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Decreto Salvini e disposizioni in materia di acquisizione della cittadinanza

Un commento di Marco Baccilieri sulle modifiche peggiorative per l'ottenimento della cittadinanza italiana

Il decreto Salvini su sicurezza e immigrazione (Decreto-Legge 4 ottobre 2018, n. 113) è entrato in vigore il 5 ottobre. Nell’indifferenza generale il decreto è passato con tanto di firma del presidente Mattarella e ora si attende la conversione in legge.

Tutti i mass media hanno parlato in modo lacunoso della stretta sui richiedenti asilo e dei tanti “bastoni fra le ruote” per poter esercitare il Diritto di richiedere protezione internazionale, in primis con l’abolizione della protezione umanitaria, lo smantellamento del sistema SPRAR ecc.

Tra gli articoli che non sono stati messi in evidenza a dovere, le modifiche introdotte dall’art. 14 all’ottenimento della cittadinanza italiana sono particolarmente gravi: vengono raddoppiati i tempi di attesa per l’ottenimento della cittadinanza e viene aumentato il costo per la richiesta.
Con il comma 1, lett. c) viene modificata la legge 5 febbraio 1992, n. 91: al posto di “due anni”, l’attesa diventa “quarantotto mesi” (il doppio); con il comma 1, lett b.) l’importo del bollettino è passato da 200 a 250 €.

Quindi una piccola modifica per determinare un minimo di 4 anni di attesa per sapere se la propria domanda sia stata accolta o rifiutata!

Naturalmente come si conviene a tutti i peggiori decreti, la norma è retroattiva e viene da chiedersi se questo non sia anticostituzionale.

Oltre a ciò, per fare richiesta di cittadinanza bisogna:
– avere la fedina immacolata;
– avere 10 anni di residenza continuativa (la norma in questo caso non è cambiata);
– avere gli ultimi tre anni di reddito sufficiente per il nucleo familiare, e se il cittadino straniero ha perso il lavoro e per un anno il reddito non è sufficiente, deve ripartire da zero;
– spendere un mucchio di soldi per ottenere la traduzione/legalizzazione dei documenti richiesti dalle ambasciate o consolati italiani nel paese di origine.

Il decreto Salvini agisce colpendo anche i figli minori del cittadino straniero che richiede la cittadinanza: infatti, se uno dei genitori riesce ad ottenere la cittadinanza, i figli minori residenti presenti nello stato di famiglia la ottengono di diritto; è probabile che questo sia uno dei motivi per cui i tempi siano raddoppiati.

Facciamo un esempio molto semplice: un figlio di 14/15 anni il cui genitore richiede la cittadinanza probabilmente avrà superato i 18 anni quando il genitore la otterrà. Così anche lui si troverà nella situazione di fare la richiesta senza poter usufruire dell’automatismo. E anche lui dovrà spendere un mucchio di soldi e aspettare, se tutto procede senza intoppi, altri 4 anni.

L’annosa questione della cittadinanza ci riporta perciò alla mancata approvazione della legge sullo ius soli. Segnalerei al presidente Mattarella che non era vietato fare un piccolo accenno allo ius soli visto che con questo decreto il ministro dell’interno ha voluto trattare il tema della cittadinanza.
Ancora oggi un bimbo o una bimba, nato in Italia da genitori stranieri, nonostante frequenti tutte le scuole dell’obbligo e abbia la residenza continuativa in Italia, deve avere il famigerato “permesso di soggiorno” e arrivare ai 18 anni NON ancora riconosciuto come italiano, e se vuole esserlo deve comunque pagare una tassa da 250 € !

Temo, è l’amara conclusione, che si stia facendo crescere nelle giovani generazioni rancore e odio verso l’Italia per le troppe ingiustizie e angherie subite dai loro genitori da sempre in “regola” con il permesso.