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Cara di Mineo: business per gli amici degli amici e pessima accoglienza per i/le richiedenti asilo!

Comunicato della Rete Antirazzista Catanese

Catania, 17 febbraio 2017 – In questi giorni il Cara di Mineo è al centro delle cronache giudiziarie non solo per l’inchiesta “Mafia capitale” ma per tanti altri reati relativi al mega-business della pseudo-accoglienza: dalla turbativa d’asta negli appalti alla corruzione elettorale. Emergono le pesanti responsabilità del sottosegretario all’Agricoltura Giuseppe Castiglione nella costruzione del “sistema Odevaine” con la scientifica lottizzazione bipartisan dei fiumi di denaro pubblico, che dal 2011 hanno inondato tutto il calatino, vi sono pienamente coinvolti i vertici dell’ATI pigliatutto, che ha gestito il Cara (da Sisifo della LegaCoop a La Cascina, fino a dipendenti della Pizzarotti spa, anche proprietaria delle 404 villette). Il Nuovo Centrodestra così ha fatto in zona le sue fortune elettorali, grazie a potenti “santi in Paradiso” a Roma, ma la spartizione clientelare ha coinvolto sia il centrosinistra che realtà sindacali .

Seguiamo con interesse l’evolversi della situazione, ma facciamo presente che sin dall’inizio di questa scellerata esperienza avevamo previsto l’incancrenirsi di una gestione che inevitabilmente avrebbe calpestato i diritti umani dei richiedenti asilo segregati nell’ex-residence degli aranci. Fino alla fine del 2013 le presenze raramente superavano le 2.000 persone , ma dalla fine 2014 le presenze sono più che raddoppiate e senza il potenziamento delle commissioni esaminatrici delle richieste d’asilo i tempi d’attesa sono raddoppiati arrivando ad una media di 18 mesi, intanto le percentuali dei dinieghi erano sempre maggiori. Alla fine del 2015 le presenze diminuirono a meno di 2.000, ma alla fine del 2016 sono un’altra volta aumentate a 3.600 e si parla anche d’istituire un Hotspot all’interno del Cara, come se non fossero già gravissime le criticità:

– Non si sa in base a quale criterio vi siano richiedenti che attendono la commissione da oltre un anno ed altri sono stati esaminati solo dopo 4 mesi; quale sia il criterio di distribuzione nelle villette, vi sono richiedenti che vivono in 4/5 per camera (oltre 20 in casa con un solo bagno) ed altri in 8/10 per villetta.

– Perché ci si ostina ancora oggi, dopo le inchieste, a non versare il pocket money (euro 2,50 al giorno) in denaro? Invece si distribuiscono sigarette, l’ex direttore Maccarrone durante un’ispezione di LasciateCIEntrare si giustificò dicendo che il gestore del vicino distributore Esso sarebbe l’unico a far credito per grossi importi ai gestori del Cara (strana e poco trasparente procedura). La condizioni d’indigenza dei migranti li inducono a vendere a metà prezzo le sigarette, e vi sono donne indotte alla prostituzione anche fuori dal Cara, ma le ingenti forze dell’ordine (Polizia, anche a cavallo, Carabinieri, esercito) non si accorgono di niente.

– Siamo in piena stagione di raccolta degli agrumi e come ogni anno i caporali cercano forza-lavoro “usa e getta”, così la mattina dopo le 7 file di migranti si offrono a lavorare per 10/15 euro a giornata (8/9 ore), dopo i primi mesi non pochi migranti acquistano sgangherate biciclette per cercarsi loro direttamente il datore di lavoro (in questi casi il salario giornaliero può arrivare a 25 euro come per tutti i migranti da almeno 10 anni) , la Guardia di Finanza e le organizzazioni sindacali che fanno? Non si riesce a perseguire neanche i caporali ed i proprietari degli agrumeti (che evadono i contributi)?

Concludiamo facendo appello soprattutto ai mezzi di comunicazione a non monitorare solo l’iter giudiziario dell’inchiesta sul Cara , ma a riconoscere che dentro ci vivono migliaia di uomini e donne, sequestrate per anni dalle disumane leggi securitarie europee (vedi regolamento di Dublino) ed a dare anche loro voce.

Vedi anche articolo e intervista da Il Fatto Quotidiano