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Mediterranea salva 54 persone: rimbalzo di responsabilità tra Italia e Malta

Il veliero Alex in stato di necessità forza il blocco e approda a Lampedusa

Foto FB Mediterranea

5 luglio – Il veliero “Alex” di Mediterranea Saving Humans si trova in queste ore bloccato a 12 miglia da Lampedusa e oltre 100 da Malta. Pur accettando che i 54 naufraghi salvati ieri siano trasferiti a Malta è ancora in attesa di una nave maltese o italiana per compiere il trasbordo. L’equipaggio di Mediterranea si sente beffato, e contrariamente a quello che era stato riferito Malta non sta intervenendo. L’imbarcazione a vela non è la mare Ionio – ancora sotto sequestro probatorio – e non è attrezzata per avere a bordo 65 persone. L’acqua scarseggia e la linea di galleggiamento è molto bassa, impensabile fare una traversata di così tante miglia senza mettere a rischio le persone. Occorre fare pressione perché sia garantito il trasferimento in sicurezza verso La Valletta o l’entrata nel porto di Lampedusa. Nel mentre scriviamo, dopo la visita sulla Alex dei medici SMOM, è in corso l’evacuazione a bordo di una motovedetta della Guardia costiera italiana delle prime 13 persone considerate più vulnerabili (bambini, donne) e delle loro intere famiglie.

L’accordo con Malta, si legge su Repubblica, prevederebbe (usiamo il condizionale) che il governo maltese accolga i 54 migranti della Alex, e in cambio «l’Italia prenderà 55 migranti da Malta (…) questo accordo non pregiudica la situazione in cui questa operazione ha avuto luogo e in cui Malta non ha alcuna responsabilità legale, ma fa parte di un’iniziativa che promuove uno spirito europeo di cooperazione e buona volontà tra Malta e l’Italia». Una cooperazione, con tutta evidenza, finta e che non si sta preoccupando realmente della sorte delle persone tratte in salvo.

Oscar Camps, fondatore della ong Open Arms, spiega che la sua imbarcazione si era offerta di prendere in carico i migranti e di portarli a Malta, ma il governo maltese ha rifiutato la proposta per motivi politici. E la Spagna del socialista Sanchez tace.

Alex interviene prima della cd. guardia costiera libica

L’intervento di salvataggio di Mediterranea è avvenuto ieri pomeriggio, poco prima la missione di monitoraggio aveva avvistato un altro gommone affondato non segnalato dalle autorità e senza alcuna traccia di sopravvissuti.

Dopo l’avvistamento in zona SAR libica del gommone carico di uomini, donne e bambini piccoli, il Centro di coordinamento del soccorso marittimo di Roma (Mrcc) ha ordinato all’equipaggio di non intervenire e di lasciare la zona in attesa dell’intervento della motovedetta libica. Assurdo che anche questa volta la Capitaneria di Porto abbia sostenuto che Tripoli sia un porto sicuro. Nonostante la guerra civile, gli appelli, le testimonianze, le proteste, i rapporti dell’ONU, il caso Sea Watch, l’autorità costiera appare sempre più soggiogata dal governo.

Non si è nemmeno fatta attendere la scontata risposta di Salvini che ha dapprima riproposto la litania di Libia e Tunisia come porti sicuri e successivamente ha emesso un decreto congiunto con i Ministri di Difesa e Trasporti per vietare l’ingresso nelle acque territoriali italiane. Evidentemente il governo, tra un tweet e un pranzo, non è ancora stato in grado di leggere l’ordinanza della GIP di Agrigento.

Al di là di tutta la propaganda filosalviniana che in queste ore circolerà sui social network, nei media mainstream e nelle dichiarazioni dell’establishment politico, la “battaglia” nel Mediterraneo si è quanto mai riaperta grazie al coraggio di disobbedire verso decreti e direttive ingiuste.
Nessuno in questo momento può tirarsi indietro, ognuno nel suo ruolo può e deve fare la sua parte sia per sostenere chi agisce nel Mediterraneo e sia per contrastare via terra l’applicazione del decreto sicurezza bis.

Redazione

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