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Il flusso dei migranti verso l’Italia rallenta, ma nessuno sa il perché

Patrick Kingsley, The New York Times - 18 agosto 2017

Photo credit: Angelos Tzortzinis/Agence France-Presse - Getty Images.

La rotta principale verso l’Europa sta sperimentando uno dei suoi più lunghi periodi di stasi dall’inizio della crisi migratoria nel 2014.

Secondo il Ministero dell’Interno italiano, dalla metà di luglio appena poco più di 4.000 migranti hanno raggiunto l’Italia dalla Libia, circa un quinto del numero registrato nei periodi equivalenti del 2014, 2015 e 2016. La tregua ha fornito un raro sollievo all’Italia, dove la migrazione – e la risposta alla stessa da parte del governo di centro-sinistra – potrebbe rivelarsi un fattore decisivo per le elezioni dei prossimi mesi.

Dopo l’accordo raggiunto nel 2016 tra Unione Europea e Turchia per tentare di bloccare i migranti dal raggiungere le isole greche nel Mediterraneo, l’Italia ancora una volta è diventata la principale via d’accesso all’Europa – una qualifica indesiderata che detiene da buona parte di questo 21esimo secolo.

Dal 2013 oltre 600.000 persone hanno raggiunto l’Italia via mare, mettendo sotto pressione le risorse dello Stato e rafforzando l’appoggio in favore dei gruppi nazionalisti del paese. Molti dei migranti sono partiti dalla costa settentrionale della Libia, ove l’assenza di un Governo centrale dalla caduta dell’ex-dittatore Muammar Gheddafi ha permesso ai trafficanti di esseri umani di agire impunemente.

Ma, diverse settimane fa, questo flusso si è improvvisamente fermato, in maniera del tutto inaspettata. Nel pieno dell’estate, quando il clima è generalmente migliore, i trafficanti libici di solito mettono in mare ondate di migranti, quasi settimanalmente. Ma dallo scorso 15 luglio non vi sono stati picchi simili – e gli esperti di migrazione affermano di non averne compreso la ragione precisa.

Sto ancora cercando di trovare una spiegazione al fenomeno”, ha dichiarato Mark Micaleff, senior research fellow alla Global Initative Against Transnational Organized Crime, un ente di ricerca che monitora la tratta di esseri umani in Libia. “Se guardiamo storicamente alle statistiche relative agli arrivi, queste dovrebbero raggiungere il picco massimo tra luglio ed agosto”, ha affermato. “Invece stiamo assistendo ad una drastica riduzione”.

Questa fa seguito ai reiterati tentativi dell’Italia di migliorare le capacità della Guardia Costiera libica e scoraggiare le varie ONG dall’operare sulle navi di soccorso al largo delle coste libiche.

Nel corso dell’ultimo anno, l’Italia e i suoi alleati dell’Unione Europea hanno addestrato oltre un centinaio di ufficiali della Guardia Costiera libica, e hanno fornito loro più imbarcazioni e risorse. In questi ultimi giorni, la leadership della Guardia Costiera ha minacciato di attaccare le imbarcazioni con le quali operano organizzazioni umanitarie come Medici Senza Frontiere, inducendo molte di queste a sospendere le operazioni di salvataggio. Inoltre, l’Italia ha inviato in acque libiche navi per assistere la Guardia Costiera libica, e ha reso più difficile, per le navi delle ONG, operare liberamente nelle acque italiane.

Più di qualche congettura vede la riduzione delle partenze come il risultato di queste misure, ma gli esperti affermano che la realtà è più complicata. A titolo di esempio, la tregua ha avuto inizio prima che le navi di soccorso fossero indotte a sospendere le operazioni, e prima dell’invio delle navi italiane. Il tasso di localizzazione delle imbarcazioni dei migranti da parte della Guardia Costiera libica è effettivamente calato a partire da maggio – indebolimento che sembra indicare che l’accresciuta attività in mare abbia causato la riduzione delle partenze.

“Molto è stato detto riguardo alla Guardia Costiera”, ha affermato Micallef. Ma, continua, “dal mio punto di vista, è sulla terraferma che sta succedendo qualcosa, piuttosto che in mare aperto”.

Diversi analisti ipotizzano che le principali reti di trafficanti attive nelle città costiere libiche come Sabratha, il più grande trampolino verso l’Italia per i migranti, potrebbero essere state persuase o costrette a sospendere le loro attività.

Mohamed al-Muntasser, analista politico libico, ha dichiarato che a Sabratha un nuovo gruppo armato – che si autodefinisce “National Guard – Sabratha Brach” (Guardia Nazionale – Ramo di Sabratha, n.d.t.) ed ha legami con il Governo libico riconosciuto a livello internazionale – ha giocato un ruolo centrale nel persuadere i trafficanti a fermare le proprie attività. “Alcune delle nostre Forze e dei nostri ufficiali – nel fare il loro lavoro, o nel dire ai loro amici e parenti della criminalità organizzata che, almeno per un po’, dovrebbero smetterla – hanno deciso di dare un giro di vite”, ha affermato Muntasser.

Un trafficante di base a Sabratha, che si fa chiamare Mourad Zuwara, ha confermato in una telefonata che di recente le Forze locali lo hanno obbligato ad abbandonare le operazioni in città, ma non ha fornito ulteriori particolari.

Tra le altre parziali spiegazioni figurano un calo degli arrivi in Libia dal Niger, e l’irrisorio aumento delle partenze dal Marocco, che molti migranti usano come rotta alternativa verso l’Europa.

Qualunque sia la causa, la riduzione delle partenze dalla Libia certamente rincuorerà gli ufficiali di Roma, che stavano cercando di trovare soluzioni alla crisi migratoria. Ma il cambiamento allarma gli attivisti per i diritti, preoccupati per lo stato delle migliaia di migranti attualmente bloccati in Libia, dove sono spesso tenuti in condizioni paragonabili alla schiavitù.

Inoltre, gli analisti avvertono che è inverosimile che la tregua sia duratura, perché i trafficanti e le molte milizie concorrenti guadagnano talmente tanto dalle traversate che non saranno disposte a rinunciare al traffico ancora per molto.

La mia più grande domanda”, ha dichiarato Mattia Toaldo, ricercatore allo European Council on Foreign Relations in tema di questioni libiche, “è ‘per quanto tempo ancora durerà?’”.