Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

Guinea – Il richiedente ha diritto alla protezione internazionale se tornando nel suo paese di origine rischia la detenzione e se le condizioni del carcere sono disumane

Tribunale di Venezia, ordinanza del 3 ottobre 2018

Foto di Medici Senza Frontiere - Rapporto 2008 sulle condizioni delle carceri i in Guinea

La Sezione Specializzata del Tribunale di Venezia riconosce la protezione sussidiaria ad un richiedente asilo della Guinea ribadendo quanto affermato anche di recente dalla Corte di Cassazione: lo straniero ha diritto alla protezione internazionale se tornando nel suo paese di origine rischia la detenzione e se le condizioni del carcere sono disumane.

Il Tribunale dopo aver passato in rassegna le aberranti condizioni a cui sono sottoposti i detenuti in Guinea citando un rapporto del dipartimento di Stato statunitense (reperibile sul sito di Refworld) riconosce la protezione richiesta allo straniero.

Nelle carceri della Guinea, scrive il Giudice, donne uomini e minori sono mescolati. Il sistema carcerario spesso non è in grado di rintracciare i detenuti in attesa di giudizio (le autorità hanno ad esempio tenuto per quattro anni una donna, che al momento dell’arresto era incinta, ed il bimbo in carcere senza un processo). Nelle sovraffollate carceri guineane si assiste a detenuti che muoiono a causa della malnutrizione o per la mancanza di medicine. Il cibo e le cure mediche vengono portate ai detenuti più fortunati dai loro parenti che corrompendo le guardie carcerarie riescono (e non sempre) a fare avere ai loro cari generi alimentari e medicine. In stanze di 50 metri quadri con al centro un bagno e una doccia aperti vengono stipate, fianco a fianco circa 50 persone alcune delle quali malate a causa delle malattie infettive che si propagano in tali luoghi in primis la tubercolosi. Insomma un vero e proprio inferno nel quale si rischia di finire anche a causa della corruzione ed inefficienza del sistema giudiziario.

– Scarica l’ordinanza
Tribunale di Venezia, ordinanza del 3 ottobre 2018