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Tunisia: migranti, richiedenti asilo e rifugiati, come funziona l’accoglienza

La gestione del sistema di accoglienza e asilo, tra status legale e accesso ai diritti, vuoti legislativi e sfide future

Photo credit: Alice Passamonti (Hammamet)

In assenza di una normativa, sono UNHCR e Mezzaluna Rossa tunisina a gestire il sistema di accoglienza e asilo. Il numero di rifugiati rimane basso, ma lo status non garantisce un pieno accesso ai diritti.

Da Mare Nostrum a Triton, da Triton a Themis. Lo scorso gennaio, l’Agenzia di Frontiera dell’Unione Europea, Frontex, ha lanciato una nuova operazione nel Mar Mediterraneo per aiutare l’Italia nelle sue attività di controllo e di contrasto delle attività illecite.

Il porto di Zarzis si trova nel Sud-Est tunisino (Fotografia di Alice Passamonti)
Il porto di Zarzis si trova nel Sud-Est tunisino (Fotografia di Alice Passamonti)

Per quanto riguarda le attività di ricerca e soccorso in mare (Search and Rescue, SAR), è stato rimosso l’obbligo di sbarcare i migranti solo in Italia. Themis, infatti, lascia la libertà di decidere sullo sbarco al Paese che coordina una particolare operazione di salvataggio. Ciò significa che la Guardia Costiera maltese torna ad essere un attore importante, mentre Malta torna ad essere un possibile POS (Place of Safety) per lo sbarco dei migranti salvati in mare.

Come ha tenuto a precisare Izabella Cooper, portavoce di Frontex, se esiste una precisa differenza tra “porto sicuro” e “porto più vicino”, rimangono espressamente esclusi i due Paesi extra-Unione Europea interessati dai flussi migratori, la Libia e la Tunisia, per via delle violazioni dei diritti umani e dell’assenza di un sistema di asilo. Tuttavia, non è del tutto escluso che i migranti possano essere portati in Libia e Tunisia, come d’altronde già accade.

L’Italia e l’Unione Europea, infatti, con l’operazione Themis riconoscono implicitamente la competenza della Guardia Costiera libica a coordinare operazioni di salvataggio nella sua autoproclamata area SAR di intervento, mentre la Guardia Costiera tunisina conduce da tempo le stesse attività di ricerca e soccorso di fronte alle sue coste. Quando parliamo di flussi migratori misti in Tunisia, è importante innanzitutto capire come funziona il sistema di accoglienza e asilo.

Tunisia, le legge che non c’è – Richiedenti asilo, rifugiati, migranti irregolari. La Tunisia, Paese di arrivo e di transito, oltre che di partenza, Paese firmatario della Convenzione di Ginevra che riconosce lo status di rifugiato, non ha ancora adottato una legge nazionale sull’asilo, pur avendo introdotto alcune tutele nella nuova Costituzione.

Esiste un ampio quadro legislativo relativo, più in generale, alla condizione degli stranieri in Tunisia. Ad esempio, la legge dell’8 marzo 1968 prevede l’espulsione dei migranti irregolari. Un’altra, approvata nel lontano 1975, contiene delle regole relative ai passaporti e ad altri documenti di viaggio necessari per l’ingresso. Infine, c’è un decreto del 2013 che prevede il pagamento di 80 dinari tunisini al mese per irregolarità di soggiorno. Decreto che si applica a tutte le persone entrate in territorio nazionale in maniera irregolare o a coloro che sono rimasti oltre il periodo consentito, generalmente 3 mesi per chi può entrare nel Paese senza visto. In tutto, la Tunisia riconosce 39 nazionalità visa free 1 , tra cui l’Italia e molti Paesi africani: Costa D’Avorio, Mali, Gambia, Marocco, Algeria, Burkina Faso, Mauritania.

Per i libici, il periodo di permanenza consentito è esteso a 6 mesi in base ad una convenzione firmata nel 1973. Tuttavia, superato questo periodo, anche i libici sono sottoposti alle sanzioni e al rischio di espulsione. Per quanto riguarda nello specifico i rifugiati politici, la Costituzione tunisina, approvata nel 2014, al suo articolo 26 fa riferimento al diritto all’asilo e alla protezione contro ogni respingimento:

“Le droit d’asile politique est garanti conformément à ce qui est prévu par la loi; il est interdit d’extrader les personnes qui bénéficient de l’asile politique”.

Questo articolo garantisce l’asilo politico in “conformità con la legge”. Tuttavia, in assenza di una normativa e di un sistema di asilo e accoglienza, nel Paese nordafricano, giovane democrazia del Mondo Arabo, è l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, UNHCR, ad occuparsi dell’RSD (Refugee Status Determination) e dell’integrazione. Il tutto in costante collaborazione con la Croix Rouge e la Croissant Rouge Tunisien (rispettivamente la Croce Rossa e la Mezzaluna Rossa tunisina). Collaborazione necessaria anche per la gestione del centro di accoglienza per richiedenti asilo e rifugiati, Ibn Khaldun, nel sud del Paese.

Un “referencial system” – Oltre all’UNHCR e alla CRT, che da sola gestisce un altro centro (Al Hamdi) per migranti, le attività sul campo sono portate avanti anche dall’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (che propone ai migranti il rientro volontario assistito nel Paese d’origine) e dal Consiglio Italiano per i Rifugiati, impegnato in attività ricreative, di profiling e counseling, nell’ambito di un progetto finanziato dall’UNHCR. Ci sono poi una serie di organizzazioni non governative locali e internazionali che offrono un’assistenza (legale e medica) gratuita a rifugiati e migranti irregolari. Si tratta di un ampio referencial system, composto da oltre 20 realtà, tra ONG, associazioni, agenzie delle Nazioni Unite, che è cresciuto nel corso degli anni, a partire dal 2012, coinvolgendo anche alcune istituzioni pubbliche tra cui il National Office on Family and Population.

Maison du Droit et des Migrations di Tunisi (Fotografia di Alice Passamonti)
Maison du Droit et des Migrations di Tunisi (Fotografia di Alice Passamonti)



Tra le organizzazioni attive in Tunisia, c’è Terre d’asile Tunisie, fondata nel 2012 e responsabile della Maison du Droit et des Migrations di Tunisi, una vera e propria “casa dei diritti”. Un luogo sicuro dove i migranti possono sentirsi liberi di raccontare la propria esperienza e di chiedere un supporto legale, medico e psicologico. Sono gli operatori della struttura, dopo un primo colloquio, ad indirizzare le persone verso le associazioni che saranno in grado di rispondere meglio alle loro esigenze: Caritas, Médecins du Monde (che propone servizi di orientamento e accompagnamento), OIM, Beity (un’associazione che offre alloggio, assistenza giuridica e protezione alle donne vulnerabili, senza dimora, vittime di tratta).

I migranti nel nord –Sono circa 400 le persone assistite da Maison du Droit, nel corso del 2017, nella regione di Grand Tunis” – afferma Sana Bousbih, direttrice di Terre d’asile Tunisie. Secondo l’ultimo rapporto semestrale (.pdf) di Maison du Droit, relativo al periodo compreso tra gennaio e giugno del 2017, 152 persone si sono rivolte all’associazione nel primo semestre dell’anno scorso. Di queste, quasi tutte sono entrate nel Paese in maniera regolare grazie all’esonero dal visto e sono divenute irregolari solo in un secondo momento, alla scadenza dei tre mesi.

Inoltre, oltre l’80% degli assistiti è composto da studenti subsahariani o lavoratori stranieri senza contratto. Arrivano soprattutto per motivi di studio e lavoro, quindi, i migranti presenti nel nord della Tunisia. E il primo Paese d’origine dei beneficiari rimane la Costa d’Avorio, con 90 persone assistite su un totale di 152 (in prevalenza donne, tra le quali ci sono anche potenziali vittime di tratta). Solo una minima percentuale dei migranti con cui si trova a lavorare l’associazione è rappresentata da richiedenti asilo e rifugiati.

I rifugiati e il ruolo dell’UNHCR – Chi decide di chiedere asilo in Tunisia, può essere accolto nel centro Ibn Khaldun, nella città di Médenine, nel sud del Paese, a pochi chilometri di distanza dal centro per migranti irregolari, Al Hamdi. Si tratta di una struttura di sei piani che può ospitare fino a un massimo di 180 persone. Ad oggi (seconda settimana di febbraio, ndr), ne ospita solo 80, tra richiedenti asilo, rifugiati e casi vulnerabili (donne e bambini, non richiedenti asilo ma accolti in via eccezionale ndr).

Punto informativo per migranti nella Maison du Droit et des Migrations di Tunisi (Fotografia di Alice Passamonti)
Punto informativo per migranti nella Maison du Droit et des Migrations di Tunisi (Fotografia di Alice Passamonti)

Il centro non è pieno e la situazione per il momento non è allarmante – spiega Kenza Yamouni, Associate Executive Officer dell’UNHCR a Zarzis – Ma è necessario continuare a rafforzare il coordinamento con le autorità locali per mostrarsi preparati, qualora dovesse accadere qualcosa”. “In questo modo, se arrivano dei migranti che sono stati soccorsi in mare – aggiunge – possiamo intervenire. Per quanto riguarda i migranti non richiedenti asilo – prosegue – non rientra nel nostro mandato occuparcene (rientrano, infatti, nel mandato della CRT e dell’OIM, ndr). Ma si lavora caso per caso, coordinandosi con le autorità”.

Dal 2014, proprio su richiesta del governo tunisino, l’UNHCR coordina il piano di intervento in caso di afflusso significativo di rifugiati e richiedenti asilo dalla Libia. Ma finora i numeri si sono mantenuti molto bassi, nonostante le previsioni: sono 771 le cosiddette persons of concern (nel caso della Tunisia, le categorie considerate sono appunto refugees e asylum seekers) registrate con l’Alto Commissariato nel Paese nel 2017. Tra loro, ci sono soprattutto siriani, nessun libico. Sono invece 1128 le persone assistite nel corso dell’anno, tra rifugiati, richiedenti asilo e migranti. Molti di loro hanno beneficiato, ad esempio, della distribuzione di coperte e materassi durante il periodo invernale, nelle località di Tunisi, Sfax, Sousse e Médenine.

In assenza di una gestione statale dell’accoglienza, è la Croissant Rouge a ricevere eventuali richieste di asilo e ad inviarle all’UNHCR. Spetta all’Alto Commissariato Onu per i rifugiati il compito di valutare i dossier, riconoscere o negare lo status di rifugiato e garantire protezione, oltre che un’adeguata integrazione e inclusione sociale. “Garantiamo un supporto nella ricerca di una casa e di un lavoro. Continuiamo ad assicurare un’accoglienza ai rifugiati anche alla fine dell’iter
spiega Kenza Yamouni – ma allo stesso tempo li spingiamo a trovare una soluzione duratura. L’idea è che diventino autonomi e indipendenti, non vogliamo che dipendano dalla nostra assistenza”.

Tra status e asilo – Qualora venga riconosciuto lo status, l’UNHCR rilascia un documento che può essere rinnovato. Mentre in caso di diniego, è possibile fare ricorso. Sebbene l’iter per ottenere l’asilo sia abbastanza rapido, l’accesso a molti diritti non è immediato. Da una parte, infatti, c’è lo status riconosciuto dall’UNHCR. Dall’altra, c’è l’asilo inteso come luogo fisico, che dovrebbe essere garantito dallo Stato attraverso un quadro normativo e un’adeguata preparazione in materia di diritti umani. I rifugiati non ottengono un permesso di lavoro, né un permesso di residenza. Ricevono, comunque, un certificato che gli garantisce più tolleranza, più protezione e uno status giuridico.

La libreria della Maison du Droit et des Migrations di Tunisi (Fotografia di Alice Passamonti)
La libreria della Maison du Droit et des Migrations di Tunisi (Fotografia di Alice Passamonti)

Per quanto riguarda l’aspetto sanitario, in Tunisia i rifugiati possono accedere alle strutture mediche pubbliche ed è l’UNHCR a coprire i costi dell’assistenza sanitaria primaria e di emergenza attraverso il suo partner, la Croce Rossa Tunisina. Un diritto alla salute che in realtà dovrebbe essere garantito a tutti, regolari e non. Eppure, in molti casi, sono le associazioni a fare da intermediari tra i migranti e le strutture sanitarie del Paese. Spesso, infatti, i medici sono poco informati sui diritti dei rifugiati, così come su quelli dei migranti irregolari, privi di uno status legale ma comunque tutelati dall’articolo 38 della Costituzione, che riconosce il diritto alla salute.

Tout être humain a droit à la santé. L’État garantit la prévention et les soins de santé à tout citoyen et assure les moyens nécessaires à la sécurité et à la qualité des services de santé. L’État garantit la gratuité des soins pour les personnes sans soutien ou ne disposant pas de ressources suffisantes. Il garantit le droit à une couverture sociale conformément à ce qui est prévu par la loi.

Passi avanti e sfide future – In questo contesto generale, bisogna riconoscere che sono stati fatti alcuni passi avanti negli ultimi anni. Basti pensare al decreto del 2013 sulle pene pecuniarie per il soggiorno irregolare, che è stato emendato nel 2017, per fissare un tetto massimo di multa a 3000 dinari (circa 1000 euro). Inoltre, sono stati introdotti alcuni esoneri per specifiche categorie, tra cui: stranieri che accettano il ritorno volontario assistito tramite il supporto di organizzazioni non governative tunisine o internazionali; stranieri rimpatriati a seguito di una decisione amministrativa; rifugiati e apolidi. Infine, vittime della tratta di esseri umani che desiderano lasciare il Paese.

I disegni realizzati dai bambini nella Maison du Droit et des Migrations di Tunisi (Fotografia di Alice Passamonti)
I disegni realizzati dai bambini nella Maison du Droit et des Migrations di Tunisi (Fotografia di Alice Passamonti)

A questo proposito, è significativa l’introduzione, nell’agosto del 2016, di una legge che riguarda proprio la prevenzione e la lotta contro la tratta di esseri umani. Una legge che ha permesso l’emersione progressiva del fenomeno e l’avvio di una stretta collaborazione tra Terre d’Asile Tunisie e l’Ente nazionale anti-tratta, l’istituzione tunisina con la competenza per coordinare una strategia nazionale di intervento.

L’Arab Insitute for Human Rights (Istituto Arabo per i Diritti Umani), in partnership con l’UNHCR, continua invece a portare avanti un’attività di advocacy con le istituzioni tunisine, al fine di rafforzare la capacità di gestione del fenomeno migratorio nel suo complesso e fare in modo che venga approvata al più presto una legge sull’asilo. Presupposti necessari per poter considerare la Tunisia un “porto sicuro”.

  1. https://www.afdb.org/fileadmin/uploads/afdb/Documents/Publications/2017_Africa_Visa_Openness_Report_-_Final.pdf