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Le modifiche radicali al diritto d’asilo

Tesi di Laurea di Carmine Ritacca

Foto di Claudio Colotti - 10 novembre, Roma #indivisibili

Dipartimento di Scienze Politiche

Master di I livello in immigrazione e politiche pubbliche di accoglienza e integrazione

Tesi di laurea in diritto dell’immigrazione

Le modifiche radicali al diritto d’asilo

Relatore: Avv. Roberta Aria

Anno accademico 2017/2018

Introduzione

L’Italia, data la sua posizione geografica al centro del bacino Mediterraneo, è sempre stata interessata da fenomeni migratori. Dall’istituzione della Comunità europea prima e dell’Unione poi, è diventata anche una delle porte d’ingresso meridionali per entrare nell’Unione europea.
La normativa sull’immigrazione è una normativa che difficilmente può essere compartimentata. Non si può sicuramente conglobarla nel solo diritto amministrativo, essendo inerenti alla disciplina tematiche di diritto civile (si pensi ai casi di riconoscimento della reciprocità per godere di alcuni diritti o alle limitazioni nel contrarre matrimonio), di diritto penale (si pensi ai reati legati all’immigrazione), di diritto del lavoro (si pensi alle assunzioni di cittadini immigrati). Inoltre non è una normativa solamente nazionale, sebbene sia una delle tematiche più care agli Stati e dove, con più favore, esercitano la propria sovranità.
Non solo il diritto dell’Unione Europea, sia dai trattati sia derivato, forgia continuamente la materia, ma anche il diritto internazionale pone forti limitazioni all’autonomia degli Stati.
Se, a grandi linee, possiamo suddividere la normativa in tre fasi – entrata, presenza e uscita – scorrendo il Trattato sul funzionamento dell’Unione, come modificato dal Trattato di Lisbona, e l’elenco delle fonti derivate, in primis regolamenti e direttive, risulta chiaro come la disciplina dell’entrata sia, per buona parte, comunitaria per le entrate di breve periodo, per quelle a seguito di ricongiungimento familiare e per quelle particolari.
Anche se la presenza rimane uno spazio riservato all’autonomia nazionale, sempre più l’Europa interviene nel definire permessi di tipo UE.
Infine anche per quanto riguarda le decisioni di rimpatrio, l’Unione ha riscritto pesantemente la normativa negli ultimi cinque anni. In tale contesto, proprio per l’importanza della politica dell’immigrazione per ovvie motivazioni legate al consenso politico, gli Stati riempiono di proprie previsioni gli spazi residui rendendo poco coordinata la disciplina. Come nel caso degli ultimi decreti emanati dai governi italiani negli ultimi venti anni.

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