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Protezione sussidiaria a cittadina nigeriana dell’Edo State. I timori della richiedente devono essere contestualizzati

Corte d'Appello di Trieste, sentenza n. 237 del 5 aprile 2017

Photo credit: Angelo Aprile

La Corte adita avvalendosi dei rapporti COI acquisiti in forza dell’art. 8 co. 3 d.lgs 25/2008 riconosce la protezione sussidiaria a cittadina nigeriana.

Più specificamente la Corte argomenta: “Con particolare riferimento all’Edo State, regione di provenienza dell’appellante, si legge ancora nel rapporto COI che “Edo è uno degli stati più violenti del Delta del Niger su base procapite con l’aumento degli episodi di violenza e associati decessi nel periodo di tra anni e mezzo. I problemi di Edo sono variati dalle proteste, criminalità, rapimenti e violenza domestica e scontri tra bande, culti, gruppi politici e comunità.
La stragrande maggioranza di questi incidenti sono stati segnalate nell’Area del Governo locale (LGA) di Oredo, sede di Benin City, anche se la violenza è stata portata anche più a nord. Si legge ancora che le aree di maggior violenza all’interno dell’Edo State sono proprio quelle limitrofe a Benin City tra cui i distretti di Oredo e di Uhunmwonde caratterizzati da scontri tra culti, tensioni politiche, rapimenti e proteste generalizzate; in tali zone, si legge nel rapporto COI, che la “violenza cultista”, determinata da scontri tra confraternite, ha anche una rilevanza politica ed ha provocato decine di vittime nel corso del 2015 così come sono stai molteplici in tale aree anche gli episodi di violenza legata all’attività politica ed alla criminalità comune. Nel report del 2016 sulla criminalità e la sicurezza in Nigeria dell’OSAC, si legge ancora che nell’Edo State sono frequenti rapine e attacchi armati e che “la risposta della polizia per qualsiasi incidente relativo al crimine è praticamente inesistente…la popolazione locale, incluse le vittime di reati, in genere preferisce rinunciare a coinvolgere la polizia per paura di estorsione. Le forze di polizia, sebbene spesso in buona fede, non hanno la formazione e le risorse per condurre indagini efficaci. La polizia locale o associazioni di quartiere generalmente non scoraggiano o fermano furti e altri crimini e raramente catturano o trattengono i sospetti dopo il fatto”.
Il medesimo rapporto evidenzia ancora che: “il terrorismo regionale rimane una minaccia significativa” in tutto lo Stato. (…omissis…) A fronte pertanto di tale specifica situazione di violenza indiscriminata esistente nella regione di provenienza dell’appellato, così come evidenziato dal rapporto COI acquisito da questa Corte, non appare corretta l’applicazione fatta dal Tribunale del principio del “non refoulement”.
I timori rappresentati dall’appellante non appaiono inverosimili ove contestualizzati nella situazione di forte tensione rappresentata dal rapporto in atti e generalizzata in tutta la regione di provenienza dell’appellante stesso, con particolare riferimento all’incapacità delle forze dell’ordine di assicurare un minimo di protezione ai comuni cittadini che si vedono comprensibilmente perduti, tanto da preferire fuggire per la convinzione, non irrazionale ed anzi tuttora plausibile, dell’incapacità del sistema statuale di garantire loro la sicurezza; circostanza quest’ultima confermata anche dall’appellante che non poté trovare adeguata protezione da parte delle forze statuali di garantire ordine e sicurezza.
In conclusione, premesso che nell’Edo State ed in particolare a Benin City …vi è una situazione di violenza diffusa che potrebbe coinvolgere qualsiasi civile che si trovi in quei luoghi, va accolto l’appello e concessa all’appellante la protezione sussidiaria negata dal Tribunale”.

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Corte d’Appello di Trieste, sentenza n. 237 del 5 aprile 2017