“Nel merito, risulta in atti (doc. modello “C3”) che parte appellante dichiarava di provenire da Peshawar-Khyber Pakhtunkhwa, e di avere abbandonato il suo Paese perché, avendo lavorato come dipendente civile per l’esercito americano era stato individuato dalle milizie talebane e gravemente minacciato di morte.
Viene affermato che l’appellante, indipendentemente da un vero e proprio vaglio di credibilità, comunque non ha diritto alla protezione internazionale poiché la zona di provenienza non presenta elementi di pericolosità. Orbene, tale affermazione non appare condivisibile dalla Corte e può essere affermato, come già detto in molte decisioni mai mutate, che la zona di provenienza è una delle zone del Pakistan caratterizzate da violenza indiscriminata, tanto da richiedere operazioni militari continue e dall’esito incerto e che si è realizzata quella situazione di minaccia grave all’incolumità individuale che giustifica la protezione sussidiaria, così come risulta dal più recente rapporto EASO-COI”.
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Corte d’Appello di Trieste, sentenza n. 158 del 26 giugno 2019