe stata particolamente complicata dal versante marocchino, dove si è registrato un alto numero di feriti. Le Forze Ausiliarie hanno impedito a circa 500 persone di avvicinarsi alla frontiera, contando tra le loro fila il maggior numero di agenti colpiti. Secondo la delegazione governativa, 50 di loro sono stati gravemente feriti, di cui uno ha perso un occhio a causa dell’impatto con una pietra. La Guardia Civil, appoggiata dal principio dal GRS (il cui supporto è stato fondamentale), ha cercato di contenere il resto dei migranti, almeno altre 600 persone, che si dirigevano verso una frontiera già completamente blindata. Anche in questo caso, cinque guardie sono rimaste ferite nonostante, secondo la relazione della delegazione governativa, non abbiano riportato ferite gravi.

106 migranti sono riusciti ad arrampicarsi sulla barriera, dei quali la maggior parte sull’altura di Sidi Ibrahim, mentre altri, sebbene casi più isolati, nella zona di Berrocal. La Croce Rossa si è occupata di valutarne lo stato di salute una volta scesi, spontaneamente o per mezzo della Guardia Civil con l’appoggio del Parque Movil (Parque Movil del Estado – dipartimento dei trasporti), che ha fornito una gru per aiutare i migranti a scendere dalle barriere. Tra questi, molti sono scesi per non poter più restare aggrappati sopra la coltre di filo spinato della barriera.

Solamente due giovani sono stati ricoverati nell’ospedale di Ceuta, uno per un gomito slogato, e l’altro per una ferita sulla fronte. Gli altri sono stati identificati dai volontari dell’unità umanitaria e consegnati dalla Guardia Civil alle forze marocchine che aspettavano dall’altra parte della frontiera.

La delegazione governativa riporta ciò che già era stato sottolineato dalla AECG (Asociación Española de Guardias Civiles) nell’occasione del tentativo del 9 dicembre scorso: il grado sempre più accurato di organizzazione dei migranti. Inoltre, il Governo mette in guardia sulla violenza crescente dei tentativi di attraversamento della frontiera. Secondo fonti consultate dalla delegazione stessa, i migranti riescono in qualche modo a passare portando con sé tenaglie per rompere le barriere di confine o sbarre in ferro da porre tra le recinzioni, le pietre e i pali. Il modus operandi è lo stesso usato nelle ultime incursioni o tentativi di attraversare il perimetro frontaliero.

Così, come in quelle occasioni, i migranti subsahariani hanno optato per dividersi in gruppi, ciascuno guidato da alcuni dei loro compatrioti. Non è cosa nuova. Dall’altro lato delle barriere, gli accampamenti in cui questi sopravvivono stanno venendo smantellati dal Marocco, il che li obbliga a escogitare un modo efficacie di garantirsi la buona riuscita dell’impresa. Durante gli ultimi tentativi, questa strategia aveva dato i suoi frutti, approfittando della scarsità di agenti dal lato spagnolo del confine e del fatto che nemmeno la Guardia Civil si immaginasse che un tale numero di persone si era accumulato nei paraggi della frontiera. Ieri, però, è stato diverso, poiché si temeva una situazione simile già dai giorni addietro. Di fatto, la delegazione del Governo era stata allertata di quello che poteva succedere, così come il pronto soccorso (Ingesa – Instituto Nacional de Gestion Sanitaria, ndr) in caso ci fossero stati feriti, e il CETI (Centro de Estancia Temporal de Inmigrantes) che ancora dispone di qualche cuccetta per accogliere eventuali nuovi arrivati.

Fonti consultate da El Faro insistono nell’affermare che gli attraversamenti sono caratterizzati da una sempre maggiore pressione esercitata dai migranti che sta sorprendendo anche gli agenti della Guardia Civil. Episodi simili rappresentano senza dubbio una reazione che va contestualizzata negli eventi trascorsi nell’ultimo anno. Gli attraversamenti variano a seconda dell’esito: per i migranti non è più convieniente arrampicarsi sulle barriere, dato che vengono sistematicamente riconsegnati alle autorità marocchine; invece, essi tentano ora di romperle con strumenti di fortuna, anche se ieri non ci sono riusciti perché il sistema di protezione della frontiera era pressoché impossibile da aggirare. Le forze di sicurezza disponevano di un numero maggiore di effettivi grazie al fatto che il Biutz 1 non era operativo e non c’era bisogno di personale alla frontiera, cosa che non sempre si verifica.

Secondo quanto affermato dalla delegazione, i migranti hanno tentato di forzare le porte situate lungo le barriere di frontiera senza successo. Le urla, le sirene, e l’andare e venire dei veicoli delle forze dell’ordine segnava una nottata dagli esiti incerti. Tra i rinforzi, non ha partecipato la Polizia Locale perché rimanesse parte del servizio d’ordine per i festeggiamenti per l’anno nuovo, inserendo invece la UIP tra le unità disponibili.

Dichiarazioni dell’UNHCR

La Spagna, la Spagna” hanno gridato, all’alba, gli unici due migranti che si sono arrampicati nei pressi di Berrocal. Vi sono rimasti quasi per un’ora fino a che la stanchezza non li ha vinti convincendoli a scendere con i propri mezzi a terra. Lì, i GRS hanno dato loro acqua prima di riconsegnarli alle autorità marocchine, dato che non presentavano ferite. Il versante più complicato era invece quello di Sidi Ibrahim, il quale ha richiesto l’uso della gru per far scendere tutti i migranti che erano saliti sulle recinzioni. L’episodio di ieri accade nello stesso giorno in cui la rappresentante spagnola dell’UNCHR, Francesca Friz-Prguda, insisteva sull’obbligatorietà per la Spagna di agire secondo il diritto nazionale e internazionale, avvertendo che se i migranti intercettati durante l’attraversamento non sarebbero stati identificati e interrogati per garantire loro il diritto alla protezione internazionale, la Spagna non starebbe attuando i “respingimenti alla frontiera2 previsti dalla nuova legge sull’immigrazione spagnola (Ley organica de proteccion de la seguridad ciudadana del 2015, ndr), ma un “respingimento a caldo3 .

I respingimenti a caldo violano il diritto internazionale, europeo e nazionale” come previsto anche dalla Legge sull’immigrazione spagnola, la quale stabilisce chiaramente che “in ogni caso, il respingimento avverrà rispettando la normativa internazionale sui diritti umani e la protezione internazionale della quale la Spagna è uno Stato firmatario”, il che implica che i migranti devono almeno essere identificati.

La rappresentante dell’UNCHR sottolinea che per il Commissariato “i respingimenti automatici alla frontiera sono stati e continuano ad essere illegali”, poiché “non tengono conto delle necessità individuali degli interessati che attraversano il confine, i quali possono essere rifugiati in fuga dalla guerra o da persecuzioni, che mai si saprà in caso di mancata procedura di identificazione.”

Friz-Prguda ricorda che “il 25% dei rifugiati nel mondo vengono dall’Africa sub-sahariana, e Ceuta e Melilla, nonostante siano le uniche frontiere terrestri dell’UE con l’Africa, non hanno mai ricevuto una domanda di asilo da parte di un cittadino dell’area subsahariana. Crediamo veramente che abbiano accesso all’entrata di confine?”, ha poi ribadito.

Secondo le sue dichiarazioni, “è chiaro che essi devono necessariamente affidarsi a rotte irregolari, ai tentativi di attraversamento delle barriere di frontiera, alle pateras 4, ai nascondigli ricavati nelle auto e nei camion, e, in generale, a metodi considerati illegali e assolutamente pericolosi”.

Quello di questa mattino è stato il primo tentativo significativo di attraversamento del confine di questo appena cominciato 2017.

  1. Biutz: El Biutz è la frontiera commerciale più illegale di tutta l’area di Schengen. E’ un varco pedonale di confine semi-legale, aperto verso la fine del 2004 a poche centinaia di metri dalla frontiera ufficiale tra Ceuta e Marocco. Permette il transito delle persone e di ciò che portano con sé, in una sola direzione, dall’enclave spagnola verso il territorio marocchino.
    Fonte: http://luanamonte.photoshelter.com/gallery/El-Biutz-una-dogana-illegale-tra-Ceuta-e-Marocco/G0000TKtUAegtkpc
  2. Respingimenti alla frontiera (rechazo en frontera): questa pratica è stata introdotta con la Ley 4/2015 de Proteccion de la Seguridad Ciudadana approvata nel marzo 2015, la quale si applica eccezionalmente al regime di frontiera delle città di Ceuta e Melilla. Essa prevede il respingimento di cittadini extra-comunitari che non presentano i requisiti necessari per accedere al territorio dell’UE. Il provvedimento si applica previo diritto a un avvocato, a un interprete e a una sentenza motivata di respingimento contro la quale è prevista la possibilità di ricorso.
    Fonte: http://observatoriofronterasur.com/las-devoluciones-en-caliente/
  3. Respingimenti a caldo (devoluciones en caliente): pratica per cui le persone che vengono intercettate alla frontiera, anche dopo averla attraversata, vengono riconsegnate al Marocco senza che vi sia stato alcun procedimento di identificazione, né l’applicazione di alcuno dei diritti previsti dalla legge, come l’assistenza legale, l’identificazione, e l’affiancamento di un interprete.
    Fonte: http://observatoriofronterasur.com/las-devoluciones-en-caliente/
  4. Pateras: piccola imbarcazione dal fondo piatto che i migranti usano per attraversare le acque tra il Marocco e la Spagna.