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La forza delle gambe

Un aggiornamento sui minori sbarcati a Genova il 2 giugno tratto da Parolesulconfine

A seguito dell’articolo pubblicato la settimana scorsa sui minori sbarcati a Genova il 2 giugno, è arrivato alla redazione di Parolesulconfine un aggiornamento sul “trasferimento” degli stessi minori in altre città italiane, avvenuto proprio a ridosso dell’arrivo del Ministro degli Interni a Genova per l’esplosione dell’ultimo pilone del Ponte Morandi.

Abbiamo deciso di pubblicare questo contributo al fine di mostrare quanto il diritto alla vita, in questo caso alla vita di minori, sia alla mercè di querelles politiche e mediatiche orchestrate da coloro i quali violano essi stessi le leggi che vanno difendendo e istituendo. Botta e risposta, interviste, interrogazioni in Consiglio comunale: tanta confusione e nessuna presa di responsabilità, nessuna volontà di affrontare un problema che si è fatto vasto, al di là del breve spazio della durata delle attenzioni mediatiche e dell’eco delle dichiarazioni ad effetto.

Far salire due minori su un Flixbus per Bologna senza accompagnamento è contro la legge – ma non lo è se nessuno li ha presi in carico come in questo caso. Non prendere in carico dei minori è contro la legge – ma non lo è se una presunta circolare del Viminale – di cui sembra si siano perse le tracce – ne impedisce la presa in carico. Un servizio sociale che non prende in carico dei minori è contro la legge – ma non lo è se il Ministro degli Interni interviene personalmente e crea un’eccezione che poi presto diventerà una norma nel prossimo Decreto Immigrazione e Sicurezza.

A questo punto si possono fare alcune ipotesi su quello che accadrà: domani i minori verranno trasferiti a Bologna o in chissà quale altra città d’Italia, scortati dalla polizia per evitarne una nuova fuga. Verrà aperta un’indagine sulle strutture di accoglienza per i minori così da spostare l’attenzione sul sistema di accoglienza a cui seguirà il solito balletto di chi attacca e chi difende. Verrà realizzato un nuovo regolamento per le strutture che accolgono minori stranieri non accompagnati contente ancora più restrizioni e ancora più dispositivi punitivi.

Queste sono previsioni non così lontane da quanto già abbiamo visto accadere negli anni passati. Nessun cambio di direzione quindi: il programma securitario sta solo erigendo altri piani ad un palazzo che ha visto porre le sue fondamenta nei decenni di neoliberismo e neocoloniasmo appena trascorsi e tutt’ora in corso. Decenni che in alcun modo possono cambiare segno, alla luce di un protagonismo – strumentale e viscido – di chi fino a ieri lavorava di gran lena a questo stesso cantiere.

Ma c’è chi continua a viaggiare in direzione ostinata e contraria, cercando di minare quel palazzo e svelare cosa si cela dietro a quelle pareti di vetro riflettente: a queste persone, pensiamo sia giusto e sempre più necessario dare voce… a chi ha “la forza nelle gambe“.

La forza delle gambe. Resistenze

I minori stranieri non accompagnati trasferiti il 25 giugno in varie città italiane (Salerno, Bologna, Milano) si sono allontanati rapidamente dalle strutture di destinazione. In particolare due minori inseriti presso uno Sprar di Bologna hanno fatto ritorno a Genova il giorno 27 giugno. Sono stati indirizzati alla Questura, dove, a norma di legge e secondo la procedura, sono stati segnalati ai Servizi Sociali e inseriti presso la struttura di prima accoglienza Villa Canepa, perché è questo che succede quando un minore viene identificato sul territorio secondo l’art. 403 del Codice Civile: “Quando il minore è moralmente o materialmente abbandonato o è allevato in locali insalubri o pericolosi, oppure da persone per negligenza, immoralità, ignoranza o per altri motivi incapaci di provvedere all’educazione di lui, la pubblica autorità, a mezzo degli organi di protezione dell’infanzia, lo colloca in luogo sicuro, sino a quando si possa provvedere in modo definitivo alla sua protezione”. La Pubblica Autorità in questione è il Sindaco e l’Assessorato competente all’assistenza dell’infanzia, che, legalmente parlando, termina al compimento del diciottesimo anno di età.

Ma i minori stranieri non accompagnati a Genova di questi tempi sono evidentemente “stranieri” ancorché “minori”, perché all’interrogazione urgente promossa dalla Consigliera del PD Cristina Lodi in data 27 giugno il Sig. Sindaco ha esplicitamente declinato la responsabilità sui minori sbarcati il 2 giugno, demandandola al Ministero dell’Interno. Questa e altre inesattezze espresse dal primo cittadino sono consultabili ai links 01 e 02. In quella sede la Consigliera Lodi chiedeva conto di due argomenti:

1. Perché il Sig. Sindaco in una dichiarazione del 2 giugno ai microfoni di Telenord avesse dichiarato che la città avrebbe garantito accoglienza ai minorenni sbarcati dalla nave Cigala Fulgosi, almeno fino al diciottesimo anno di età e, a distanza di un mese scarso, ne disponesse il trasferimento in altre città;
2. Se nei trasferimenti fosse stato garantito il principio del maggior benessere dei minori.

Alle domande il Sig. Sindaco risponde:
1. Che si dovrebbe avere l’accortezza di riportare fedelmente le sue dichiarazioni. Peccato che l’assicurazione che i minori in questione sarebbero rimasti a Genova è perfettamente udibile dalla bocca dello stesso Sindaco nella citata dichiarazione a Telenord;
2. Che i trasferimenti sono stati preceduti da valutazioni caso per caso. Falso: l’unico intervento lontanamente somigliante ad una valutazione è stata una telefonata da parte del funzionario comunale in cui si chiedeva: “I minori come stanno?”. Stop.

A proposito del principio del maggiore benessere del minore, i due minorenni tornati a Genova recavano con sé alcune immagini scattate e video girati nella struttura Sprar bolognese, che qui alleghiamo, in modo che – molto onestamente – ognuno si possa fare un’idea della cura con cui la nostra amministrazione si occupa delle necessità dei minori a lei affidati dalla legge:

Da questa struttura i minori trasferiti si sono allontanati e due di essi, ingenuamente, hanno pensato che Genova potesse riaccoglierli o, semplicemente, potesse tener fede alla parola data. Ma così non è stato. In data 8 luglio, infatti, su richiesta dell’Assessorato alle Politiche Sociali, la struttura ospitante Villa Canepa è stata informata che i due minorenni avrebbero dovuto essere rimandati a Bologna via bus. Il funzionario di detto Assessorato si è premurato di accompagnarli al bus e si è poi prodotto in un ridicolo inseguimento, quando i due minori si sono dati alla fuga, contando sull’unica forza a loro disposizione: la forza delle gambe. Perché questa Amministrazione non li ha difesi, né li ha assistiti, violando la legge, pur essendo perfettamente a conoscenza delle condizioni di decadenza della struttura bolognese.

Un’ultima amara amenità. In Consiglio Comunale il Sig. Sindaco non ha mancato di lamentare le cosiddette “fughe” dei minori stranieri non accompagnati dalle strutture genovesi, alludendo ad una supposta incapacità delle stesse a svolgere correttamente il lavoro per cui sono pagate. Rendiamo conto al Sig. Sindaco che il lavoro per cui le strutture di accoglienza sono pagate è l’assistenza e l’integrazione e che quando un minore non fa ritorno in comunità, l’evento si definisce “allontanamento”, che poi le FF. OO. stabiliranno se di natura volontaria o meno. Se l’Amministrazione definisce “fuga” ciò che è allontanamento se ne possono trarre le seguenti deduzioni (alcune confortate da esplicite affermazioni dell’Assessora Fassio):

1. Che le strutture di accoglienza per i minori sono limitanti della loro libertà: devono fare contenzione, non integrazione.
2. Che l’Amministrazione non ha la benché minima considerazione della capacità di un minore (16/17 anni) migrante, proveniente da qualche migliaio di chilometri di distanza, reduce da un viaggio pluriennale, di autodeterminare il proprio progetto di vita, che non è scontato coincida con i nostri programmi di accoglienza.

Eppure l’Assessora Fassio sta lavorando affinché i minori stranieri non accompagnati non possano più circolare autonomamente in città e affinché le strutture di accoglienza li privino dei telefoni cellulari durante le ore notturne.

Qual è l’idea di accoglienza, tutela e integrazione che questa città sta sviluppando?

Quante limitazioni alle libertà personali siamo disposti ad accettare?

Ma per finire una nota di speranza, anzi no, di resistenza: perché questi non sono tempi di speranza, bensì di tenere duro, fare piccoli passi in avanti ed essere respinti dalla durezza dei cuori. Durante la vicenda legata allo sbarco dei minori del 2 giugno, alcuni di noi hanno fatto conoscenza con operatori di Save the Children operanti nel campo Roja di Ventimiglia. Da essi hanno appreso che molte volte e per molti mesi Save the Children aveva fatto richiesta di inserimento dei minori del campo presso le strutture sprar/siproimi di Genova, non ricevendo risposta. Finalmente il 5 luglio quattro minori sono stati inseriti in strutture adeguate in città. Piccoli passi, ma a noi bastano per continuare a difendere i diritti garantiti dalla legge e dal senso di umanità.