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Nell’inferno di Moria

La testimonianza dall'isola di Lesvos di Nawal Soufi, attivista per i diritti umani e operatrice indipendente

A scorrere la pagina Facebook di Nawal Soufi vengono i brividi.
Per Nawal questa è la terza missione in Grecia sull’isola di Lesbo negli ultimi 2 anni. Da tre mesi ci racconta giorno dopo giorno con post e video le disumane condizioni in cui sono costrette a vivere circa 11mila persone tra l’hotspot Moria e l’accampamento che si è venuto a creare fuori dal campo.
Abbiamo chiesto a Nawal di raccontarci la situazione a Moria che lei definisce un vero e proprio lager.

Per sostenere la sua missione qui le info.

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La testimonianza di Nawal Soufi

Per quanto riguarda Moria parliamo ormai di 11mila persone, gli sbarchi sono continui, quasi ogni giorno ci sono sbarchi.
Forte presenza di bambine e di donne, forte anche la presenza di donne incinte.
Nazionalità: siriani, afghani e iracheni, molti africani arrivati nell’isola fin dal 2016, alcuni arrivati nel 2017.
C’è un gruppo di persone è bloccato qui dal 2016, un altro dal 2017 e poi gli sbarchi del 2018.
Le partenze delle persone verso Atene o Salonicco sono come una presa in giro nei confronti dei migranti perché fanno partire 500/600 persone ma nel frattempo, nell’arco di una settimana, sono state già rimpiazzate dalle persone che sono arrivate via mare.

Le condizioni di Moria

Le condizioni di Moria sono forse uno dei disastri più grandi che io abbia mai visto in Europa: malattie, eroina, marijuana imbevuta di metadone, violenze sessuali, liti continue nella fila per l’acqua e per il cibo. Immaginati 11.000 persone che ogni giorno devono andare a fare la fila per ricevere acqua e cibo.

Nella maggior parte dei casi i migranti si arrendono, non aspettano più la fila e vivono di pane, cetrioli e pomodori. Per quanto riguarda gli arabi ormai vanno a comprare i cetrioli e pomodori prendono il pane da dentro Moria e, niente, si vive così purtroppo. Con i €90 mensili che ricevo cercano di comprare del riso e continuare a fare riso con le loro mani, alcuni usano i fornelli elettrici e quando non hanno questi fornelli usano il fuoco che ovviamente è molto pericoloso per quanto riguarda le tende.
Tra le tende scorpioni e serpenti, una realtà ormai che viviamo tutti i giorni. Ci sono stati vari casi di puntura da scorpione.

Il campo è suddiviso in due aree.
Quello che è il vero e proprio hotspot di Moria e queste tende che sono nate in questa campagna di uliveto.
Questa campagna è diventata grandissima, è fuori dal campo e qui la situazione è molto più difficile.
I bagni sono uno dei rischi più grossi, sono una bomba per le malattie.

Aspetto sanitario

Dal punto di vista sanitario è un disastro. Vai in mezzo alle tende e nell’arco 10 minuti ti escono 30 mamme con i loro bambini che hanno febbre, vomito e diarrea e ti chiedi dove sono i medici? Loro ti rispondono che sono già andati, hanno fatto una fila lunghissima e dopo ci hanno detto “prendi paracetamolo o abbonda di acqua“.
Questo vale per i grandi e per i piccini. Se tu hai un tumore e vai dai medi loro ti rispondono “o abbondi di acqua o vai di paracetamolo“.
Prevenzione zero, visite ginecologiche un casino.
Se non fosse per Medici Senza frontiere che ha rifiutato di lavorare dentro al campo, ha delle tende esterne al campo, forse anche questo aspetto non sarebbe coperto.
Si focalizza l’attenzione sulle donne e i bambini.
Il problema è che la tenda apre dalle 8 del mattino alle 8 di sera, ciò significa che se stai male durante la notte devi andare dentro al campo Moria.
Se chiami un’ambulanza dell’ospedale di Mitilene nel 99,99% dei casi l’ambulanza se sa che tu “appartieni” al campo Moria ti rimanda ai medici del campo. Magari tu hai la TBC, entri dentro e ti danno il paracetamolo.
Purtroppo dal punto di vista sanitario c’è proprio una guerra.
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Un altro problema fondamentale è la prostituzione. La prostituzione significa che, nella maggior parte dei casi, se ci sono casi di HIV le donne sono poco seguite è essere poco seguite significa quello che sappiamo tutti noi. Non c’è una forte presenza di volontari che seguono le ragazze che lavorano nella prostituzione per dar direttamente a loro ad esempio dei preservativi gratis per evitare tutto quello che può succedere. Quindi io sto cercando di raccontarti tutto da tutti i punti di vista.
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Se un giornalista volesse venire a documentare, a mio avviso, è meglio non chiedere permessi al campo Moria. E’ meglio venire e stare proprio con la gente che è nella campagna tra gli alberi di ulivo perché proprio lì riesci a non avere qualcuno del campo che ti indirizza a destra e a sinistra, cosa fare, dove andare e chi intervistare. Ormai questa cosa noi ce la vediamo tutti i giorni, al di là del fatto che ti danno magari mezz’ora o un’ora per girarti tutto il campo, immagina quanto puoi girare un 1 km² dove ci sono oramai 11.000 persone.
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Per sostenere la missione di Nawal:

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Mohammad quanti gatti hai?
4 dentro la tenda e una decina attorno a me.
Come fai ad aver cura di loro nonostante tutte le difficoltà’?
Cerco di dar loro del cibo tutti i giorni e pulirli come se fossi a casa a Deir Ezzour (Siria) e non in una tenda in Grecia tra i serpenti e gli scorpioni.
Perché’ lo fai?
Per non perdere la mia umanità’ a causa della bruttezza che mi circonda…
Amo gli animali e questi gattini mi mancheranno quando lascerò quest’isola.

Mohammad/30anni/Siria

Redazione

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