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L’Ungheria nega il cibo ai richiedenti asilo, dicono alcuni gruppi per i diritti umani

Shaun Walker, The Guardian - 26 aprile 2019

Photo credit: Budapest seen

Le autorità ungheresi stanno sistematicamente negando il cibo ai richiedenti asilo respinti che sono detenuti nelle zone di transito al confine dello stato, dicono gli attivisti per i diritti.

La politica, per la quale gli adulti le cui richieste d’asilo sono state respinte si vedono negato il cibo, è stata descritta come “una violazione dei diritti umani senza precedenti nell’Europa del XXI° secolo” da Hungarian Helsinki Committee, un’organizzazione per i diritti umani che lavora per offrire un supporto legale a coloro che si trovano nelle zone di transito.

Potrebbe costituire un “trattamento disumano e perfino tortura” sotto il diritto internazionale dei diritti umani, ha detto l’organizzazione in una dichiarazione rilasciata questa settimana. Quest’anno, sono stati documentati otto casi che hanno coinvolto 13 persone, quando le autorità ungheresi hanno cominciato a fornire il cibo alle persone solo dopo che la Corte europea per i diritti umani era intervenuta. Alcuni sono rimasti senza cibo fino a cinque giorni prima che il regolamento fosse applicato.

Il Primo Ministro ungherese, Viktor Orbán, ha costruito il suo programma politico su un severo approccio alla migrazione, demonizzando rifugiati e migranti. Nel 2015, ha ordinato di costruire una barriera lungo il confine meridionale del paese con la Serbia e, nei suoi discorsi, inveisce regolarmente contro il pericolo costituito dall’immigrazione. È stata imposta, inoltre, una tassa alle ONG che lavorano su questioni relative alla migrazione.

Le autorità ungheresi accettano solamente le richieste di asilo provenienti da una piccola quota di persone a cui è stato concesso di entrare nelle zone di transito al confine, e una decisione del luglio dello scorso anno ha reso ancora più difficile soddisfare le richieste, considerando che chiunque fosse arrivato in Ungheria da un paese sicuro fosse automaticamente “non ammissibile”. La maggior parte delle persone arriva dalla Serbia, che è considerata sicura.

Il portavoce di Orbán, Zoltán Kovács, ha accantonato le critiche mosse alla politica del “rifiuto-di-fornire” cibo dicendo che le autorità hanno fornito “ogni cosa alle persone che hanno il diritto legale di stare nelle zone di transito”, ma ha aggiunto che il cibo non sarebbe stato fornito a coloro che erano stati giudicati come “non ammissibili”. “È come un approccio aziendale. Quando l’affare è concluso, non c’è nulla che possiamo fare”, ha detto.

Kovács ha detto che il governo continuava a concedere l’asilo o il diritto a restare alle persone che giungevano “non solo con una storia ma con una prova reale” che le loro vite fossero in pericolo. Lo scorso anno, le autorità ungheresi hanno accettato 349 richieste fatte attraverso la zona di transito, principalmente da parte di persone provenienti dall’Afghanistan, dall’Iraq e dalla Siria, sebbene non sia chiaro quante di queste fossero giunte prima della decisione di luglio riguardante i paesi sicuri.

Kovács ha detto che quando le richieste di asilo delle persone venivano respinte, le persone erano libere di lasciare la zona di transito e di ritornare in Serbia. “Non c’è alcun pasto gratis per nessuno”, ha detto in un’intervista lo scorso anno.

Tuttavia, l’Ungheria e la Serbia non hanno alcun accordo di riammissione, il che significa che coloro che si trovano nelle zone di transito non possono essere legalmente espulsi.

L’idea è che se riesci ad affamare abbastanza le persone, puoi a forzarle a tornare in Serbia”, ha detto Márta Pardavi, la co-presidente del Comitato di Helsinki ungherese. “Questo comporterebbe che loro entrino in Serbia in una maniera completamente non autorizzata dalle autorità serbe”.

Il partito di Orbán, Fidesz, sta facendo una campagna su una piattaforma anti-immigrazione per le elezioni per il Parlamento europeo del prossimo mese. In questo clima, tutte le discussioni sulle questioni relative alle migrazioni conservano una dimensione politica, con organizzazioni come il Comitato di Helsinki ungherese che vengono denunciate nei media legati al governo.

La deputata indipendente del parlamento ungherese Bernadette Szél ha criticato la detenzione di minori presso le zone di transito al confine quando ha visitato un centro di permanenza all’inizio di questo mese. “Sono rinchiusi tra barriere sormontate da filo spinato. E c’è molta polvere dappertutto… Penso che il governo non ci permetta di fare foto all’interno perché le persone, se vedessero questi bambini, proverebbero pietà per loro”.

Sara Corsaro

Sono laureata in Mediazione linguistica e culturale a Siena e poi in Diritti umani all'Università degli Studi di Padova con una tesi su confini e cittadinanza. Sono una volontaria della scuola di italiano autogestita e gratuita "LiberaLaParola" che svolge le sue attività a Padova. "LiberaLaParola" è un progetto dell'Associazione Open Your Borders.
Per Melting Pot traduco dal francese e scrivo.