Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

Defend Europe: una missione fallimentare

Joe Mulhall, HOPE not hate - 17 agosto 2017

©Yannis Youlountas

La missione fallimentare di Defend Europe giunge al termine

Poche ore dopo l’accesso rifiutato al porto della Valletta a Malta, Defend Europe ha rilasciato una dichiarazione che conclude la sua “prima missione”.

Il contrattempo di oggi è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso, fatale per un progetto che è stato tormentato da ostacoli e contrarietà fin dalla sua nascita.

Nonostante il tentativo di rivendicare la “missione” come una vittoria – “È stato un successo. Indiscutibilmente. Assolutamente.”- la verità è che, sin dal lancio del progetto a maggio, il team di Defend Europe ha speso decine di migliaia di euro, raccolti nell’ambito dell’estrema destra internazionale, ma non ha molto da dimostrare.

Insieme a gruppi antirazzisti e ONG da tutta Europa, HOPE Not Hate ha contribuito ad indebolire Defend Europe in ogni modo. Dal taglio dei finanziamenti alla missione, alla rivelazione del passato criminale del proprietario della nave, alla chiusura di diversi porti alla nave e ritardi tali che hanno causato la spesa di cifre mai viste per il carburante, abbiamo dimostrato che non siamo disposti a tollerare progetti di estrema destra come quelli di Defend Europe.

crisis-in-the-med-home-300x175.png

Adesso che questa vicenda è stata dichiarata conclusa possiamo fare un passo indietro e dare uno sguardo alla sua evoluzione nel tempo.

Maggio

A Maggio HOPE Not Hate ha rivelato che tre membri di Generazione Identitaria, accompagnati dal giornalista canadese appartenente al movimento politico alt-right (destra alternativa) Lauren Southern, erano stati trattenuti dalla guardia costiera italiana dopo aver provato a bloccare per mezzo di una piccola imbarcazione l’Aquarius, un’imbarcazione usata dall’ONG SOS Mediterranee e che aveva a bordo l’équipe medica di Medici Senza Frontiere (MSF), per impedirle di lasciare il porto di Catania.

Giugno

Il 26 giugno Defend Europe ha annunciato di essersi procurata una nave per poter procedere allo stadio successivo della missione. Tuttavia, è stato necessario molto più tempo di quanto avessero immaginato, dopo che i loro tentativi di fundraising sono stati interrotti il 13 giugno quando, in seguito a pressioni di campagne di gruppi come Sleeping Giants, Paypal ha deciso di bloccarne il conto, costringendoli a lanciare una nuova campagna di crowdfunding.

Il 29 giugno HOPE Not Hate ha tracciato i movimenti della loro nave, la C Star (poi rinominata Suunta), fino al porto di Djibouti, in Africa orientale.

Luglio

A inizio luglio HOPE not hate ha pubblicato la sua prima relazione completa per la stampa e le ONG riguardo Defend Europe, includendo dettagli riguardo i loro piani, la nave e i loro attivisti principali. Sono state realizzate anche due relazioni legali per le ONG.

Mentre la barca era ormeggiata a Djibouti, il progetto ha conquistato l’interesse dell’estrema destra internazionale e da tutto il mondo sono arrivati supporto e donazioni per Defend Europe.

schermata_del_2017-08-28_13_54_14.png

David Duke, ex Grande Capo del Ku Klux Klan e veterano del movimento dei suprematisti bianchi, ha lanciato un appello per ottenere sostegno economico, twittando ai suoi 40.000 followers “La SAR identitaria di Defend Europe ha una nave, adesso ha bisogno di soldi per arrivare al Mediterraneo. Donate adesso! #DefendEurope”.

Anche il movimento alt-right americano ha sposato la loro causa attraverso dichiarazioni di supporto da parte del sito altright.com di Richard Spencer, dell’American Renaissance di Jared Taylor e il principale sito nazista mondiale, The Daily Stormer, che ha pubblicato un articolo che dichiara:
Si tratta di un’iniziativa fantastica… Bisogna inculcare la paura di affrontare il viaggio attraverso il Mar Mediterraneo in questi parassiti. Adesso i negri sono convinti che gli europei verranno a prenderli per portarli nei nostri Paesi… Buona fortuna. I vostri antenati sono fieri di voi.

Anche altri siti alternativi più moderati di destra hanno mostrato il loro supporto, come Breitbart, che ha pubblicato un’intervista favorevole al leader di Defend Europe Martin Sellner.

Il 17 luglio un’inchiesta di HOPE Not Hate ha rivelato che il proprietario della C Star, Sven Tomas Egerstrom, condannato a due anni e mezzo di prigione per frode.
A questo punto Defend Europe dichiarava che la nave avrebbe raggiunto l’Europa nel giro di pochi giorni per cominciare la missione, attraendo su di sé l’attenzione della stampa internazionale.

Ne è un esempio è Katie Hopkins, che ha twittato il suo supporto alla missione e si è recata a Catania per incontrare il leader di Defend Europe. HOPE Not Hate ha risposto lanciando una campagna per richiedere al Daily Online di richiamare Hopkins nel Regno Unito. In seguito a pressioni di natura sia pubblica che privata, la Hopkins è rientrata da Catania e i suoi articoli di supporto a Defend Europe non sono mai stati pubblicati.

La fine del mese si avvicinava e la C Star non aveva ancora raggiunto il Mediterraneo come promesso. È emerso in seguito che erano stati fermati prima di attraversare il canale di Suez dopo che il capitano non era riuscito a presentare una lista dell’equipaggio soddisfacente, causando l’”arresto” della nave, costretta a ormeggiarsi.

HOPE Not Hate e altri hanno contattato le autorità egiziane e del Canale di Suez per esprimere preoccupazione riguardo un eventuale permesso della nave di raggiungere il Mediterraneo. In seguito Martin Sellner e i suoi colleghi hanno realizzato un video con Brittany Pettibone, redattrice di destra, attribuendo a HOPE Not Hate la colpa per il blocco dell’imbarcazione nel Mar Rosso.

Altre cattive notizie per la missione sono sopraggiunte quando il sito americano di fundraising Patreon, in seguito a pressioni da parte di HOPE Not Hate, ha rimosso alcuni user collegati a Defend Europe, tra cui i leader Martin Sellner e Patrick Lenart e l’attivista Lauren Sothern.

schermata_del_2017-08-28_14_00_10.png

Luglio si è concluso in un disastro non appena la C Star è stata rilasciata, ottenendo il permesso di entrare nel Mediterraneo, per poi essere trattenuta nuovamente dopo aver attraccato nel porto turco-cipriota di Farmagusta. La credibilità della missione di Defend Europe è andata in frantumi quando è emerso che la nave noleggiata dagli estremisti di destra per fermare i rifugiati che cercano di entrare in Europa avrebbe trasportando rifugiati intenzionati a raggiungere l’Italia. Il proprietario e gli ufficiali superiori della C Star sono stati trattenuti a Cipro del Nord per presunto “traffico di esseri umani”, in seguito al ritrovamento a bordo di 21 uomini provenienti dal Sud-Est Asiatico.

Infine il 31 luglio, dopo settimane di onerosi ritardi, gli attivisti di Defend Europe sono riusciti a imbarcarsi sulla C Star e dare inizio alla loro “missione” anti-rifugiati nel Mediterraneo.

Dopo oltre un mese trascorso a dichiarare che avrebbero cominciato la missione nel porto di Catania – richiamando in città anche la stampa internazionale per la partenza pianificata per il 19 luglio – pressioni interne ed esterne da parte di ONG, organizzazioni antirazziste e di politici hanno costretto gli estremisti a un imbarazzante cambio di programma. Invece della spettacolare partenza da Catania di fronte alla stampa, gli attivisti di Defend Europe sono stati costretti a lasciare la loro base di via Gagliani a Catania e prendere un aereo verso Cipro in segreto per raggiungere la C Star.

Agosto

Agosto è cominciato con la missione in corso e HOPE not hate ha rivelato la vera identità del supporter e propagandista chiave di Defend Europe Peter Sweden (all’anagrafe Peter Imanuelsen).

Nel corso delle settimane successive la C Star si è diretta verso la zona SAR al largo della costa libica e ha iniziato a controllare le navi delle ONG nella regione. Presto le provviste hanno cominciato a scarseggiare e la nave si è spostata in direzione della Tunisia per fare rifornimenti. A questo punto, alla notizia che la C Star si stava dirigendo verso il porto di Zarzis, dei pescatori del posto hanno bloccato la nave, costringendo Defend Europe a cercare altrove le provviste di cui avevano bisogno.
L’incapacità di Defend Europe di recuperare i rifornimenti si è dimostrata essere un problema serio e per qualche tempo la nave è rimasta al largo delle coste tunisine senza muoversi. In seguito, alcuni documenti arrivati a HOPE Not Hate suggeriscono che probabilmente la C Star ha fatto rifornimento di carburante e si è procurata provviste presso l’Ashtart Terminal, un terminal petrolifero al largo della costa tunisina, prima di tornare verso la costa libica.

Successivamente si è verificato un altro episodio funesto quando l’11 agosto la C Star ha subito un “problema tecnico minore” e le autorità hanno ordinato alla ONG Sea-Eye di andare a recuperare l’imbarcazione arenata di Defend Europe. Il problema tecnico è stato risolto velocemente e la nave ha poi proseguito per la sua strada, ma l’evento è stato un episodio imbarazzante per Defend Europe.

HOPE Not Hate è stata a lungo preoccupata per lo stato della C-Star e la sua capacità di portare a termine la pericolosa missione di Defend Europe. Quindi, dopo aver parlato con numerosi esperti marittimi che hanno studiato centinaia di immagini dell’imbarcazione e hanno avanzato delle serie critiche alla nave e alle sue condizioni precarie, HOPE Not Hate ha presentato una denuncia e richiesto con successo un’ispezione immediata, nota come Port State Control. L’imbarcazione della C Star è stata classificata come “Priorità 1”, classificazione che impone il blocco e una nuova ispezione della stessa imbarcazione al prossimo accesso in un porto europeo.

La goccia che ha fatto traboccare il vaso è arrivata il 17 agosto quando una coalizione di ONG, sia locali che internazionali, tra cui HOPE Not Hate, è riuscita ad ottenere l’espulsione della C Star dai porti maltesi. Nello stesso giorno Defend Europe ha annunciato la fine della missione e ha convocato una conferenza stampa per sabato 19 agosto a Lione, in Francia.


Joe Mulhall
Ricercatore Associato

Joe Mulhall è un ricercatore associato di HOPE Not Hate. In passato ha insegnato presso la Royal Holloway, Università di Londra, in veste di professore in visita, dove ha completato un dottorato sul tema dell’estrema destra nel dopoguerra. I suoi studi sull’estrema destra sono stati ampiamente pubblicati e le sue ricerche sono state discusse sui notiziari della BBC, della CNN e su Channel 4. Se avete qualche suggerimento scriveteci a [email protected]