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La comandante della Sea-Watch Rackete incita al dibattito sui migranti climatici

Di Banjamin Bathke, InfoMigrants - 16 luglio 2019

Climate change is expected to displace a growing number of people in future |COPYRIGHT: Reuters/Srdjan Zivulovic

Dopo che Carola Rackete, comandante della nave di salvataggio tedesca, ha chiesto all’Europa di accogliere le centinaia di migliaia di migranti intrappolati in Libia, ha rivolto un altro appello pubblico affinché non vengano più fatte distinzioni tra i diversi gruppi di migranti, incitando l’avvio di una discussione sui cosiddetti migranti climatici. Analizziamo la complessa questione di tutte quelle persone “che abbandonano il loro Paese a causa di catastrofi naturali e cambiamento climatico”.

In un’intervista con il quotidiano tedesco Bild, la capitana della Sea Watch 3, Carola Rackete, ha ribadito che non dovrebbero esserci più distinzioni tra i diversi gruppi di migranti.
Siamo al punto in cui esiste una migrazione forzata, causata cioè da fattori esterni, come il clima. Non abbiamo più scelta, e non possiamo dire semplicemente di non voler queste persone”, ha affermato.
I commenti di Rackete sui “migranti climatici” arrivano dopo quelli di lunedì sulle sofferenze dei rifugiati africani nei centri di detenzione in Libia. Sempre nell’intervista con Bild, Rackete ha chiesto che l’Europa si occupi di tutti i rifugiati che si trovano attualmente in Libia.
Tutte le persone che ora si trovano in Libia devono assolutamente andare in un Paese sicuro”, ha affermato Rackete nell’intervista. “C’è circa mezzo milione di persone nelle mani dei trafficanti o nei campi profughi in Libia, che dobbiamo salvare. Devono essere aiutati immediatamente per assicurare loro un passaggio sicuro in Europa”. Nel frattempo, Rackete deve ancora affrontare un’udienza in Italia giovedì, per quanto riguarda l’approdo illegale della Sea Watch 3, nave autofinanziata per missioni di salvataggio, a Lampedusa.

Non possiamo accogliere chiunque voglia venire nel nostro Paese

Ci sono stati pareri contrastanti da parte dei politici tedeschi in risposta ai suoi commenti. Ulla Jelpke, portavoce per gli affari interni del partito di sinistra (die Linke), ha scritto su Twitter che “il governo deve fare tutto il possibile per i rifugiati in Libia, affinché questi entrino in Germania”. Nonostante ciò, il Ministro dell’Interno bavarese, Joachim Herrman, del partito conservatore CSU (Unione Cristiano-Sociale) ha accusato Rackete di avere progetti troppo ambiziosi. “Non possiamo solo accogliere prontamente mezzo milione di rifugiati economici o persone che scappano dalla povertà”, ha dichiarato a Bild.
Peter Beuth, Ministro dell’Interno dell’Assia, ha definito le dichiarazioni di Rackete come “irresponsabili”. In un’intervista con lo stesso quotidiano, Beuth ha richiesto più aiuti e forze nella lotta contro i trafficanti di esseri umani, così come dei meccanismi di protezione efficienti ai confini dell’Unione Europea.
Non dobbiamo creare ulteriori incentivi, ma ridurre il numero dei rifugiati”, ha affermato Beuth. “Non possiamo accogliere, né lo faremo, chiunque voglia entrare nel nostro Paese”.

Persone che scappano per catastrofi e cambiamento climatico

Le piogge monsoniche che hanno colpito tre Stati del sud dell’Asia, hanno causato dozzine di vittime e costretto più di un milione di persone a fuggire dalle proprie abitazioni. Questa è una delle prove più recenti che la migrazione dovuta al cambiamento climatico è un fenomeno globale in espansione.
L’UNHCR ha definito le conseguenze del cambiamento climatico come “estremamente serie”, includendo in queste anche i rifugiati e le persone da aiutare. Nel Global Compact sui rifugiati, adottato dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite a dicembre 2018, le NU riconoscono che “la distruzione ambientale e i disastri naturali hanno a che fare sempre di più con gli spostamenti dei rifugiati”.

Migranti climatici, no rifugiati climatici

I migranti climatici, o migranti ambientali, come si sente spesso, non sono legalmente riconosciuti come rifugiati dal diritto internazionale. Fino a oggi, non esiste una definizione univoca accettata a livello mondiale o legalmente riconosciuta di migrante climatico, allo stesso tempo si cerca di non usare il termine “rifugiato climatico”; a volte viene considerato un nome fuorviante anche dalle istituzioni delle Nazioni Unite.

Secondo l’UNHCR, “possono esserci situazioni in cui i criteri per lo status di rifugiato stabiliti dalla Convenzione sui Rifugiati del 1951 o da leggi regionali in materia, potrebbero applicarsi”. Un esempio: quando la carestia causata dalla siccità è legata a un conflitto armato o alla violenza; in questo caso si parla di “nexus dynamics” (dinamica di connessione ndt).
L’UNHCR non ha ancora adottato il termine “rifugiato climatico”; al contrario, si preferisce parlare di “persone dislocate a causa di disastri naturali o cambiamento climatico”.

Il numero dei migranti del clima in arrivo in Europa è in aumento?

ll cambiamento climatico è uno di quei fattori che fanno sì che aumenti l’immigrazione in Europa”, ha affermato Mark Akkerman dell’organizzazione olandese Stop Wapenhandel a DW. “Credo che l’UE debba definitivamente far fronte a questa situazione, anche se non lo ammettono a gran voce ora”.
I ricercatori della Columbia University, nel frattempo, hanno mostrato che esiste una correlazione tra le temperature fuori dalla norma tra il 2000 e 2014 in alcuni dei Paesi da dove arrivano i rifugiati, e l’aumento delle richieste d’asilo.

Climate change will see an increase in asylum applications in the EU | Credit: DW
Climate change will see an increase in asylum applications in the EU | Credit: DW

Dina Ionesco, capo della divisione su Migrazioni, Ambiente e Cambiamento Climatico (MECC) all’OIM (Organizzazione internazionale per le migrazioni), sostiene che gli spostamenti legati al cambiamento climatico siano per lo più interni.
Isolare le cause di natura ambientale è difficile, in particolare, rispetto alle ragioni di natura umanitaria, politica, sociale o economica”, ha scritto recentemente in un post. “A volte può essere un’impresa impossibile e può portare a una lunga e irreale procedura legale”.

Un trend chiaro tra previsioni dure

Nonostante non sia chiara la quantità delle persone costrette a fuggire per il cambiamento climatico, il numero dei “migranti climatici” è destinato a salire, secondo le previsioni.
Secondo le Nazioni Unite, ci sarebbero stati circa 17 milioni di nuovi dislocamenti associati a disastri naturali in ben 148 Paesi e territori nel 2018. Nel frattempo, la siccità ha costretto 764.000 persone a spostarsi in Somalia, Afghanistan e molti altri Paesi.
Un recente report della Banca Mondiale ha stimato che ben 143 milioni di persone nell’Africa subsahariana, sud dell’Asia e America Latina potrebbero essere rilocate all’interno del loro Paese.
Inoltre, centinaia di milioni per persone che vivono vicino agli oceani potrebbero essere sotto la minaccia dell’innalzamento dei livelli delle acque.

Cambiamento climatico: una questione complessa

È necessario sottolineare che mentre alcune persone sono costrette a spostarsi a causa della siccità o delle alluvioni, la portata del cambiamento climatico è ben più complessa.
Il riscaldamento globale può essere definito come una minaccia su più fronti: raccolti carenti, disastri naturali e risorse esaurite, siano esse i terreni fertili o l’acqua, possono intaccare gli equilibri economici e politici, portando a crisi, e alimentando povertà e conflitti.

Carola Rackete rimane indagata

Lunedì, i giornalisti italiani hanno riportato la notizia che i pubblici ministeri intendono richiedere in appello il rilascio di Rackete dai domiciliari. Secondo i media italiani, i magistrati di Agrigento, in Sicilia, vorrebbero portare avanti questa sfida prima di arrivare in Corte di Cassazione, l’ultima corte di appello nel sistema italiano.
Rackete è stata indagata in Italia dopo che ha portato 40 migranti sull’isola di Lampedusa il 29 giugno, ignorando gli ordini di non entrare nelle acque territoriali italiane. Dopo l’approdo, è stata costretta agli arresti domiciliari, ma il 2 luglio, un giudice preliminare ha fermato questa misura; con la delusione del Ministro dell’Interno italiano Matteo Salvini. Rackete però rimane indagata per favoreggiamento all’immigrazione clandestina e per aver ignorato gli ordini dei pubblici ufficiali e della nave militare. Giovedì, affronterà l’udienza a Agrigento *. Il pubblico ministero ha affermato che si può presentare ricorso in appello entro mercoledì. Il portavoce della Sea-Watch, Ruben Neugebauer, ha dichiarato che l’organizzazione crede fermamente che il tribunale decida di portare avanti la richiesta di scarcerazione della loro capitana.

* Rackete è stata interrogata giovedì 18 luglio per quattro ore dal procuratore aggiunto Salvatore Vella e dai sostituti Alessandra Russo e Cecilia Baravelli; rimane indagata per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e la disobbedienza a nave da guerra. Il giorno dopo la donna ha deciso di lasciare l’Italia e tornare in Germania (ndMP.).