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Design Collisions, mostra negata a due autori

A Treviso la Prefettura non concede la trasferta milanese a due ragazzi dell'Opificio Talking Hands

Una delle opere che costituiranno l'istallazione di Talking Hands alla mostra "Design Collisions"

La Prefettura di Treviso ha negato a due ragazzi che partecipano alle attività dell’opificio “Talking Hands – Con le mani mi racconto“, che coinvolge diversi rifugiati e richiedenti asilo, di prendere parte al vernissage e ai tour guidati della mostra “Design Collisions” (dove hanno il ruolo di illustrare ai visitatori i progetti). Design Collisions è un evento del Fuorisalone 2019 che si svolgerà a Milano a partire dal prossimo venerdì 5 aprile presso la Cascina Cuccagna e fino al 14 aprile e che li vede tra gli autori di una delle opere in mostra.

La collezione di sedute in ferro e stoffa realizzate da Talking Hands
La collezione di sedute in ferro e stoffa realizzate da Talking Hands

L’associazione che ha organizzato l’evento ha invitato i due autori a prendere parte alle attività previste nelle giornate d’inaugurazione. In particolare: al tour guidato con la stampa (5 aprile h 13:30-16) al tour guidato per gli invitati al vernissage (5 aprile h 19) e al tour guidato per famiglie il 7 aprile h 11:15. L’invito, regolarmente recapitato alla cooperativa che gestisce il Centro di Accoglienza, come da prassi è stato trasmesso ai dirigenti dell’Area 4 della Prefettura di Treviso. La richiesta è stata rigettata da parte della Prefettura, senza fornire alcuna motivazione.

Nel mese di gennaio Laura Traldi, curatrice e giornalista di D-Repubblica, ha invitato Talking Hands a prendere parte alla mostra “Design Collisions“, esposizione che ha l’intento di raccontare in che modo il design contribuisca a trasformare il mondo intorno a noi. Attraverso l’attivazione di intelligenze collettive si possono costruire delle strategie sostenibili per affrontare in modo serio le grandi problematiche contemporanee. All’interno della mostra trova spazio anche una sezione che si interroga su temi connessi al fenomeno dei flussi migratori. 
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L’invito è stato accolto con grande entusiasmo da parte di Talking Hands – Con le mani mi racconto, laboratorio permanente di design e innovazione sociale situato all’interno di un’ex area demaniale di Treviso, oggetto in questi anni di un innovativo percorso di progettazione partecipata che ha visto tra i diversi attori coinvolti anche la partecipazione dell’Istituto Universitario di Architettura di Venezia. Oggi il centro ospita diverse esperienze che hanno trovato una “casa” al suo interno tra cui un mercato mensile della rete Genuino Clandestino, un GAS, il centro sociale Django, una libreria indipendente, una palestra popolare, un CEOD per i portatori di handicap e appunto l’opificio Talking Hands, gestito da un gruppo di circa 25 rifugiati e richiedenti asilo.

Dal giorno in cui Laura ci ha coinvolto nella sua mostra”, racconta Fabrizio Urettini, art-director e coordinatore del progetto, “è stato un flusso continuo di idee e ipotesi progettuali che oltre al gruppo di lavoro interno all’atelier ha visto il coinvolgimento di un team di professionisti tra i quali lo Studio Zanellato Bortotto e nell’ottica di una corporate social responsibility improntata al concetto di economia circolare, anche il Lanificio Paoletti, centro attivo nella circolazione e nella sperimentazione di idee ad alto contenuto di ricerca che coniuga industria e alto artigianato tessile”.

La collezione di sedute in ferro e stoffa realizzate da Talking Hands
La collezione di sedute in ferro e stoffa realizzate da Talking Hands

Con grande entusiasmo e partecipazione il gruppo di lavoro si è gettato anima e corpo in questo nuovo e ambizioso progetto che ha il merito di unire all’interno di una filiera produttiva le due principali anime dell’opificio Talking Hands: il gruppo che fa capo all’atelier di sartoria e quello di product design.

La notizia è stata per noi una vera doccia fredda.

La curatrice ha commentato: «La mancata possibilità di avere i due autori dell’opera presenti per i tour guidati darà un pessimo segnale sul nostro paese. In un contesto in cui raccontiamo il ruolo della creatività e del fare insieme per affrontare con serenità le grandi tematiche dell’oggi – tra cui il rapporto tra italiani e popolazioni immigrate – sarà terribile avere un oggetto solitario, senza autore presente a raccontarlo».
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I due partecipanti per i quali è stata inoltrata la richiesta di autorizzazione per la trasferta milanese risiede all’interno del Centro di Accoglienza della ex Caserma Serena da oltre tre anni, ha l’obbligo di rientrare all’interno della struttura alle ore 20.00 tutti i giorni come da regolamento interno al CAS, condizione che non avviene in tutti i Centri d’Accoglienza ma con discrezionalità sulla base delle linee guida impartite dalla prefettura di competenza.

La collezione di sedute in ferro e stoffa realizzate da Talking Hands
La collezione di sedute in ferro e stoffa realizzate da Talking Hands

In questi anni di permanenza nel CAS i due ragazzi non solo non hanno mai avuto dei richiami o hanno trasgredito al regolamento interno della struttura ma non hanno neppure mai beneficiato di nessun permesso speciale di uscita, per quanto questo sia previsto dal regolamento in determinate condizioni e previa richiesta nei tempi utili.

Ci si chiede la ragione di questo accanimento, nei confronti di chi sta dimostrando di aver intrapreso un percorso di inclusione sociale avvalorato dal prendere parte a titolo volontario e con puntualità alle attività di formazione che si svolgono dal 2016, anno in cui è nato il workshop, dove rifugiati e richiedenti asilo sono incoraggiati a raccontare attraverso il design le proprie biografie, i luoghi di provenienza, i viaggi compiuti e i propri sogni.
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Il bagaglio culturale e l’approccio creativo di questi ragazzi hanno influenzato in maniera profonda il nostro lavoro, arricchendo di valore questa esperienza. Ne è nato un progetto speciale e multiforme. Rammarica la scelta di privare gli autori della possibilità di raccontarlo in prima persona durante il Salone del Mobile. Momento essenziale per un progettista è dare voce a ciò che ha creato con le sue stesse mani” dichiara senza mezzi termini lo Studio zanellato Bortotto che ha accompagnato in questi mesi il lavoro dei ragazzi.

Negare la possibilità di essere presenti all’inaugurazione di “Design Collisions”, esposizione che ha come tema quello di mettere in scena progetti realizzati da comunità per la comunità, rischia di avere come effetto quello di screditare questa esperienza a forte contenuto di innovazione sociale agli occhi di chi vi prende parte.