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“L’ordine delle cose” e il suo costo umano

Il 1° settembre alla Mostra del Cinema di Venezia il nuovo film di Andrea Segre sulla Libia, l’Italia e le migrazioni, patrocinato da Medici per i Diritti Umani

Il mondo dovrebbe essere al contrario Mr. Kohler” si dice ad un certo punto del film. Prima gli uomini, la loro dignità, i loro diritti e poi il resto. Ma così non è poiché la ragion di stato procede, ha sempre cinicamente proceduto, con un’altra logica.

Il flusso migratorio nel Mediterraneo è stato bloccato, ma qual è appunto il suo prezzo? Il film intenso e rigoroso di Andrea Segre ci offre la versione di Corrado, poliziotto in missione in Libia per conto del governo italiano con il compito di far funzionare per davvero gli accordi italo-libici per il contrasto dell’immigrazione illegale.
La realtà imprevista in cui si trova immerso suo malgrado Corrado, il granello di sabbia che inceppa “l’ordine delle cose”, si rivela sorprendentemente complementare alla realtà che i medici, gli psicologi e i volontari di Medici per i Diritti Umani scoprono quotidianamente dai racconti e dalle testimonianze dei migranti assistiti appena sbarcati dalla Libia.

La Libia è oggi un immenso campo di sfruttamento, tortura e morte per migliaia di migranti (si veda Lager Libia e la webmap interrattiva esodi). L’85% dei migranti assistiti da MEDU ha riportato di aver subito violenze e abusi gravissimi in carceri, centri di detenzione per migranti e luoghi di sequestro.

Negli ultimi mesi, la situazione è, se possibile, ulteriormente peggiorata. Solo qualche settimana fa Xavier, 25 anni dal Camerun, appena sbarcato a Pozzallo raccontava: “La prima volta che sono partito in mare la guardia costiera libica ci ha intercettato e ci ha riportato a terra. Ci ha condotto in una prigione a Zawia che si chiama Ossama Prison…Quello che differenzia questa prigione dalle altre è il fatto che se si paga il riscatto si è sicuri che si verrà rilasciati, cosa non sempre vera per le altre prigioni. Avvengono infinite crudeltà e torture lì dentro ma finalizzate ad ottenere i soldi, non la violenza diffusa che si vede negli altri posti. Questa prigione viene monitorata da una commissione di europei una volta al mese. Durante la visita mensile le guardie fanno sparire tutti gli strumenti di tortura, le catene e aprono tutte le celle così che sembri un campo profughi piuttosto che una prigione. Poi quando la visita è finita tutto ricomincia come prima”.

Ora che il flusso è stato bloccato quale sarà il destino delle migliaia di migranti lasciati al loro olocausto in Libia ? A questa domanda, malgrado gli ostentati buoni propositi di ristabilire il rispetto dei diritti umani in Libia, né il Governo italiano né l’Unione europea hanno ancora risposto.

– Maggiori informazioni sul film “L’ordine delle cose” alla pagina: http://www.zalab.org/projects/lordine-delle-cose/

Sinossi

Corrado è un alto funzionario del Ministero degli Interni italiano specializzato in missioni internazionali contro l’immigrazione irregolare. Il Governo italiano lo sceglie per affrontare una delle spine nel fianco delle frontiere europee: i viaggi illegali dalla Libia verso l’Italia.

La missione di Corrado è molto complessa, la Libia post-Gheddafi è attraversata da profonde tensioni interne e mettere insieme la realtà libica con gli interessi italiani ed europei sembra impossibile. Corrado, insieme a colleghi italiani e francesi, si muove tra stanze del potere, porti e centri di detenzione per migranti. La sua tensione è alta, ma lo diventa ancor di più quando infrange una delle principali regole di autodifesa di chi lavora al contrasto dell’immigrazione, mai conoscere nessun migrante, considerarli solo numeri.

Corrado, invece, incontra Swada, una donna somala che sta cercando di scappare dalla detenzione libica e di attraversare il mare per raggiungere il marito in Europa.

Come tenere insieme la legge di Stato e l’istinto umano di aiutare qualcuno in difficoltà?

Corrado prova a cercare una risposta nella sua vita privata, ma la sua crisi diventa sempre più intensa e si insinua pericolosa nell’ordine delle cose.

Note di regia

Quando tre anni fa ho iniziato a lavorare a questo film non sapevo che le vicende tra Italia e Libia sarebbero andate proprio come le abbiamo raccontate, ma purtroppo lo immaginavo. Per molti mesi ho incontrato insieme a Marco Pettenello alcuni “veri Corrado” e parlando con loro ho intuito che l’Italia si apprestava ad avviare respingimenti di migranti nei centri di detenzione libica.

Nessuno lo diceva pubblicamente, ma ora che il film esce è tutto alla luce del sole. Mi auguro che il film aiuti a riflettere su cosa stiamo vivendo in questi giorni e sulle lunghe conseguenze che vivremo ancora per anni. Infatti credo che quella di Corrado sia la condizione di molti di noi in quest’epoca che sembra aver metabolizzato l’ingiustizia. La tensione tra Europa e immigrazione sta mettendo in discussione l’identità stessa dell’Europa.

Corrado e la sua storia raccontano questa crisi di identità. Ho cercato in lui, nel suo ordine e nella sua tensione emotiva, quelle della nostra civiltà e del nostro tempo. Sappiamo bene quanto stiamo abdicando ai nostri principi negando diritti e libertà a essere umani fuori dal nostro spazio, ma proviamo a non dircelo o addirittura a esserne fieri.

È questa crisi che mi ha guidato eticamente ed esteticamente nel raccontare il mondo di Corrado, un mondo tanto rassicurante quanto inquietante.

Andrea Segre

Medici per i Diritti Umani

Un'organizzazione umanitaria indipendente e senza fini di lucro che nasce per iniziativa di un gruppo di medici, ostetriche e altri volontari impegnati in una missione nelle Ande ecuadoriane.
Si costituisce nel 2004 con l’obiettivo di curare e testimoniare, portare aiuto sanitario alle popolazioni più vulnerabili, e - a partire dalla pratica medica - denunciare le violazioni dei diritti umani e in particolare l’esclusione dall’accesso alle cure.