Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza
/

Sos Mediterranee e MSF tornano in mare con la Ocean Viking, mentre la situazione in Libia peggiora e l’Europa resta indifferente

Sos Mediterranee e Medici Senza Frontiere (MSF) dal 18 luglio sono tornati in mare per condurre attività di ricerca e soccorso con una nuova nave, la Ocean Viking. La nuova imbarcazione partirà per il Mediterraneo centrale intorno alla fine del mese.
Il ritorno in mare avviene dopo due anni dall’inizio di una sostenuta campagna dei governi europei per bloccare ogni tipo di azione umanitaria nel Mediterraneo e dopo la normalizzazione di politiche punitive che continuano a causare morti in mare e terribili sofferenze in una Libia devastata dal conflitto.
Dopo il blocco delle imbarcazioni della Sea Watch e di Mediterranea Saving Humans è rimasta ad operare in un tratto di mare che resta la rotta migratoria più pericolosa al mondo solamente la Sea Eye, ripartita quest’oggi da Malta.

Msf condanna l’inazione criminale dei governi europei

“I governi europei vogliono far credere che la morte di centinaia di persone in mare e la sofferenza di migliaia di rifugiati e migranti intrappolati in Libia siano un prezzo accettabile per le politiche di controllo della migrazione”, dichiara Sam Turner, capo missione di MSF per le attività di ricerca e soccorso e la Libia. “La cruda realtà è che mentre sbandierano la fine della cosiddetta crisi migratoria in Europa, fanno consapevolmente finta di non vedere la crisi umanitaria che queste politiche perpetuano in mare e in Libia. Queste morti e sofferenze sono evitabili e finché continueranno, non possiamo restare a guardare”.

Quest’anno almeno 426 uomini, donne e bambini hanno già perso la vita durante la traversata, 82 dei quali in un naufragio appena due settimane fa.

Nei primi sei mesi del 2019, il rischio di annegare è più che raddoppiato rispetto allo stesso periodo del 2018, solo considerando le morti note.

Come se non bastasse, le navi commerciali si trovano in una posizione insostenibile, prese tra l’obbligo di soccorrere imbarcazioni in difficoltà e il rischio di rimanere bloccate in mare per settimane per la chiusura dei porti italiani e l’incapacità degli Stati europei di concordare un meccanismo per gli sbarchi.

Il conflitto che da oltre tre mesi infuria in Libia nell’area di Tripoli ha costretto oltre 100.000 persone a lasciare le proprie case e ha trasformato i centri di detenzione arbitraria per rifugiati e migranti in trappole mortali. Totalmente esposte al conflitto, le persone rinchiuse nei centri senza possibilità di fuga temono per la loro vita dopo che diversi attacchi hanno causato circa 60 morti. Le evacuazioni umanitarie sono frammentarie e inadeguate, e il pericoloso viaggio nel Mediterraneo resta una delle uniche vie di fuga possibili. Nel frattempo, i governi europei violano gli obblighi legali e umanitari che loro stessi hanno firmato, offrendo sempre maggiore supporto alla Guardia costiera libica per riportare forzatamente in Libia persone vulnerabili – in alcuni casi proprio nei centri dove le persone vengono uccise a colpi d’arma da fuoco o dai bombardamenti, come testimoniato dai tragici eventi nel centro di Tajoura poco più di due settimane fa.

“Torniamo in mare per salvare vite. E non possiamo restare in silenzio mentre persone vulnerabili subiscono sofferenze evitabili”, dice Claudia Lodesani, presidente di MSF in Italia. “Se i leader europei condannano l’uccisione di migranti e rifugiati vulnerabili in Libia, devono anche garantire la ripresa di operazioni di ricerca e soccorso ufficiali, sbarchi in luoghi sicuri e l’immediata evacuazione e chiusura di tutti i centri di detenzione arbitraria. L’ipocrisia del crescente supporto fornito alle intercettazioni in mare e al ritorno forzato delle persone negli stessi luoghi dove vengono perpetrate le violenze, lascia intendere che quelle condanne sono solo parole vuote di finta compassione”.

Fino a quando i governi europei rifiuteranno di assumersi le loro responsabilità di ricerca e soccorso, e finché le persone continueranno a fuggire dalla Libia, ci sarà bisogno di navi umanitarie nel Mediterraneo. Il lavoro di MSF è guidato da principi umanitari e non possiamo fare a meno di provare a impedire che le persone anneghino in mare e portarle in luoghi sicuri, dove chi necessita di protezione internazionale possa richiedere asilo alle autorità competenti, come previsto dalle leggi internazionali.

“Per un anno, ormai, siamo stati testimoni di un deterioramento nella capacità di risposta dell’Unione Europea di fronte alla tragedia umana che si sta sviluppando nel Mediterraneo” afferma Frédéric Penard, capo delle operazioni di SOS MEDITERRANEE. “L’Operazione Sophia dell’UE ha ritirato i suoi asset navali, gli Stati membri dell’UE hanno continuato le dure campagne di criminalizzazione delle navi di soccorso della società civile e soprattutto, non è stato ancora creato un meccanismo di sbarchi coordinato, sostenibile e condiviso in accordo con la legge marittima”.

La Ocean Viking sarà operativa con un equipaggio di 31 persone, che comprende 13 persone del team di soccorritori di SOS MEDITERRANEE, 9 del team di MSF e 9 dell’equipaggio marittimo. “La Ocean Viking è sembrata da subito la migliore opzione: la nave è stata originariamente concepita come un vascello di soccorso ed era particolarmente adatta ad ospitare gli elementi necessari, installati da SOS MEDITERRANEE ed MSF, per soccorrere al meglio i sopravvissuti a bordo, proteggerli e curarli durante le operazioni in mare”, conclude Frédéric Penard.

Informazioni sulla Ocean Viking

prphoto-1024x683.jpg

– La Ocean Viking è una nave norvegese che batte bandiera norvegese. L’armatore della nave è norvegese.

– È una nave di rifornimento originariamente concepita per effettuare soccorsi in mare, come Nave per la Risposta e il Soccorso di Emergenza (ERRV) – una tipologia di nave che resta in standby in mare pronta a soccorrere il personale delle piattaforme petrolifere e a intervenire in caso di incidenti che coinvolgono un numero elevato di persone.

– È stata costruita nel 1986, è lunga 69 metri e larga 15,5. Ha tutta l’attrezzatura necessaria a svolgere operazioni di ricerca e soccorso, inclusi quattro motoscafi veloci (RHIB) e una clinica con aree per le consultazioni, il triage e il ricovero. La nave può ospitare fino a 200 persone.

– Il team di MSF, responsabile per i bisogni medici e umanitari delle persone soccorse a bordo, è composto da nove persone: staff medico di quattro persone (un medico, due infermieri, un’ostetrica), un logista, un mediatore culturale, un responsabile per gli affari umanitari, un responsabile della comunicazione e un capoprogetto che coordina la squadra.

– Il team di SOS MEDITERRANEE, responsabile per le operazioni di ricerca e soccorso, è composto da dodici persone, sotto la guida del coordinatore SAR. Altre nove persone fanno parte dell’equipaggio della nave e lavorano per l’armatore.