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Le ong di nuovo sotto accusa

Una nota di SOS MEDITERRANEE

Foto: Narciso Contreras/SOS MEDITERRANEE

SOS MEDITERRANEE che noleggia la nave di ricerca e salvataggio Aquarius denuncia un nuovo attacco mediatico in Italia contro le ONG e gli attori coinvolti nel salvataggio in mare nel Mediterraneo centrale che rispondono così all’obbligo del diritto marittimo internazionale di fornire assistenza a persone in pericolo di morte.

L’organizzazione europea SOS MEDITERRANEE agisce nel quadro rigoroso delle normative nazionali e internazionali in totale trasparenza e non può dunque che dissociarsi categoricamente dall’interpretazione degli avvenimenti del 18 maggio 2017 avanzata dai giornalisti della trasmissione “Report” in un reportage andato in onda lunedì 20 novembre 2017 sulla emittente pubblica italiana RAI 3.
E’ deplorevole che in tale reportage i fatti non siano riportati con il rigore necessario prima di formulare accuse così gravi.

Fact checking

Il 18 maggio 2017 le squadre di SOS Mediterranee e Medici Senza frontiere, partner a bordo della nave Aquarius, hanno ricevuto dal MRCC di Roma l’istruzione di procedere verso una posizione e ricercare 4 imbarcazioni in difficoltà alle 4:40 ora universale. Tutte le operazioni si sono svolte sotto il coordinamento del MRCC di Roma con il quale il coordinatore dei soccorsi di SOS MEDITERRANEE e il capitano della Aquarius erano in costante contatto.

La Guardia Costiera italiana ha dichiarato in un comunicato pubblicato alla fine del pomeriggio del 18 maggio 2017 che quel giorno sono state salvate 2.300 persone in 22 operazioni di soccorso effettuate da unità della Guardia Costiera italiana, del dispositivo EUNAVFOR MED e dalle ONG.
SOS MEDITERRANEE si rammarica che nel reportage di “Report” non sia stata diffusa nessuna intervista esplicativa del coordinatore dei soccorsi di SOS MEDITERRANEE al fine di chiarire lo svolgimento di queste operazioni di salvataggio. Il reportage omette di precisare le preoccupazioni relative alla sicurezza che hanno condotto alla scelta di non esporre le squadre dei soccorritori a un rischio potenziale di fronte alla presenza di imbarcazioni non identificate.

Tutti i giornalisti e i fotografi imbarcati sulla nave Aquarius ricevono la stessa istruzione quando si trovano a bordo delle lance di salvataggio, di evitare qualsiasi azione, come quella di scattare foto, che potrebbe essere interpretata come una aggressione da parte dei membri dell’equipaggio di imbarcazioni non identificate che si presentano come “Guardia Costiera Libica” e che potrebbe provocare una reazione imprevedibile da parte loro. Questa istruzione era ancora più importante nel corso di una giornata di salvataggi di massa, per evitare di mettere in pericolo la vita dei soccorritori e delle persone in difficoltà.

SOS MEDITERRANEE ricorda che cinque giorni più tardi, il 23 maggio, uomini armati presentatisi come “Guardia Costiera Libica” sono intervenuti nel corso di un’operazione di salvataggio coordinata dalla nave Aquarius sparando colpi d’arma da fuoco in aria e minacciando i passeggeri di un gommone, costringendoli a saltare in acqua e mettendo a rischio le loro vite e quelle dei soccorritori.

SOS MEDITERRANEE sottolinea inoltre che nelle condizioni di intervento attuali, estremamente complesse nelle acque internazionali al largo della costa libica, la priorità assoluta rimane quella di garantire la sicurezza delle sue squadre. I rischi insiti nella presenza di persone che si presentano come “guardia costiera libica” sono stati costantemente denunciati dalla nostra organizzazione.

Dopo ogni salvataggio, quando le condizioni di sicurezza lo permettono, le squadre dei soccorritori della nave Aquarius distruggono sistematicamente i gommoni e affondano i motori. Dei video diffusi dall’agenzia di stampa internazionale Reuters mostrano che nel corso delle operazioni del 18 maggio questo è accaduto.
I marinai soccorritori della Aquarius sono quotidianamente testimoni della situazione di estremo pericolo nella quale si trovano i passeggeri dei gommoni, la stragrande maggioranza dei quali è sprovvista di giubbotti salvagente. Quando tuttavia alcuni ne sono equipaggiati, questi giubbotti salvagente non rispondono ad alcuna norma in vigore e non permetterebbero a una persona caduta in acqua di restare a galla più di qualche minuto. Alcuni giubbotti salvagente di cattiva qualità sono quindi talvolta abbandonati tra i relitti alla fine delle operazioni di salvataggio.

Trasparenza

Dall’inizio della sua missione SOS MEDITERRANEE esercita la sua missione in totale trasparenza e si è impegnata a testimoniare sulla situazione nel Mediterraneo.
Ad ogni partenza in mare sono accolti a bordo contemporaneamente fino a quattro giornalisti , per permettere alla Stampa libera, indipendente e professionale di essere a sua volta testimone diretta della complessa e drammatica situazione alle porte dell’Europa. Più di 100 giornalisti da tutto il mondo hanno partecipato a una missione di salvataggio della Aquarius.

Gli autori delle immagini invitati a bordo della Aquarius da SOS MEDITERRANEE come giornalisti della trasmissione Porta a Porta di Rai 1 non erano i soli giornalisti presenti a bordo della nave Aquarius il 18 maggio 2017 e tutti hanno potuto osservare e filmare in totale trasparenza lo svolgimento delle operazioni di salvataggio.

SOS MEDITERRANEE esprime pertanto la sua preoccupazione di fronte alla distorsione della realtà dei fatti ed è a disposizione dei giornalisti per ogni richiesta di chiarimento e rivolge un nuovo appello per la fine di questa vergognosa campagna di diffamazione contro le ONG che non fa che distogliere l’attenzione da una persistente catastrofe umanitaria per le migliaia di persone che fuggono dall’inferno libico.