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Medioevo dentro

Una riflessione sul caso della minorenne di Bolzano che due mesi fa accusò due migranti di uno stupro

Il 2 maggio una ragazzina denuncia uno stupro lungo le passeggiate di Bolzano e incolpa due migranti. Scatta subito la caccia al nero tra ronde fasciste e costanti richiami al decoro, alla legalità e alla giustizia. Intanto sul web si scatenano, tra insulti e tristi commenti, i peggiori leoni da tastiera. La politica, tutta, trova fin da subito il colpevole tra i migranti, nonostante la vicenda già all’inizio mostrasse alcune opacità. Pochi studenti strumentalizzati dalla destra fascista e da un professore legato a Casa Pound scendono in piazza associando il diritto all’accoglienza alla violenza.

A distanza di due mesi la quindicenne racconta a chi sta indagando di essersi inventata tutto e di aver incolpato due migranti perché “più difficili da trovare”.

Quando iniziò la grande campagna antisemita dei fascisti e dei nazisti, entrambi i regimi usarono ad arte ancestrali stereotipi per accusare gli ebrei di essere usurai, ladri delle ricchezze della “patria”, sciacalli, impostori, perfidi, adulatori e così via. Un mix di accuse che seppero ben riportare nelle vignette dell’epoca o nei volantini che facevano circolare in gran numero: ebrei con il naso aquilino, simbolo di corruzione e mistificazione, goffi, rappresentati in caricature quasi diaboliche ma che con lucidità riprendevano le immagini stereotipate dell’ebreo medievale, cavalcando l’antisemitismo spagnolo contro i marranos, porci, per l’appunto ebrei.

Idem con gli zingari. Gli stereotipi medievali che raccontano di zingari come “ladri di bambini“, magistralmente descritti e raccontati da Leonardo Piasere 1, sono arrivati fino ad oggi insieme ad una criminalizzazione della questua che sarebbe in realtà prerogativa delle tre religioni del Libro (Ebraismo, Islam e Cristianesimo). Oggi gli stessi stereotipi fanno parte di un bagaglio culturale, di una tradizione popolare che ha ampliato nel tempo la diceria e che, ciclicamente, produce fake news a riguardo (magistrali quelle dei bimbi rapiti fuori dal supermercato) dimenticando che i maestri dei rapimenti furono prima i briganti italiani, poi i sardi.

Idem con i neri. Gli stereotipi riguardo gli “africani” (categoria tra l’altro vasta e non ancora ben delineata), tanto quelli degli ebrei o degli zingari, hanno profonde radici che si basano su credenze popolari medievali (basti vedere il caso dei moriscos in Spagna) ma hanno registrato una vera e propria esplosione nel corso dell’ultimo decennio, in concomitanza con la propaganda sull’invasione e il dilagare dei social network.
Emblematico il caso dei presunti stupri multipli compiuti da migranti durante una notte di Capodanno in Germania, episodio che, a distanza di mesi, si è rivelato una bufala ma che aveva scatenato veri e propri pogrom contro i migranti sedimentando nella società (non solo quella tedesca 2) lo stereotipo del nord-africano violentatore.

Il finto stupro di Bolzano, al di là dell’infinita tristezza dell’episodio, non può essere derubricato come una “ragazzata” della contemporaneità, lavandosi così la coscienza dopo mesi di ronde e raid securitari; va bensì inserito nella narrazione di stereotipi che nel corso dei secoli si sono incuneati nel nostro agire attraverso una visione neocoloniale e sessista che oggi spaventa. “La nostra donna da difendere dall’africano” è la conseguenza delle nefandezze che abbiamo compiuto in Africa e che mai siamo riusciti a rielaborare.

Siamo molto bravi invece a richiamare la paura attraverso suggestioni, convenzioni e modelli di un tempo oramai passato. Ecco allora che in un paesino dell’Alto Adige, qualche settimana fa, spunta un cartellone che ritrae un lupo con denti aguzzi e fauci spalancate (quella del lupo come animale delle tenebre e pericoloso è, guarda caso, una costruzione tutta medievale) con a fianco un’immagine che rappresenta un uomo nero dietro una ragazza bianca che si tappa il naso con il messaggio “Proteggi i tuoi figli”.

Foto tratta da salto.bz
Foto tratta da salto.bz
  1. “L’antiziganismo” e “I Rom d’Europa: una storia moderna”
  2. L’interessante articolo “Il razzismo italiano e i fantasmi del deserto, ovvero: 20 sfondoni di Maurizio Molinari (e una nota su Dacia Maraini)” fornisce una quadro molto lucido:
    https://www.wumingfoundation.com/giap/2016/01/il-razzismo-italiano-e-i-fantasmi-del-deserto-ovvero-20-sfondoni-di-maurizio-molinari-e-una-nota-su-dacia-maraini/

Matteo De Checchi

Insegnante, attivo nella città di Bolzano con Bozen solidale e lo Spazio Autogestito 77. Autore di reportage sui ghetti del sud Italia.
Membro della redazione di Melting Pot Europa.