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Il fenomeno migratorio in Italia: la rappresentazione mediatica di un’emergenza pubblica

Tesi di laurea di Antonella Cremato

Photo credit: Sherwood Foto (Padova città aperta, 17 marzo 2019)

Alma Mater Studiorum – Università di Bologna
Scuola di Scienze Politiche
Sede di Forlì
Corso di Laurea in Scienze Internazionali e Diplomatiche (Classe LM-52)
Tesi di laurea in Le leadership dans la démocratie contemporaine

Il fenomeno migratorio in Italia: la rappresentazione mediatica di un’emergenza
pubblica

Introduzione

L’immigrazione si presenta oggi come uno dei temi principali nell’agenda politica e mediatica italiana. I movimenti internazionali di persone necessitano di un discorso più ampio che comprenda riflessioni sulle strutture demografiche e sulle disuguaglianze tra i diversi continenti, sulle strategie della popolazione migrante e sulle informazioni che sono diffuse dalle nuove tecnologie riguardo le opportunità presenti altrove; emerge che, tuttavia, tali movimenti sono sempre più legati alla dimensione politica di uno Stato (Ambrosini 2005): il numero di persone ammesse sul territorio nazionale dipende dalle regolazione normativa emessa da ciascuna nazione (seppur all’interno di una cornice internazionale e sovranazionale più ampia) e dagli “umori nazionali” del pubblico di uno Stato stesso (Ambrosini 2016; Musarò 2017). Tuttavia, come notato dal rapporto dell’Organizzazione Internazionale delle Migrazioni (OIM) del 2011, il fenomeno migratorio in Italia è oggetto di numerose misperception e cattive interpretazioni dei cambiamenti che i sistemi migratori hanno subito nel corso dell’ultimo decennio.

Questo lavoro si propone di indagare il modo in cui l’immigrazione in Italia è stata raccontata dai media mainstream e dalle semplificazioni che sono state operate nella descrizione di una issue che è ormai fondamentale per comprendere la collocazione nell’agone politico degli attori che partecipano alla competizione elettorale. L’aumento dell’attenzione nei confronti della questione migratoria non genera automaticamente un incremento nel senso di pericolo dei cittadini. Tuttavia, è possibile ipotizzare una relazione tra la cornice in cui il fenomeno è raccontato e l’andamento della percezione di insicurezza tra i cittadini (Associazione Carta di Roma 2018). La normalizzazione di certe cornici interpretative (frames), come si vedrà nell’analisi empirica che si andrà a svolgere, ha contribuito ad ancorare il fenomeno migratorio in Italia a poche e semplici immagini, allo sviluppo di un’emergenza, securitaria o umanitaria, spesso senza considerare le normative ed i cambiamenti geopolitici che hanno contribuito a creare un simile contesto.
In altre parole, l’indagine che si andrà a realizzare cercherà di evidenziare quali retoriche e strategie comunicative, quali riduzioni e polarizzazioni (perlopiù dicotomiche) hanno contribuito alla semplificazione di tale fenomeno migratorio contemporaneo al punto da sganciarlo dal frame di politiche che l’ha determinato.

Nel primo capitolo del presente lavoro, si cercherà di collocare il racconto delle migrazioni in un contesto di politiche e disposizioni normative utili a comprendere le trasformazioni avvenute nella stessa composizione della popolazione migrante alla frontiera e sul territorio italiano. Risulterà importante definire la cornice politica e normativa in cui si colloca una ricezione dell’immigrazione che appare, nelle sue rappresentazioni, più subita che progettata (Colombo 2012; Sciortino 2016), fonte di irregolarità; a quest’ultima si è risposto con un inasprimento dei controlli esterni (i pattugliamenti alle frontiere, le esternalizzazioni dei confini) e dei controlli interni (lotta ai soggiorni irregolari, rimpatri), non necessariamente efficaci.

Il collegamento tra immigrazione e sicurezza pubblica prodotto a partire dal 1990, con l’adesione italiana agli accordi di Schengen, risulterà problematico poiché teso tra la protezione dei confini e la protezione dei diritti fondamentali di persone che si trovano in condizioni sempre più precarie. Tuttavia, a partire dall’omicidio a sfondo razzista del cittadino sudafricano Jerry Essan Masslo del 1990 e, in seguito, dalla discussione intorno alla legge n. 289 del luglio 2002 (cosiddetta “Bossi-Fini”, dal nome degli attori politici che l’hanno promossa), si noterà il consolidamento di un certo tipo di narrazioni, molto ancorate alla cronaca nera ed alle bad news, riprodotte nei mezzi di informazione di massa, come la stampa.

Pertanto, il secondo capitolo del presente lavoro spiegherà, in primo luogo, i concetti fondamentali per comprendere il modo in cui i media mainstream contribuiscono alla costruzione della realtà, attraverso la negoziazione dei significati e delle opinioni (Mazzoleni 2004; Bruno 2015). Difatti, la funzione di gatekeeping, ovvero le modalità di selezione e presentazione dei temi e degli avvenimenti, è alla base dell’elaborazione quotidiana di agenda setting, secondo cui i mezzi di informazione creano un ordine di priorità ai temi cui prestare attenzione. In secondo luogo, si passeranno in rassegna i vari modi in cui si presenta l’immigrazione sui media mainstream, specialmente sulla stampa: nel fare ciò, si terrà conto di una certa tendenza alla drammatizzazione ed alla spettacolarizzazione degli eventi, in linea con i criteri di notiziabilità che regolano la trasformazione degli eventi in notizie (Harcup e O’Neil 2016). L’oscillazione tra dramma e dichiarazione istituzionale, in effetti, porta a problemi di percezione non trascurabili: l’opinione pubblica tende a lasciarsi condizionare dalla cronaca nera, al punto da appannare la ragionevolezza con emozioni negative (Ambrosini 2016).

Si passeranno in rassegna, quindi, gli autori e gli studiosi che hanno già investigato sul tema della rappresentazione mediatica dei migranti e delle minoranze. Le cornici interpretative evidenziate nel corso dei loro studi sono quella securitaria e quella umanitaria, con tutta la serie di attori ed attributi che vengono utilizzati nel racconto delle migrazioni. Tali narrazioni preponderanti, come si vedrà, rispecchiano la trasformazione del fenomeno migratorio stesso (specialmente dopo il 2011 e la crisi umanitaria post Primavere Arabe), fino a fondersi, nella diatriba tra governo ed opposizione, tra chi richiede sicurezza contro un’“invasione” (nel 2008, con il dibattito intorno al cosiddetto “Pacchetto Sicurezza”, si registra un picco di insicurezza percepita nella popolazione), e chi, invece, reclama accoglienza e rispetto dei diritti umani.

Come spiegato dagli autori che si andranno a proporre, come ad esempio Chouliaraki (2017) e Cuttitta (2017), non solo le politiche hanno un valore performativo, formando confini e modellando le strategie delle persone, ma anche i media mainstream hanno una loro valenza performativa. Da un lato, il pubblico include ed esclude nelle proprie conoscenze ciò che i media includono o escludono; l’individuo e la collettività utilizzano le interpretazioni, le scorciatoie del ragionamento (Lalli 2003) proposte dalla stampa.

Dall’altro lato, i frame e gli attributi diffusi dai media appaiono importanti nel riconoscimento degli attori e della loro agency, nonché utili a rafforzare certe immagini stereotipate e semplificate delle minoranze (Chouliaraki 2017).

Nel terzo capitolo sarà svolta un’analisi qualitativa volta a mostrare empiricamente le tendenze e le modalità con cui si parla di immigrazione, già evidenziate dagli studi precedenti in materia. Con l’aiuto (specialmente metodologico) fornito dai report di associazioni e di studiosi che monitorano il comportamento dei media nei confronti di migranti e minoranze, si procederà con un’indagine su un campione di articoli risalenti a luglio 2008 ed al luglio 2014, pubblicati sui quotidiani italiani con maggior readership: «La Repubblica» e il «Corriere della Sera».

Si cercherà di osservare gli aspetti con cui si parla di immigrazione; di quali tematiche si parla quando si affronta sia l’issue dell’immigrazione in quanto tale, sia quando si parla degli immigrati e delle minoranze etniche sul suolo italiano. Quindi, verranno sottolineate le retoriche utilizzate nei due diversi anni considerati; infine, si evidenzieranno le eventuali differenze tra i due periodi, dato che saranno presi in considerazione due momenti storici diversi, caratterizzati, come si vedrà, da contesti politici e composizione delle migrazioni differenti.

Il capitolo finale del presente lavoro conterrà i risultati dell’analisi qualitativa sul modo in cui viene rappresentato il fenomeno sui due giornali generalisti, provando a confermare una certa normalizzazione di alcuni frame ed alcune tendenze nella descrizione della issue dell’immigrazione.

Questo lavoro si propone un’analisi della copertura mediale e della comunicazione
politica sul fenomeno dell’immigrazione. Con l’aiuto della letteratura precedente, si
metterà in luce una certa oscillazione tra un’attitudine allarmista ed un’attitudine pietista (Boltanski 1999): si vedrà che il funzionamento stesso dei media di massa insieme al posto che occupa la dichiarazione politica su di essi contribuiscono ad una rappresentazione mediale frammentaria, decontestualizzata e basata su una dimensione perlopiù morale di un fenomeno migratorio sempre più strumentalizzato e semplificato.
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