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Il nuovo governo della Danimarca allenta la linea sui migranti

Di Emma Wallis, InfoMigrants - 8 luglio 2019

Photo: EPA/LISELOTTE SABROE

Il nuovo governo socialdemocratico della Danimarca ha reso meno dura la sua posizione sull’immigrazione dalla fine della campagna elettorale, alla quale sono seguite tre settimane di discussioni con gli altri tre partiti di sinistra che hanno deciso di sostenere questo governo. Quindi, qual è la nuova politica sull’immigrazione del governo?

Mette Frederiksen è il nuovo Primo Ministro danese. A soli 41 anni, è il Primo Ministro più giovane e la seconda leader donna del Paese.
È a capo del partito socialdemocratico in Danimarca, che qui non si traduce immediatamente in politiche di apertura nei confronti dei migranti.
Infatti, il partito della Frederiksen ha spesso sostenuto sulle politiche immigrazioniste il partito di centro destra Venstre, che prima era al governo. I socialdemocratici danesi hanno votato con l’ex Primo Ministro Lars Lokke Rasmussesn a favore del divieto di indossare il burqua o il niqab in pubblico, e anche per la cosiddetta “tassa sui gioielli”, che consente alla polizia di prendere i gioielli ai migranti per sostenere i costi della loro accoglienza.

I socialdemocratici erano anche a favore di una proposta del 2018 che prevedeva che le richieste di asilo venissero esaminate nei centri fuori dall’Europa, per lo più in Nord Africa. Prima delle elezioni, Frederiksen ha proposto un tetto massimo nel numero di migranti “non occidentali” ammessi nel Paese. Dal 2016, la Danimarca si è rifiutata di accettare la quota di 500 migranti all’anno proposta dalle Nazioni Unite nell’ambito dei ricollocamenti.

Un accordo di 18 pagine

Un accordo che potrebbe essere leggermente modificato. Nell’accordo di ben 18 pagine tra il partito della Frederiksen e gli altri tre partiti del cosidetto “blocco di sinistra”, ovvero i “Socialisti Liberali”, i “Rosso-verdi”, e il “Partito popolare socialista” (SF), le politiche sull’immigrazione si sono fatte meno severe. Infatti, per raggiungere l’accordo e quindi per governare, Frederiksen ha dovuto accettare alcune delle politiche meno rigide sull’immigrazione portate avanti dagli altri tre partiti del blocco di sinistra.
Secondo l’edizione danese del quotidiano The Local, Frederiksen ha dichiarato alla fine di giugno che avrebbe continuato con i rimpatri e le protezioni temporanee. Ha spiegato: “Quando sei un rifugiato e arrivi in Danimarca, ti sarà garantita la nostra protezione; ma quando non si è in situazioni di guerra, devi tornare a casa”. Nell’accettare alcune delle politiche pro-migranti degli altri tre partiti, si è impegnata a “migliorare le condizioni delle famiglie dei richiedenti asilo, la cui richiesta non è stata accettata, e tornare a far entrare nel Paese il numero di rifugiati previsti dal sistema delle Nazioni Unite”.
Prima dell’accordo era stato elaborato un piano che prevedeva l’assegnazione di una dimora su un’isola disabitata nel Mar Baltico, a tutti coloro a cui è stato negato l’asilo, prima di essere deportati. Anche questo piano è stato abbandonato.

Alcune buone notizie

Il sito “refugees.dk”, che fornisce informazioni sui rifugiati in Danimarca e che fa parte dell’ONG “Refugees Welcome” (fondata dall’ex graphic designer Michala Clante Bendixen, vincitrice di premi per il suo impegno nei diritti umani), ha riportato la “nuova apertura” nei confronti dei rifugiati in Danimarca con l’insediamento del nuovo governo.
Hanno scritto che “i rifugiati che perdono il permesso di soggiorno per il miglioramento delle condizioni nel loro Paese, non potranno più fermarsi in Danimarca, a meno che non abbiano già un lavoro da almeno due anni”. Questo piccolo cambiamento potrebbe essere significativo per alcuni dei “900 rifugiati somali che hanno perso il loro permesso di soggiorno l’anno scorso, o per alcuni siriani in futuro”.

Un altro vantaggio è che tutti i rifugiati avranno lo stesso diritto di accedere al sistema d’istruzione superiore. Prima, coloro con lo status di protezione temporanea (per lo più siriani) non avevano accesso al sistema d’istruzione. Si trattava di coloro “senza un valido motivo di asilo, che sono scappati per le condizioni generali del loro Paese d’origine”. Questo status, oltre a non consentire l’accesso alla scuola superiore, negava i ricongiungimenti famigliari per i primi tre anni.
Secondo Refugees DK, circa un terzo dei rifugiati in Danimarca aveva questo status nel 2017.

Nessun cambiamento radicale

L’agenzia di stampa AFP ha riportato le parole del Professore di Scienze politiche dell’Università di Copenhagen, Kasper Hansen, affermando che i cambiamenti che sono stati annunciati non modificheranno “l’ingresso generale dei migranti in Danimarca” e che “la legge rimarrà la stessa in materia”.
Il sito ha inoltre affermato che le famiglie dei rifugiati residenti in Danimarca per meno di nove anni, che hanno ricevuto i “bonus d’integrazione”, non avranno una riduzione di questi, nonostante questa misura fosse stata annunciata prima delle elezioni nelle prospettive di bilancio per il 2019. Al contrario, queste famiglie riceveranno “bonus speciali per i bambini, stanziati temporaneamente per le famiglie più povere con bimbi a carico”, nonostante sia stata nominata una nuova commissione per monitorare le condizioni generali di povertà.

Richieste di asilo e paesi di provenenienza nel 2015 e 2018 - Credit: Website Refugees.dk
Richieste di asilo e paesi di provenenienza nel 2015 e 2018 – Credit: Website Refugees.dk

Il nuovo governo quindi accetterà nuovamente la quota di rifugiati proposta dalle Nazioni Unite e sposterà le famiglie con bambini dai campi Sjaelsmark in centri “più dignitosi”.
Dopo un picco nel 2015, ci sono molti meno richiedenti asilo che arrivano in Danimarca. Secondo Bendixen, “solo circa 50 persone a settimana fanno richiesta di asilo adesso; si tratta di un minimo storico”. Nel 2018 sono state registrate 2.600 richieste di asilo, con 1.652 di queste accettate. Un terzo dei richiedenti ha già il permesso di soggiorno. Bendixen continua poi affermando che ci sono solo 14 campi per richiedenti asilo in Danimarca che ospitano un totale di 2.800 persone; alcune di queste aspettano ancora, mentre il 16% ha ricevuto esito negativo ed è in lista per il rimpatrio.
Bendixen ha inoltre parlato dei Paesi di origine dei richiedenti asilo. Dal 2013, il numero di Siriani è sempre stato il più elevato, ma dall’estate del 2016, gli Afghani sono stati di più. Nel 2018, la maggior parte dei richiedenti era di origine eritrea; mentre nel 2019, nuovamente la maggior parte di questi veniva dalla Siria e dall’Eritrea, poi Marocco, Georgia e Somalia a seguire. Nel 2019, solo il 5% dei richiedenti asilo in Danimarca è arrivato come minore non accompagnato.

La linea sull’immigrazione di Frederiksen è solo una parte di un trend generale nei Paesi scandinavi che ha portato all’elezione di partiti di centro sinistra anche in Svezia e Finlandia. Alcuni analisti pensano si tratti di un tentativo dei socialdemocratici di recuperare consensi tra le classi lavoratrici dopo le politiche anti-immigrazione di centro destra. Nonostante questo, stando a quanto riportato dal quotidiano The Guardian, i consensi per i partiti più a sinistra rispetto a quello della Frederiksen sono aumentati; ed è proprio il sostegno da parte di questi partiti del blocco di sinistra che hanno concesso alla Frederiksen di poter formare il nuovo governo.