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Mediterranea in visita all’hotspot di Lampedusa. La denuncia: “Ancora trattenimento per i minori e diritto alla protezione non garantito”

Nelle 36 ore trascorse a Lampedusa, prima di ripartire con la nuova missione di monitoraggio, Mediterranea ha incontrato associazioni e persone attive sull’isola, come il medico Pietro Bartolo, la ex sindaca Giusi Nicolini e i volontari del ProgettoMediterranean Hope, confrontandosi sulla situazione degli arrivi e dell’accoglienza delle persone migranti sull’isola.

«Nel tardo pomeriggio di domenica 4 novembre – scrive Mediterranea – una delegazione composta dall’Avvocata Giulia Crescini e dal deputato Erasmo Palazzotto, entrambi membri dell’equipaggio in mare, ha visitato l’hotspot di Contrada Imbriacola.

Il centro continua a presentare forti criticità strutturali con condizioni non adeguate a una dignitosa accoglienza, a partire dalla situazione dei servizi igienici.

Attualmente la struttura, a fronte di una capienza dichiarata di 96 posti, ospita 27 persone di cui due nuclei familiari con due bambine piccole e due minori non accompagnati. Tutte queste persone si trovano lì da almeno due settimane: un tempo di permanenza inaccettabile, considerato che, concluse subito dopo lo sbarco le operazioni di identificazione e fotosegnalamento, avrebbero dovuto essere immediatamente trasferite in strutture di accoglienza sulla terraferma.
La Legge 47/2017, inoltre, prevede che i minori migranti soli vengano ospitati “per le esigenze di soccorso e protezione immediata” in strutture di prima accoglienza “loro destinate”, e quindi specifiche, diverse dagli hotspot in cui si trovano anche adulti “in modo da assicurare un’accoglienza adeguata alla minore età, nel rispetto dei diritti fondamentali del minore”.

Resta inoltre problematico l’accesso alla richiesta di protezione internazionale: chi manifesta la volontà di richiedere protezione infatti non ottiene alcuna ricevuta dell’attivazione della procedura, né copia del foglio notizie dove viene annotata la manifestazione. Tutte le procedure vengono infatti effettuate dopo il trasferimento sulla terraferma. Si determina così, a causa del prolungato trattenimento, una grande incertezza rispetto allo status giuridico delle persone, esponendole al rischio di vedere ulteriormente limitati i loro diritti.

Va infine segnalato che il nuovo gestore, nonostante le criticità riportate, ha introdotto buone prassi per cercare di migliorare le condizioni di permanenza all’interno del centro, fermo restando che gli hotspot non sono luoghi idonei alla tutela di persone già traumatizzate da un viaggio terribile, specialmente se minorenni o famiglie.

Questa visita è parte integrante della missione di Mediterranea, che dal mare alla terra pone la dignità della vita umana come valore supremo, mai negoziabile e sempre prioritario».

L’equipaggio è ripartito lunedì 5 novembre per pattugliare il Mediterraneo centrale dove ogni giorno perdono la vita donne, uomini e bambini: Mediterranea conclude ricordando «che siamo dove non vorremmo essere, perché nessuno dovrebbe mai diventare un naufrago da salvare dopo avere attraversato l’inferno libico, e l’unico modo per evitarlo è aprile canali di ingresso legali, sicuri e regolamentati».