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Nian Maguette, migrante senegalese morto di decoro

Mario Di Vito e Rachele Gonnelli, Il Manifesto - 4 maggio

Foto tratta da Infoaut.org

Si può morire di decoro, crollando a terra a pochi passi dal Lungotevere e dalle vetrine di design. Si può morire in uno sbocco di sangue dopo aver passato ore e ore trascinandosi dietro un borsone nero pieno di finte pochette di marca a nascondersi dai vigili urbani della squadra dei Falchi, mobilitati per la prima grande retata anti ambulanti dell’era Minniti lanciata ieri mattina nel cuore di Roma
con l’ausilio anche di un elicottero: in pratica una caccia all’uomo da far invidia alle battute padane alla ricerca del terribile Igor il Serbo. Può succedere soprattutto se questa vita la fai da trent’anni.

SI CHIAMAVA Nian Maguette, aveva 54 anni, originario della regione di Louga in Senegal, si guadagnava da vivere, per sé e per i suoi tre figli, facendo il venditore ambulante, due li aveva portati in Italia e l’altro era rimasto in Senegal con la madre. È morto intorno all’ora di pranzo sul marciapiede di via Beatrice Cenci, all’ingresso del Ghetto, dopo aver passato la mattinata a scappare dal blitz contro l’abusivismo nella zona intorno all’antico Ponte Fabricio, di qua e di là del fiume. Le testimonianze sugli ultimi attimi in vita di Nian divergono: alcuni testimoni sostengono che l’uomo sia stato inseguito da una moto della municipale, forse investito e abbia sbattuto la testa. Altri invece riferiscono che l’ambulante stesse barcollando per la strada fino a quando si è accasciato ed è morto così, lasciando per terra una macchia di sangue densa e estesa ancora ben visibile diverse ore dopo i fatti.

IL NEGOZIANTE che lo ha visto attraverso la vetrata accasciarsi riverso a terra con le braccia in avanti dice di aver pensato inizialmente a uno svenimento. Una passante ha chiamato il 118 e gli infermieri hanno provato in tutti i modi a rianimarlo, inutilmente. Quando Nian è stato alla fine coperto da un telo dorato, del tutto simile a quelli dati ai migranti salvati in mare, gli altri venditori senegalesi fuggiti nelle stradine attorno, si sono radunati e hanno inscenato un mini corteo di protesta. Sono stati dispersi dalla celere a colpi di manganello nel giro di pochi minuti. È probabile che nei prossimi giorni la comunità senegalese di Roma organizzi una manifestazione per chiedere verità e giustizia.

GLI UOMINI DELLA POLIZIA cittadina, poi, hanno anche portato in centrale un ragazzo senegalese che, pur non essendo un testimone oculare, stava riportando ai cronisti le voci sull’inseguimento tra i vigili in moto e Nian. Gli uomini della polizia locale l’hanno interrotto a metà racconto, intimandogli in maniera perentoria di seguirlo in commissariato per mettere agli atti la sua versione. A trattare sul punto sono arrivati anche due giovani avvocati, che, dovesse essercene il bisogno, proveranno a prendere in carico il caso.

Il sostituto procuratore Francesco Paolo Marinaro ha aperto un fascicolo d’inchiesta, per ora senza ipotesi di reato né indagati, in attesa delle informative della municipale e, soprattutto, dei risultati dell’autopsia che è stata disposta sul corpo di Maguette.

I RAGAZZI DELLA COMUNITÀ senegalese raccontano che Nian era in Italia da trent’anni, viveva sulla Prenestina e cercava di sfamare la sua famiglia vendendo borse per le strade della Capitale, riuscendoci peraltro a stento. «Era un uomo buono che lavorava davvero per un pezzo di pane – racconta Diop, 35 anni, prima di essere portato in commissariato –, non riusciva nemmeno a mandare i soldi in Senegal, dove ha un altro figlio. Cercava di tornarci spesso, l’ultima volta sarà stato due o tre mesi fa».

I VIGILI, per bocca del vice comandante Antonio Di Maggio, negano ogni addebito: «Non esiste alcun coinvolgimento diretto tra l’operazione antiabusivismo e il decesso del cittadino senegalese».
Intanto, sulla pagina Fb del corpo di polizia locale di Roma Capitale si esulta per il successo del blitz: sequestri e multe per trentamila euro, somme che verosimilmente non verranno mai pagate. Con l’aggiunta della foto della catasta di borsoni di merce requisita, si rileva come la presenza dei venditori abusivi risultasse «dannosa anche dal punto di vista del decoro urbano in un sito sottoposto a vincolo paesaggistico». Nemmeno un accenno a Nian Maguette, morto di decoro.