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Guardia Traffici

Un commento sulla Libia del regista Andrea Segre

Fotografia tratta dal film "L'ordine delle cose", un film di Andrea Segre

Cerco di seguire cosa succede in Libia. Non è facile. Alcuni amici libici mi aiutano, facendomi vedere e capire anche fonti non italiane o europee.

Oggi ho ricevuto un video, che ad una prima visione probabilmente non vi dirà nulla, ma che invece racconta tanto e ci può aiutare a riflettere.

Il protagonista del video, il signore sportivo che esce dal SUV bianco in maglietta bianca, è Abdulrahman al-Melladi, meglio noto come Baidja, uno dei capi delle milizie di Al Zawya. Per chi ha visto il mio film L’ordine delle cose​ questo nome, Al Zawya, dovrebbe dire qualcosa.

E’ una zona che ho studiato a lungo per fare il film e Baidja è uno dei personaggi che più mi hanno aiutato a raccontare l’intreccio tra trafficanti, milizie e guardia costiera.

Ufficialmente Baidja è un ufficiale della Guardia Costiera, dichiara di guadagnare 600 dollari al mese e di lottare per salvare i migranti dai trafficanti.
In realtà, lo dice il Consiglio di Sicurezza della Nazioni Unite, è uno dei più potenti trafficanti della città di Al Zawya, punto strategico delle partenze dei barconi verso l’Italia, nonché aree di alti interessi per gli impianti di raffineria che alimentano le pipeline verso l’Italia. Con e contro Baidja sembrano aver trattato a lungo i servizi italiani dal 2017 ad oggi, perché sono i suoi uomini che potevano decidere se far partire o meno i migranti, i suoi uomini ufficialmente della nuova Guardia Costiera, ma in realtà membri della milizia privata di Baidja e di suoi soci che gestisce lo snodo del traffico: insomma la Guardia Costiera libica fermava i migranti e poi li dava ai trafficanti per rivenderli senza alcuna fatica, perché ufficiali della Guardia Costiera e trafficanti erano le stesse persone e Baidja il loro capo.

Nell’estate del 2018 uscirono video e foto che resero però la vita dura a Baidja: mostravano in modo inequivocabile la violenza con cui lui e i suoi uomini trattavano i migranti. Da quel momento Baidja diventa ufficialmente un “ricercato” dal governo di El Serraj, che deve attenersi alla condanna delle Nazioni Unite, di cui è diretta espressione. Baidja scompare. Dovrebbe venir arrestato, invece non si sa nulla di lui.

E poi due giorni fa d’improvviso ricompare, in questo video, in cui porta ufficialmente il suo appoggio a El Serraj contro Haftar. Le milizie di Al Zawya sostengono El Serraj contro Haftar e con loro c’è anche Baidja, un guardiacoste-trafficante ufficialmente condannato dalle Nazioni Unite.

Cosa può fare Baidja per aiutare El Serraj secondo voi? Certamente combattere, ma ancora meglio far partire migranti se necessario, perché la minaccia con cui meglio El Serraj può attrarre attenzione e aiuto da parte dei governi europei, italiano in primis, è sempre la stessa, da anni e anni: i barconi.

Se nulla cambiamo in questa storia questa storia continuerà sempre identica: vi ricordate le minacce di Gheddafi nel 2008-2009 fermate da Maroni/Berlusconi (elezioni europee maggio 2010, con Forza Italia e Lega che stravincono con 45% di voti insieme, come sembra andrà anche questa volta, nove anni dopo)?

E se questo storia continua così continueranno le condizioni disumane per donne e uomini nella mani dei trafficanti stessi.

Se vogliamo provare a cambiare qualcosa bisogna togliere a Baidja e a tutti i miliziani come lui il potere di usare migranti e barche per “attaccarci” e per farlo c’è un’unica strada, permettere ai migranti di non finire nelle loro mani, cioè di poter viaggiare in altro modo.

Oggi in Libia ci sono decine di migliaia di persone bloccate e il loro ruolo di “munizioni-minaccia” contro i governi europei è centrale.

Per troppa parte della politica europea, e non solo per Salvini che ne trae vantaggio, l’unico orizzonte di azione strategica è trattare con persone come Baidja per dargli o togliergli il business del traffico, a seconda che sia utile considerarlo trafficante o guardia coste, ricercato o eroe della difesa di Tripoli. Le vite, i diritti, le scelte (giuste o sbagliate, sia chiaro) dei migranti non sono al centro, perché non si hanno strumenti per dialogare con loro, per evitare che si infilano nelle mani e nei traffici dei signori Baidja, per costruire modi regolari e controllati con cui farli viaggiare.

L’unico scontro da questa parte del Mediterraneo è tra chi è più forte a ridurre gli sbarchi. Null’altro.

E se Baidja può servire a questo, state certi che ritornerà sempre e non sarà mai davvero arrestato.
Come potete stare certi che i suoi uomini, con o senza divisa della Guardia Costiera, continueranno a picchiare, abusare, vendere i corpi della merce di scambio di cui tanto sono preoccupati i politici e i cittadini europei.

Due piccole note per il lettore:
1. Ovviamente c’è molto altro da capire di quanto succede in Libia e non è assolutamente tutto riducibile alla questione migranti. Il mio è solo un parziale contributo.
2. Il video è tratto da un sito vicino ad Haftar. Questo non significa che io sia pro-Haftar sia ben chiaro. Anche Haftar usa gli stessi mezzi e modi e ha relazione con altre milizie pronte a far da doppio gioco come quelle che aiutano El Serraj a gestire la nuova Guardia Costiera.