Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza
/

A tanti invece hanno sgomberato l’umanità

Roma, 25 agosto 2017 - Un fotoracconto della conferenza stampa dopo il violento sgombero di Piazza Indipendenza

Photo credit: Vanna D'Ambrosio

2_web.jpg
A Piazza Indipendenza, Roma, Italia, sono rimasti bambini stanchi abbracciati alle mamme tristi, uomini in strada che sul corpo portano la memoria di una sveglia di idranti e cariche. Improvviso, come un terremoto, un disastro umano, questa volta, che ha riversato in strada tutta la familiarità e l’intimità della vita, forse troppo fragile di 800 persone.

A Piazza Indipendenza hanno falsato il copione di una vita degna di essere vissuta: una camera dopo il lavoro, un letto per far riposare i bambini al rientro dalla scuola, una cucina per nutrire l’anima dalle fatiche, un luogo per curarsi il corpo malato e le medicine per farlo, una doccia fredda per riaprire gli occhi dopo i brutti sogni.

A Roma, in pieno centro, uomini contro uomini, li hanno accerchiati, popolo fiero di educare alla pace contro le barbarie; vicino alla stazione Termini si sente il terrore di un furgone che si scaglia contro la folla, mentre Barcellona è alla televisione; a via Curtatone rimangono i manganelli delle nostre forze pubbliche contro le donne, mentre sensibilizziamo alla violenza di genere, condanniamo i femminicidi e criminalizziamo gli altri che abusano delle nostre donne. In strada rimangono troppi bambini senza diritto all’infanzia, mentre promuoviamo campagne di adozione a distanza; sulla coscienza rimangono bocche senza cibo mentre si vuole combattere la malnutrizione.
3_web.jpg
Gli interventi del 24 agosto hanno condannato 800 persone alla dispersione, costruendola come un pericolo per l’intera popolazione, creando panico, “le ossessioni dei contagi, della peste, delle rivolte, dei crimini, del vagabondaggio” e sofferenza sociale, “persone che appaiono e scompaiono, vivono e muoiono nel disordine” .
A Piazza Indipendenza, la Procura della Repubblica ha privatizzato in questo modo la sicurezza.

Davanti al Municipio di Roma, rimangono cordate di immagini al muro, fotografie di razzismo e animalizzazione dell’uomo. Un razzismo biologico a cui fa seguito un massacro vitale, quasi necessario, che valuta e seleziona arbitrariamente quanti hanno il permesso di condurre una vita che deve essere protetta perché sana buona e quanti, invece, non la hanno perché inferiore pro specie a cui può essere negata e/o uccisa, come negli interventi sovrani del 24 agosto 2017.

Una moltitudine di persone, uomini donne e bambini, che al di sopra di ogni insulto e diffamazione di vecchio stampo, non presenta meno diritti alla tutela e alla sopravvivenza, senza distinzione di razza, etnia, religione e genere, come recitano i più noti trattati di diritto internazionale e/o nazionale e finanche i più noti libri sacri.
4_web.jpg
A Piazza Indipendenza, la Procura della Repubblica ha privatizzato anche la giustizia.
Il 24 agosto 2017 lo Stato ha attivato la sua funzione omicida , ponendo la stessa vita delle persone all’origine del potere sovrano.

Tra le vie di Piazza Indipendenza resistono uomini e donne abbracciati, con occhi interrogativi e disarmanti, corpi come i nostri; sui marciapiedi gli adulti insegnano ad amare i piccoli, non con una sola carezza, ma con molte di più. Nei pressi rimangono persone che si sono unite, forse ancora di più; coppie che non vogliono separarsi nella difficoltà dimostrando che è meglio essere prossimi anziché lontani.

Sulla strada rimangono le voci di quelli che aspirano ad nuovo rapporto con il futuro, ad una progettualità più sostenibile, a nuove direzioni per la vita sociale, chiudendo con il passato.

In questa Roma, rimane un esempio di fratellanza, di uguaglianza e di libertà, che si rivolge a quanti hanno sgomberato perfino l’umanità.

Testo e fotografie: Vanna D’Ambrosio

5_web.jpg
6_web.jpg
7_web.jpg
8_web.jpg
9_web.jpg
12_web.jpg
15_web.jpg
16_web.jpg
17_web.jpg
18_web.jpg
19_web.jpg

Vanna D'Ambrosio

Conseguita la laurea in Filosofia presso l’Università di Napoli Federico II, ho continuato gli studi in interculturalità e giornalismo. Ho lavorato come operatrice sociale nei centri di accoglienza per immigrati, come descritto nella rubrica “Il punto di vista dell’operatore”. Da attivista e freelance, ho fotografato le resistenze nei ghetti italiani ed europei. Le mie ricerche si concentrano tuttora sulle teorie del confine.