Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza
/

Respingimenti libici nel Mar Mediterraneo: l’Italia può essere considerata responsabile di una violazione della Convenzione EU dei Diritti dell’Uomo?

Tesi del master in Diritto Europeo e Internazionale presso l'università di Amsterdam di Greta Albertari

Photo credit: Lisa Hoffmann / Sea-Watch

L’8 maggio 2019 è stato presentato un ricorso presso la Corte europea per i diritti nei confronti dell’Italia 1.

Tale ricorso riguarda diciassette cittadini nigeriani che, il 6 novembre 2017, sono stati intercettati e soccorsi nel tentativo di attraversare il Mar Mediterraneo dalla Libia all’Italia. Mentre il respingimento è stato effettuato dalla Guardia costiera libica, l’accusa sostiene che l’Italia possa essere ritenuta responsabile per la violazione, inter alia, del suo obbligo di non respingimento (art. 3 CEDU) alla luce del coinvolgimento delle sue autorità in questo incidente. Le autorità italiane sarebbero state coinvolte tramite varie azioni di coordinamento nei confronti degli altri attori presenti sulla scena.

Il risultato di questo caso rappresenta la possibilità di un drastico mutamento dello status quo delle pratiche di respingimento nel Mar Mediterraneo. Esso potrebbe infatti risultare illuminante sulla legittimità dell’attuale coinvolgimento italiano ed europeo nell’esternalizzazione dei confini e nella pratica di delega del loro controllo.

Il caso del maggio 2018 rappresenta un esempio paradigmatico di una pratica più ampia e sistematica; se si dovesse giungere ad una condanna per l’Italia, essa rappresenterebbe un importante passo nella direzione della dimostrazione che i respingimenti in mare, i cosiddetti ‘pull-backs’, risultano essere contrari alle garanzie basilari dei diritti umani.

Questa tesi analizza i fatti di questo e altri simili incidenti avvenuti nel Mar Mediterraneo nel periodo compreso tra settembre 2017 e marzo 2018. I dati analizzati hanno come fonte principale il report pubblicato dal think tank Forensic Oceanography, dell’Università di Londra, ‘Mare Clausum: Italy and the EU’s undeclared operation to stem migration across the Mediterranean’. 2

L’obiettivo della tesi è quello di trarre possibili conclusioni sulle responsabilità italiane nell’ambito dell’articolo 3 CEDU per il suo coinvolgimento in tali incidenti.

Per rispondere a questa domanda, dopo una descrizione degli eventi considerati (Capitolo 1), vengono identificati e analizzati tre elementi. Essi corrispondono ai passaggi comunemente intrapresi dalla corte EDU quando è chiamata a considerare un caso di non-refoulement sotto l’articolo 3 CEDU.

I primi due passaggi sono presentati nel Capitolo 2 e trattano la possibilità di violazioni dell’articolo 3 e la consapevolezza italiana di tale rischio.

Il Capitolo 3 è interamente dedicato al terzo passaggio di questa analisi, il più complesso: la domanda relativa alla giurisdizione italiana su questi avvenimenti. La domanda centrale quindi diventa se, e fino a che punto, il coinvolgimento italiano nei respingimenti libici sia sufficiente a stabilire giurisdizione extraterritoriale nel significato dell’articolo 1 CEDU, la quale renderebbe possibile attribuire la violazione del principio di non respingimento all’Italia.

Questa tesi conclude che il rischio di tortura, trattamenti inumani o degradanti a cui tutti i migranti riportati in Libia sono soggetti è evidente, rendendo superfluo anche o stesso concetto di rischio. Inoltre, la consapevolezza di questa situazione è talmente ampia e documentata che sarebbe impossibile sostenere il contrario.

Per quanto riguarda la domanda giurisdizionale, questa tesi suggerisce l’utilizzo di un nuovo test composito, basato su una rielaborazione dell’esistente giurisprudenza della corte. Esso si basa in particolare sull’unione di due modelli di giurisdizione extraterritoriale della corte: il modello delle “misure con effetti extraterritoriali” (measures with extraterritorial effects) e quello dell’”autorità e controllo di agenti dello Stato sugli individui” (authority and control of State’s agents over individuals).

Il test che emerge da questa fusione stabilirebbe che l’effetto extraterritoriale delle istruzioni italiane e del coinvolgimento (anche indiretto) di autorità italiane nei respingimenti sarebbe quello di posizionare i migranti intercettati sotto l’autorità e il controllo delle autorità italiane e, pertanto, all’interno della giurisdizione italiana.

Malgrado la tesi concluda sulla possibilità che tale test possa essere estratto dall’esistente giurisprudenza della corte, bisognerà attendere il pronunciamento della stessa per constatare se i tempi siano effettivamente maturi per un giudizio tanto audace.

Leggi la tesi

  1. https://www.glanlaw.org/single-post/2018/05/08/Legal-action-against-Italy-over-its-coordination-of-Libyan-Coast-Guard-pull-backs-resulting-in-migrant-deaths-and-abuse e https://forensic-architecture.org/investigation/seawatch-vs-the-libyan-coastguard
  2. https://content.forensic-architecture.org/wp-content/uploads/2019/05/2018-05-07-FO-Mare-Clausum-full-EN.pdf; Ricostruzione video: https://www.forensic-
    architecture.org/case/sea-watch
    . (Hereinafter: Mare Clausum)