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Bambini migranti richiedenti asilo: invisibili nei dati e nella politica

Epsocial.es - 13 gennaio 2018

Madrid, 13 gennaio (Europa Press) – Il numero di minori non accompagnati che arrivano nell’Unione Europea in cerca di protezione internazionale “non si è mai arrestato” negli ultimi anni. Solo nel 2016, sono stati almeno 63.280 i bambini e gli adolescenti in questa situazione che hanno richiesto asilo – il 5,3% di tutti i richiedenti registrati dagli stati membri – ma la risposta è “del tutto inadeguata“.    
Lo spiega Enza Roberta Petrillo, esperta in migrazioni e asilo e ricercatrice membro della Cattedra Unesco “Popolazione, migrazioni e sviluppo” dell’Università La Sapienza di Roma, in un rapporto promosso dalla Foundation for European Progressive Studies. Qui afferma: “Nonostante questo andamento allarmante, la protezione dei minori non accompagnati richiedenti asilo in Europa, in particolare in Italia e in Grecia, è ancora inadeguata“.

Secondo quanto riporta, anche se questi bambini sono spesso “invisibili nei dati e nella politica“, le cifre di Eurostat mostrano che la maggior parte dei richiedenti asilo in UE nel 2016 erano giovani ragazzi provenienti dall’Afghanistan (38%), dalla Siria (19%), dall’Iraq (7%) e dall’Eritrea (5%). In totale, due terzi degli afgani e otto siriani su dieci hanno presentato istanza in Germania.

Dati come questi rivelano fatti evidenti“, commenta la ricercatrice, per sottolineare che “il profilo sociale ed economico di questi bambini offre una fedele riproduzione della disuguaglianza nel mondo. Di fatto, la maggior parte proviene da paesi fragili e colpiti da conflitti, con sistemi di welfare deboli o assenti e con alti livelli di incertezza e sottosviluppo“.    

Secondo l’esperta, non deve sorprendere che la maggior parte di questi ragazzi (68,9%) abbia un’età compresa tra i 16 e i 17 anni, dato che “percepiscono la migrazione come l’unico modo per trovare protezione e per poter sostenere le loro famiglie“. Questa motivazione ha promosso l’aumento dei flussi: tra il 2016 e il 2017, il 70% di tutti i bambini tra i 14 e i 17 anni arrivati dal Mediterraneo centrale, di cui si è occupata l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM), avevano viaggiato da soli.

Nonostante l’accordo del 2016 tra l’UE e la Turchia, nella parte orientale del Mediterraneo le cose non sono andate diversamente. Secondo lo studio della OIM, la percentuale di bambini che viaggia da sola è aumentata “significativamente“, passando dal 18% nel 2016 al 55% nel 2017. La ricercatrice attribuisce il fatto ai problemi della Grecia, che al momento ospita circa 19.000 bambini migranti e rifugiati, di cui più di 3.150 non accompagnati, in “strutture inadeguate, soprattutto per i minori“.    

Il rapporto segnala che “inadeguate condizioni di ricezione, la mancanza di informazioni rivolte ai bambini, un processo di ricollocazione inefficiente, la dispersione familiare, così come la paura dell’arresto o della deportazione stanno promuovendo la fuga silenziosa di questi minori dal sistema di accoglienza dell’UE, soprattutto in Italia e in Grecia“.

Stando a quanto riportato, questa situazione, sommata al fatto che “la maggior parte dei bambini migranti aspira a ricongiungersi alle famiglie e ai compatrioti nel nord dell’Europa, dove la disoccupazione è più bassa e vige un più ampio sistema di protezione sociale“, incoraggia i bambini a mettersi nelle mani dei trafficanti per continuare a spostarsi. In questo modo, diventano vittime del traffico di esseri umani, di abusi e di sfruttamento.

L’Unione Europea dovrebbe esortare gli stati membri a rimediare alla loro mancanza di solidarietà e ad aumentare le vie legali di immigrazione, a partire dal ricongiungimento familiare“. Queste le parole dell’esperta, la quale ricorda che tutti i paesi europei hanno firmato la Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia che impone di agire nel loro interesse superiore; cosa che a suo parere non viene fatta quando si tratta di minorenni che viaggiano da soli in cerca di asilo.