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Verso un nuovo paradigma di cittadinanza: il diritto alla salute e la condizione psicofisica dei migranti nella prima accoglienza. Il caso di Fondi

Tesi di Corso di Laurea Magistrale di Arianna Faiola

Università Roma Tre
Dipartimento di Scienze della Formazione Corso di Laurea Magistrale

Management delle Politiche e dei Servizi Sociali LM-87

Verso un nuovo paradigma di cittadinanza: il diritto alla salute dei migranti e la condizione psicofisica nel sistema di prima accoglienza.
Il caso di Fondi

Relatore: Prof.ssa MariaLuisa Sergio

Correlatore: Prof. Mauro Giardiello

Anno accademico 2017/2018

Introduzione

L’obiettivo della presente tesi sperimentale, frutto di un’esperienza professionale nei centri di accoglienza di Fondi (Latina), è quello di restituire una visione autentica dei centri di accoglienza come luoghi destinati ad influenzare le condizioni di vita dei richiedenti asilo, con ripercussioni notevoli sul benessere psico-fisico e sul diritto di salute dei migranti.

La crisi ormai irreversibile del paradigma di cittadinanza in senso nazionale, separativo ed escludente solleva infatti la necessità di una nuova cittadinanza attiva dei diritti, osservata a partire dall’accesso ai servizi sanitari da parte di soggetti migranti che non hanno la titolarità formale della cittadinanza italiana; emerge così un ruolo importante degli attori locali e della rete di comunità nella cura del bene comune-salute e nello sviluppo di empowerment.

Il diritto costituzionale alla salute è inviolabile e deve essere garantito a tutti gli individui, inclusi i richiedenti protezione internazionale, nonostante il maggiore peso economico a carico della Sanità nella Regione Lazio degli enti gestori dell’accoglienza.

La teoria metodologica di riferimento presa in prestito per studiare i migranti nella prima accoglienza è quella dei sociologi Erving Goffman e Abdemalek Sayad; la teoria, calata sulla condizione dei migranti accolti nelle cooperative, si rivela calzante nel descrivere le condizioni istituzionalizzanti di vita dei migranti, ovvero, la capacità totale delle istituzioni sociali di annientare la dignità umana e il valore della vita.

Lo stigma, a cui la società di accoglienza ricorre per additare il migrante, e per le sue precarie condizioni di salute e per la diversità culturale, ostacola l’integrazione sociale nella comunità di arrivo e la capacità di adattamento ai nuovi codici dettati dalla società. Nei centri di accoglienza l’assistente sociale è una figura di rilievo per il recupero delle condizioni di salute nel rispetto delle diversità culturali e individuali; portavoce di bisogni emergenti nel labirinto dell’oppressione strutturale.

Il migrante malato si affida alla capacità professionale del medico nel fronteggiare la malattia, perché confida in lui la restituzione di un’ identità “sana”: il migrante pretende dal medico qualcosa di più della semplice guarigione, ovvero una valutazione oggettiva e tecnico-scientifica complementare ad una valutazione empatico-relazionale.

Alla luce della normativa e delle circolari nazionali e regionali più recenti si è evidenziato quanto i diritti sanciti dalla Costituzione, l’aggiornamento recente dei Livelli Essenziali di Assistenza e il Piano Nazionale Integrazione dell’ex Ministro dell’Interno Minniti risultino inapplicati e ignorati dai Centri di Accoglienza Straordinaria di Fondi; la tutela del nuovo ambiente di vita e dell’alimentazione, necessari per garantire condizioni di vita favorevoli, rappresentano i fattori-causa del proliferare delle patologie dei migranti; gli enti gestori sembrano ignorare la normative vigenti sulle condizioni di salute dei migranti e gli assistenti sociali si ritrovano a fare i conti con principi e codici deontologici.

Nella ricerca condotta nei centri di accoglienza di Fondi è stato studiato il rapporto tra l’ambiente e le condizioni di salute dei migranti con l’obiettivo di confrontare le patologie all’arrivo con quelle sviluppate durante la permanenza nei centri per studiare i fattori socio-ambientali responsabili.

Dal 2016 il Comune di Fondi, che non ha mai aderito allo SPRAR, ha dovuto subire gli arrivi consistenti dei richiedenti asilo ospitati dove gli enti gestori hanno individuato le strutture; la comunità fondana ha fomentato la paura nei confronti dello straniero, dovuta al contagio delle malattie infettive, e la ripugnanza all’integrazione sociale dello straniero sul territorio. Dalla ricerca è emersa l’assenza di malattie organiche dei migranti all’arrivo e la diffusione di un malessere psico-fisico generale, generato dalle pessime condizioni di vita nei centri.

Nel lavoro di ricerca sono state confrontate le pratiche inapplicate nel lavoro organizzativo dei centri con le linee guida di INMP, SIMM e ISS e approvate dal Ministero della Salute.

La ricerca ha seguito un approccio metodologico di tipo qualitativo, si è fatto ricorso allo studio delle cartelle socio-sanitarie dei migranti, prestando attenzione alle storie di vita dei migranti più vulnerabili e ci si è avvalsi di interviste semi-strutturate a testimoni privilegiati, medici, assistenti sociali e psicoterapeuta. I centri di accoglienza in questione, al termine della ricerca presentata, sono stati coinvolti in un’inchiesta giudiziaria che ne ha decretato la chiusura.

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