Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

Piloti Volontari: «Nell’indifferenza più totale» (II parte)

Charly Célinain, le courrier de l'Atlas - 5 novembre 2018

Questi cittadini si occupano del monitoraggio aereo del Mediterraneo, permettendo di localizzare e soccorrere le imbarcazioni di migranti in difficoltà.

José Benavente Fuentes e Benoît Micolon, i due piloti dell’associazione Pilotes Volontaires, sono dei cittadini che hanno deciso di agire. Hanno solo dovuto integrarsi in un’organizzazione già ben definita. I Pilotes Volontaires devono adattarsi, tra le navi di salvataggio delle ONG ed il MRCC (Maritime Rescue Coordination Center) di Roma. Benoît Micolon racconta.

Come funziona la relazione con il MRCC di Roma?
Fino a metà estate, il nostro interlocutore di riferimento era il MRCC di Roma e le operazioni di salvataggio erano “relativamente” ben organizzate e professionali, nonostante i mezzi insufficienti rispetto alla situazione in mare.

La tendenza a passare la mano ai libici per i salvataggi in mare è una buona cosa? Sta cambiando le vostre condizioni “lavorative”?
Da qualche settimana, il MRCC di Roma si è esonerato dalla responsabilità di organizzare le operazioni di soccorso in quel settore del Mediterraneo, che quindi si trova attualmente sotto responsabilità del JRCC libico.
(I libici) non sono purtroppo in grado di gestire l’organizzazione dei soccorsi in mare e, anche se ne avessero i mezzi, il loro Paese non offrirebbe porti sicuri per i naufragi superstiti. Tutti conoscono la situazione in Libia e sanno che sta vivendo una grave crisi. Basta visitare i siti ufficiali dei governi degli Stati membri dell’Unione Europea – ma non solo – per rendersi conto che tutti sconsigliano fortemente ai loro concittadini di recarsi in Libia. Non dimentichiamoci che le prime vittime di questa situazione di caos sono le popolazioni libiche stesse ed ovviamente le persone esiliate che transitano e che si trovano intrappolate in questo Paese.

I contatti con i libici sono difficili. Rispondono raramente alle nostre chiamate e non parlano sempre inglese. La loro esperienza ed i loro mezzi sono molto limitati ed a volte le operazioni di soccorso durano delle ore. Nel frattempo delle persone muoiono affogate, nell’indifferenza più totale.

Inoltre, (i libici) costringono spesso le navi che portano soccorso alle persone in difficoltà ad infrangere il diritto internazionale marittimo, obbligandole a sbarcare dei superstiti in dei porti che non sono sicuri, cosa che è illegale…
Mi fa stare male sapere che le persone salvate rischiano di ritornare nell’inferno libico. Mi dico che è sempre meglio che morire, ma non è comunque accettabile. Questa situazione deve cambiare. Non potremo dire ai nostri figli ed ai nostri nipoti che non sapevamo!

Qual è il budget delle missioni sul Mediterraneo? Avete altre fonti di finanziamento, a parte le donazioni?
Una giornata in missione costa tra i 1000 e i 1500 euro, che comprendono tra le altre cose il carburante ed i costi di manutenzione dell’aereo e la logistica necessaria allo svolgimento delle missioni di salvataggio.
La nostra associazione funziona essenzialmente grazie alle donazioni di privati. Facciamo dunque appello alla generosità dei cittadini che vogliono aiutarci a mantenere questi voli facendo una donazione, detraibile dalle tasse, sul nostro sito www.pilotes-volontaires.org.

Quali sono i vostri prossimi obiettivi per il proseguimento delle missioni sopra al Mediterraneo?
Finché ci saranno delle persone che perdono la vita in mare in quella zona, vogliamo continuare i voli di ricognizione affinché queste persone possano essere soccorse più rapidamente possibile e nel rigoroso rispetto del diritto internazionale marittimo.
Il nostro obiettivo è quindi di assicurare una presenza quotidiana anche durante l’inverno. Ma ciò sarà possibile solo se otterremo i finanziamenti necessari. Vorremmo anche avere un aereo più efficiente e soprattutto più sicuro per il nostro equipaggio, poiché volare sull’acqua per più di 8 ore a bordo di un piccolo aereo monomotore presenta dei rischi. E forse anche dotarlo di telecamere termiche per aumentare la possibilità di localizzare le persone in difficoltà. Tutto questo ha ovviamente un costo, ma si tratta di una spesa sulla quale non possiamo fare economie. Continuare a voltare la testa dall’altra parte e fare finta di niente non fermerà le partenze e, di conseguenza, non impedirà le morti in mare. Ciò non è accettabile. Si tratta di un abominio di cui un giorno dovremo rendere conto.