Bothina Matar non aveva affatto in programma di vedere la Statua della Libertà durante la sua prima visita a New York nel dicembre 2015. In effetti, non si aspettava di vedere granché, a parte l’aeroporto JFK.
Bothina, suo marito Tamam Al-Sharaa, i loro due bambini piccoli e i genitori di Tamam stavano per cominciare una nuova vita in Texas dopo essere riusciti a scappare dalla guerra in Siria. Ma nonostante siano stati accolti ed invitati a stabilirsi negli Stati Uniti e controllati scrupolosamente da diverse agenzie federali, non hanno potuto prendere la coincidenza per Dallas: il governatore Greg Abbott aveva appena annunciato che il suo stato avrebbe impedito l’accesso ai rifugiati siriani.
Invece, lo staff e i volontari dell’International Rescue Committee (IRC), che stavano aiutando la famiglia a sistemarsi, li hanno prelevati per una sosta inattesa, con la possibilità di visitare il famoso simbolo di benvenuto americano.
“E’stato veramente strano” dice Bothina riguardo all’arrivo burrascoso della sua famiglia. “Abbiamo sempre sentito dire che l’America è la terra della libertà”.
Grazie all’opposizione dell’IRC, dell’American Civil Liberties Union e di gruppi delle comunità locali, il Texas ha presto ceduto e un giudice federale ha respinto, infine, gli sforzi dello stato per bloccare l’arrivo dei rifugiati. Quattro giorni dopo il loro atterraggio a New York, gli Al-Sharaas si sono finalmente messi in viaggio per raggiungere il Texas.
L’ufficio di Dallas dell’IRC ha aiutato la famiglia ad orientarsi, organizzato lezioni di inglese, iscritto i bambini a scuola e fornito agli adulti alcune opportunità lavorative.
Bothina e sua suocera, Huda, sono state spinte a fare domanda alla Gaia Empowered Women, una compagnia di accessori di moda con sede a Dallas che impiega donne rifugiate come artigiane. Bothina, un’ex insegnante di inglese le cui abilità di ricamo si limitavano alla creazione di cuscini, non era del tutto sicura di essere adatta per questo lavoro, ma la compagnia ha assunto sia lei che Huda. Bothina è diventata in poco tempo molto brava a lavorare con tessuti colorati, e il suo talento ed acume hanno spinto la fondatrice di Gaia, Paula Minnis, a promuoverla a coordinatrice e formatrice di artigiani – una nuova posizione ispirata al suo passato di insegnante.
“Ha accettato questo ruolo ed è bravissima” dice Paula di Bothina. “Praticamente fa tutto lei ora… aiuta a formare le altre impiegate, aiuta a sviluppare e progettare i prodotti. Sta aiutando la nostra compagnia a crescere.”
La promozione ha permesso a Bothina di comprare una macchina, riducendo ad un’ora il suo viaggio di tre ore in bus per andare al lavoro. “E’ questo in realtà il vero obiettivo di Gaia” spiega Bothina. “Quello di dare alle rifugiate un buono stipendio, così che possano provvedere a sé stesse e alla loro famiglia”.
La compagnia offre anche un orario flessibile con l’opportunità di lavorare da casa, dando la possibilità a Bothina di andare a prendere sua figlia di 5 anni, Jori, e suo figlio di 9, Majed, all’uscita da scuola.
Il lavoro ha offerto a Bothina anche altri benefici. “Cominciare a lavorare subito dopo essere arrivata negli USA mi ha aiutata molto ad acquisire sicurezza”, dice. La stessa sicurezza che l’ha portata fino a Washington, quando il parlamentare Marc Veasey, che rappresenta la sua comunità in Texas, l’ha scelta come portavoce dei rifugiati in un contesto politico sempre più acceso.
“La gente che arriva come profuga è costretta ad abbandonare il proprio Paese – non l’ha potuto scegliere”, spiega Bothina. “Vogliono ricominciare e poter dare ai propri figli e a se stessi un futuro migliore.”
La gente che arriva come profuga è costretta ad abbandonare il proprio Paese – non l’ha potuto scegliere.
Il consiglio che Bothina si sente di dare ai nuovi arrivati è un distillato della sua esperienza personale: continuare sempre ad andare avanti e prefissarsi dei piccoli obiettivi facili da raggiungere. Nel suo caso, prima ha aperto un libretto di risparmio, poi ha studiato per ottenere la patente di guida e in seguito ha comprato una macchina – tutti piccoli passi verso l’obiettivo più importante: raggiungere l’autosufficienza.
Bothina è decisa a raggiungere un nuovo traguardo: ottenere una laurea specialistica in design o in economia. Lei e Tamam, che gestiva un negozio di riparazioni per apparecchi elettrici a Daraa e adesso lavora come tecnico e installatore di condizionatori, hanno aspirazioni anche più grandi per la loro famiglia: nonostante sentano molto la mancanza della Siria, vogliono comprare una casa in America e diventare cittadini statunitensi.
“Quando cominci qualcosa, all’inizio ti può spaventare” rassicura così le rifugiate sue colleghe. Le incoraggia ad impegnarsi per un futuro migliore – il futuro dei loro figli – senza dimenticare però le loro radici. “Sto cercando di fare del mio meglio”, dice loro Bothina, “e di avere successo in qualche modo.”
Revisione: Claudia Peroni