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Muore un uomo nel centro di detenzione di Tapachula in Chiapas. Le associazioni: nel centro gravi violazioni ai diritti umani

Il comunicato stampa che denuncia i trattamenti crudeli, disumani e degradanti

Photo credit: Arturo Contreras Camero

Messico, 07 agosto 2019

– All’alba del 6 agosto, un uomo di nazionalità haitiana è morto nella cella in cui si trovava in isolamento nella Estación Migratoria Siglo XXI di Tapachula, dopo diverse ore che si lamentava e chiedeva assistenza medica.

– La situazione all’interno del centro è drammatica per il trattamento e gli atteggiamenti xenofobi e razzisti che subiscono i detenuti, di cui sono vittime principalmente le persone di origine haitiana.

– Nel centro sono trattenute in condizioni di detenzione prolungata e indefinita numerose persone che hanno bisogno di protezione internazionale.

– C’è un urgente bisogno di cure mediche e psicologiche per molti detenuti, tra cui bambine, bambini e adolescenti.

– Noi, il Grupo Impulsor contra la Detención Migratoria y la Tortura e il Colectivo de Observación y Monitoreo de Derechos Humanos en el Sureste Mexicano, vogliamo denunciare pubblicamente diversi casi di trattamenti crudeli, inumani e degradanti all’interno del centro di detenzione per migranti gestito dall’Istituto Nazionale di Immigrazione a Tapachula, Chiapas.

In base alle testimonianze di diverse persone detenute in questo centro, è stato riportato il decesso nella notte del 6 agosto di un uomo di nazionalità haitiana – identificato con il nome di M.A. – che era in detenzione da più di 20 giorni, 15 dei quali con gravi problemi di salute e sottoposto a regime di isolamento in una cella.

Alcune persone hanno dichiarato di aver sentito delle urla e le grida durante tutta la sera del 5 agosto fino alla mattina del giorno 6.

Nonostante ciò, le guardie hanno mantenuto rinchiusi nella proprie celle sia l’uomo haitiano che il resto degli uomini nel centro senza dare la possibilità a nessuno di assistere l’uomo.

Alle 6 del mattino, come ogni mattina quando le celle vengono aperte dalle guardie, i suoi compagni sono andati a visitarlo, ma hanno trovato soltanto poliziotti e persone in uniforme che scattavano fotografie. I poliziotti hanno chiesto ai compagni di liberare l’area e pochi minuti dopo hanno portato via il corpo senza dare nessuna spiegazione.

I testimoni hanno riferito che la persona deceduta è arrivata in buone condizioni di salute, ma da 15 giorni si lamentava con loro di avere forte mal di testa, dolori al petto, febbre ed era agitato.

L’autorità responsabile del centro non ha mai provveduto a cure mediche adeguate. Soltanto in un’occasione lo ha visitato un medico che, senza fare delle analisi né nessun tipo di colloquio, ha iniettato una sostanza nel braccio dell’uomo senza spiegarle il contenuto.


I testimoni hanno dichiarato in maniera unanime che le guardie “lo hanno lasciato agonizzare durante tutta la notte fino alla sua morte, date le urla che abbiamo sentito durante quasi tutta la notte”.

Inoltre, si registrano diverse testimonianze di persone di origine haitiana che denunciano atteggiamenti razzisti e xenofobi da parte degli agenti responsabili del centro di detenzione.

Alcuni agenti dell’INM hanno chiamato loro “cani”, “pendejos”, e altre parole di disprezzo. Danno ai detenuti alimenti e acqua in cattive condizioni e limitano deliberatamente il loro accesso ai servizi igienici.

Ci sono anche molte persone in gravi condizioni di salute fisica e mentale, compresi bambini e bambine piccole, a cui viene negata un’adeguata assistenza medica. Ci sono casi di febbre, dolori cardiaci, paralisi degli arti, sanguinamento intestinale, problemi respiratori ed epidemici, vomito e disidratazione, tra gli altri, a cui si vanno ad aggiungere problemi psicologici come stress, ansia, depressione e pensieri suicidi.

Inoltre decine di richiedenti asilo si trovano in una situazione di detenzione indefinita e prolungata, senza ricevere nessuna informazione sullo status del proprio caso e senza che siano concesse loro alternative alla detenzione.

Alcuni di loro non sono riuscite nemmeno ad avviare la procedura di richiesta d’asilo né hanno avuto contatto alcuno con la Comisión Mexicana de Ayuda al Refugiado (COMAR).

Oltretutto, nel centro di detenzione ci sono individui che hanno avviato le procedure con la COMAR o che hanno già ottenuto lo status di rifugiati in Messico, ma che continuano ad essere privati della propria libertà senza motivo.

Risulta anche molto grave la situazione di due famiglie haitiane che sono state separate in maniera forzata. In entrambi casi la madre e la figlia sono state rimpatriate mentre il padre è ancora nel centro di detenzione.

Le organizzazioni aderenti alle reti firmatarie di questo comunicato ritengono che la situazione nella Estación Migratoria Siglo XXI sia inaccettabile e insostenibile, e chiediamo in maniera urgente:

– l’avvio di un’indagine, da parte delle autorità competenti e della Comisión Nacional de Derechos Humanos, sulla morte della persona sopra citata, con lo scopo di chiarire i fatti accaduti e determinare le responsabilità.

– Che i responsabili del centro siano puniti per non aver fornito le cure mediche necessarie a garantire la salute e la vita del signore M.A. .

– Che i richiedenti asilo e le persone che hanno bisogno di protezione internazionale siano immediatamente messi in libertà.

– La presenza immediata di personale della COMAR nella Estación Migratoria Siglo XXI, per garantire l’assistenza a quelle persone che ancora non hanno avviato le procedure per la richiesta d’asilo.

– La presenza e l’intervento effettivo della Procuraduría Federal de Protección de Derechos de Niños, niñas y adolescentes all’interno della Estación Migratoria Siglo XXI, alla fine di garantire che i bambini non siano detenuti nelle estaciones migratorias in nessuna circostanza.

– Cure mediche adeguate per le persone con problemi di salute fisica e psicologica, compreso l’accesso ai servizi medici e agli ospedali al di fuori della Estación Migratoria.

– L’attuazione di misure volte alla revoca del rimpatrio della famiglia separata che abbiano come obiettivo la regolarizzazione migratoria di tutto il nucleo familiare. Chiediamo anche la protezione di quelle persone che sono state testimoni dei fatti sopra citati evitando il rimpatrio immediato e che l’INM garantisca la sicurezza e l’integrità fisica di tutte le persone detenute nel centro di Tapachula, specialmente di quelle persone che hanno fornito testimonianza sui fatti denunciati.

In conclusione, e per evitare che si ripetano in futuro gravi violazioni ai diritti umani, il Grupo Impulsor contra la Detención Migratoria y la Tortura e il Colectivo de Observación y Monitoreo de Derechos Humanos en el Sureste Mexicano chiedono lo smantellamento dei centri di detenzione migratoria in Messico e l’adozione di politiche pubbliche che abbiano come obiettivo sradicare pratiche di xenofobia, di repressione dei migranti e dei rifugiati, così come la loro detenzione.

Grupo Impulsor contra la Detención Migratoria y la Tortura American Friends Service Committee – AFSC, Casa del Migrante de Saltillo – CDMS, Centro de Derechos Humanos Fray Matías de Córdova, Colectivo contra la Tortura y la Impunidad – CCTI, FM4 Paso Libre, Grupo de Acción Comunitaria – GAC, Inclusión y Equidad Consultora Latinoamericana, Instituto para la Seguridad y Democracia – INSYDE, Servicio Jesuita a Migrantes – SJM México, Servicio Jesuita a Refugiados – SJR México, Voces Mesoamericanas – Acción con Pueblos Migrantes.

Colectivo de Observación y Monitoreo de Derechos Humanos en el Sureste Mexicano American Friends Service Committee (AFSC) – Oficina Latinoamérica y el Caribe, Centro de Derechos Humanos Digna Ochoa, Centro de Derechos Humanos Fray Matías de Córdova, Centro de Derechos Humanos Tepeyac, Centro de Derechos de las Víctimas de la Violencia Minerva Bello, Formación y Capacitación (FOCA), Iniciativas para el Desarrollo Humano, Junax, Kaltsilaltik, Médicos del Mundo – España y Francia (MdM), Red Jesuita con Migrantes – Centroamérica y Norteamérica, Servicio Jesuita a Refugiados (SJR), Una Mano Amiga en la Lucha contra el SIDA, Voces Mesoamericanas Acción con Pueblos Migrantes.

Naomi Lahud Hirasawa

Mi sono laureata in Scienze Internazionali e Diritti Umani. Ho scritto la tesi sulle Carovane Migranti che hanno attraversato il Messico nel 2018 e 2019 e da allora scrivo approfondimenti sul tema dei flussi migratori in Centro America e Nord America, con particolare attenzione ai rapporti fra i paesi del Triangolo Nord del Centro America e gli Stati Uniti. Dal 2019 lavoro per l’Organizzazione Internazionale del Lavoro.